C’è un messaggio chiaro che risuona tra gli striscioni delle proteste universitarie e nelle voci online che insistono per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. “Tutti gli occhi su Rafah”, in l’inglese “All eyes on Rafah“, è diventato un grido sui social media, specialmente dopo l’ultimo raid dell’Idf che ha causato almeno 45 morti civili e senza colpe in un campo profughi.
Questa frase è diventata una catena virale sui social network, in particolare su Instagram, grazie alla funzione “Tocca a te” che permette di mandare in trend una foto o un post condiviso da altri utenti.
La diffusione virale di “All eyes on Rafah”
“Occhi puntati su Rafah” è un appello a mantenere alta l’attenzione sulla possibile nuova catastrofe umanitaria che un attacco israeliano può causare in un’area dove si sono rifugiati oltre un milione di civili palestinesi inermi, fuggiti da altre zone della Striscia già colpite o distrutte.
Da martedì 28 maggio, la grafica è stata condivisa oltre 37 milioni di volte, secondo i dati forniti da Instagram. Una particolare funzione, chiamata “Tocca a te” e utilizzata per le campagne di mobilitazione o sensibilizzazione, permette di pubblicare la storia sul proprio profilo e di tenere traccia del numero di condivisioni.
La grafica include anche informazioni su chi l’ha condivisa per primo, rimandando al profilo di un fotografo malese, shahv4012, che aveva già creato altre grafiche a sostegno della causa palestinese, ma che prima di martedì aveva poche migliaia di follower.
Diverse personalità influenti hanno amplificato il messaggio. La modella Emily Ratajkowski ha utilizzato la sua piattaforma per condividere un post di Save The Children, evidenziando la situazione critica a Rafah. Anche l’attore Pedro Pascal ha preso posizione, utilizzando i suoi canali social per portare l’attenzione sul conflitto in corso. Un atteggiamento diverso da coloro che invece non si sono ancora espressi sull’argomento.
Questi interventi da parte di figure pubbliche hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione internazionale sulla crisi, dimostrando il potere dei social media nel mobilitare l’opinione pubblica.
Origine dello slogan
Forbes riporta che l’origine dello slogan sembrerebbe risalire a un commento di Rick Peeperkorn, direttore dell’Ufficio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i Territori Palestinesi Occupati. Nel mese di febbraio, Peeperkorn ha detto “All eyes are on Rafah” pochi giorni dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato la creazione di un piano di evacuazione per la città in vista di attacchi pianificati per eliminare quelli che Netanyahu sostiene essere gli ultimi bastioni rimanenti del gruppo militante Hamas.
Il ruolo dei social media nella mobilitazione
L’utilizzo della funzione “Tocca a te” ha permesso a milioni di persone di partecipare attivamente alla campagna di sensibilizzazione. Questo strumento, spesso usato per diffondere messaggi di mobilitazione, ha dimostrato il suo potenziale nel creare una vasta rete di supporto e nell’aumentare la visibilità di cause importanti.
Ci sono oltre 195.000 post con milioni di visualizzazioni per l’hashtag #AllEyesOnRafah su TikTok e l’argomento era di tendenza su Instagram martedì 28 maggio, con quasi 100.000 post. I video più popolari su TikTok provengono dal cantante pop palestinese americano Zach Matari, i cui post con lo slogan hanno accumulato milioni di visualizzazioni questo mese, e da altri creatori pro-palestinesi come Lubna Alhilo, Liz Kuhn e Reema Bassoumi.
La diffusione virale di un messaggio di solidarietà
“All eyes on Rafah” è una frase che ha assunto un ruolo fondamentale nel sensibilizzare l’opinione pubblica globale. Anche il direttore dell’Oms per i territori palestinesi ha recentemente usato questo slogan, cercando di mantenere l’attenzione sull’escalation di violenze e sulla sofferenza dei civili a Rafah.
Questo slogan è stato ripetuto da organizzazioni e gruppi di lobbying come Save the Children, Oxfam, Americans for Justice in Palestine Action, Jewish Voice for Peace e Palestine Solidarity Campaign. È diventato un grido di battaglia nelle proteste di città come Parigi, Londra, Paesi Bassi, New York, Los Angeles e oltre.