56 paia di scarpe “scendono in piazza”. La protesta delle mamme a Treviglio

Le mamme di Treviglio scendono in piazza: "Un Paese che non ha cuore il futuro de bambini è un Paese morto"

Pubblicato: 12 Marzo 2021 09:09

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sono 56 le scarpe dei bambini apparse giovedì 11 marzo in piazza Setti a Treviglio. Ma non si tratta di un’opera d’arte, né di un’installazione, ma della protesta delle mamme della zona contro la chiusura delle scuole. Mamme, professioniste e donne hanno scelto di riunirsi e di organizzare un flash mob, nel rispetto delle norme di sicurezza anti contagio, con un solo obiettivo, quello di chiedere il ripristino della didattica in presenza.

Le mamme delle scuole materne ed elementari di Treviglio hanno scelto di protestare così, posando 56 scarpe dei loro bambini nella piazza della città, lanciando un messaggio forte e chiaro alla regione Lombardia. Le donne di piazza Setti si sono fatte portavoce di altre mamme, circa 500, tutte unite nell’opporsi alla decisione della regione che ha previsto la sospensione delle lezioni in presenza nell’ambito delle norme anti contagio.

“Un anno fa spiegavamo ai nostri figli cosa stava succedendo – hanno scritto le mamme – Ora riaprire le scuole deve essere la priorità assoluta di questa politica, nell’interesse di questo Paese: non facciamo lo steso errore dell’anno scorso. Un Paese che non ha cuore il futuro de bambini è un Paese morto”.

Perché è vero, il Coronavirus ci ha tolto tanto e ha modificato inevitabilmente gran parte delle abitudini, ma come possiamo spiegare ai bambini questo mancato ritorno alla normalità? Li abbiamo invitati a mettere la speranza in circolo, a resistere e a seguire le regole, ma a distanza di un anno la situazione non sembra normalizzarsi.

Ed è a partire da questo presupposto che arriva la richiesta delle mamme: restituire ai bambini la didattica in presenza e dare e alle famiglie, ridotte allo stremo, degli strumenti adeguati per continuare ad affrontare la pandemia. Ricordiamo che in termini occupazionali, la crisi ha colpito più duramente le donne, che rappresentano il 98% di chi ha perso il lavoro.

Tra dpcm, decreti e ordinanze, tra aperture e chiusure, l’unica cosa che sembra non essere più tornata come prima è proprio la scuola. E al fatto che hai bambini sia stata strappata via la normalità, si aggiunge la gravosa situazione lavorativa dei genitori. Sono molte, infatti, le persone che hanno dovuto lasciare il lavoro per seguire i propri figli, messi in DAD, appunto, e la maggior parte sono donne. “Ecco perché riaprire le scuole deve essere una priorità”, hanno affermato le mamme durante la manifestazione.

Presente al flash mob dell’11 marzo, anche il sindaco Juri Imeri insieme alla presidente della commissione Pari opportunità del Consiglio comunale Valentina Tugnoli e all’assessore alle Politiche sociali Pinuccia Prandina. Imeri ha assicurato che presenterà ufficialmente il messaggio delle organizzatrici alla regione Lombardia: “La chiusura delle scuole – ha dichiarato il sindaco Imeri, come riportato da quotidiani locali – è una scelta che va senz’altro nella direzione della tutela della salute pubblica, ma che ha creato disagi per il tempismo e la modalità adottata. Diamo così voce a un problema che tutti percepiamo, che ha dato il via a tante iniziative, permettendo a questo gruppo di mamme, educatrici e gestori di raccontare qual è il loro disagio, sapendo che probabilmente cambierà poco nell’immediato”.

Fonte: Foto Attualità Cesni srl
La protesta delle mamme a Treviglio (Bg) – Fonte Foto Attualità Cesni srl

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