Forse, qualcuna di voi avrà sentito parlare della sindrome del bambino imperatore e, forse, qualcun’altra sta cercando di capire quali sono i campanelli d’allarme, le cause e come poterla affrontare, una volta riconosciuta nei propri figli.
Qui l’approfondiremo con l’aiuto di un’esperta, la dottoressa Barbara Bove Angeretti, specializzata, tra le altre cose, in “educazione empatica”.
Indice
Sindrome del Bambino Imperatore: età
Come si può dedurre dal nome e come ci spiega la dottoressa Bove Angeretti, si tratta di una definizione con cui si indica il/la bambino/a che con urla, insulti, aggressioni fisiche o verbali, riesce ad ottenere sempre ciò che vuole. Una fotografia delle famiglie di oggi, potrebbe dire qualche cinico, e di fatto effettivamente di famiglia parliamo: di quelle coppie che, un po’ per stanchezza, un po’ per “incapacità”, non riescono a far rispettare regole e limiti, al proprio figlio/a, che vi si oppone con tutti gli strumenti che ha a disposizione. Insegnare limiti e regole ai bambini non è mai stata impresa facile, ma non tutti i contesti familiari sono afflitti da conflitti accesi da parte dei bambini.
Prima di tutto dobbiamo tenere presente l’età del bambino/a: i bambini molti piccoli, sino ai 2-4 anni non sono in grado di comprendere i confini di quello che a loro è permesso e ciò che non lo è. La dottoressa ci spiega che per poter inquadrare la sindrome del Bambino Imperatore l’età di riferimento è circa 6-12 anni, anche se i prodromi si possono osservare già da 3 anni. Ad ogni modo il fattore età va usato con cautela, come suggerito dall’esperta, perché per poter riconoscere questo fenomeno è importante analizzare prima di tutto il contesto familiare.
Bambino Imperatore: il contesto e le cause
È chiaro che non tutti i bimbi/bimbe che fanno fatica ad accettare le regole stabilite dai genitori, e che siano in età scolare, si possono definire bambini imperatori. Per poter affrontare l’argomento in senso ampio e generale, prendiamo in prestito le parole di Bove Angeretti, che non possono sostituire una consulenza personale e specifica, in grado di affrontare il comportamento del bambino nel contesto familiare in cui si trova.
In linea generale, i bambini imperatori sono bambini che crescono in famiglie molto performanti nelle quali le mamme ed i papà tralasciano il valore della relazione e dell’esplorazione, come anche quello della noia, e spingono i propri figli verso tante attività extra-scolastiche. Questi genitori tendono a non deludere i figli, e credono che la loro felicità sia legata ai risultati e alle attività nelle quali sono impegnati/e.
Secondo la dottoressa si parla di genitori iperprotettivi o permissivi o anche semplicemente disinteressati all’educazione dei propri figli. Coppie che quindi eviterebbero i conflitti con i bambini, con il risultato di accettare ogni loro richiesta e comportamento.
Probabilmente, si tratta anche di genitori che, in buona fede, sono convinti che non dire mai “no” alle richieste dei più piccoli aumenti la loro autostima, in quanto non viene mai messa in discussione la loro volontà. Ma ormai si sa che le basi dell’autostima nei bambini si fondano su principi molto distanti, che più hanno a che fare con l’autonomia, la fiducia percepita e la conoscenza del proprio valore, piuttosto che con lo sprezzo delle regole.
Le strategie da adottare
Per poter prevenire la sindrome del bambino imperatore o per poterla affrontare è importante, per prima cosa, seguire un unico modello educativo, secondo la dottoressa.
In molte famiglie, ci sono mamme e papà che la pensano diversamente sullo stile educativo da applicare, come nonne e nonni che si intromettono apertamente, anche di fronte bambini, sulle decisioni prese dalla coppia. Inoltre, sappiamo come ci siano moltissimi bambini/bambine affidate alle cure di babysitter per dodici ore, che possono avere su di loro un’ulteriore influenza.
In queste situazioni, i bambini rischiano di entrare in confusione su quello che possono e quello che non possono fare, come anche sull’autorevolezza e l’autorità di coloro che vanno ascoltati.
Dopo aver condiviso un unico modello educativo è importante stabilire subito le regole ed i limiti, in modo chiaro e trasparente, affrontando con il dialogo e non con una mera punizione la disobbedienza, in quanto con quest’ultima non solo non riusciremo ad educare, ma soprattutto si innescherà un senso di paura. Dobbiamo crescere bambini che facciano determinate cose non per paura di un castigo ma perché hanno compreso le ragioni alla base della necessità di un certo comportamento.
Il bambino imperatore ed il tempo di qualità
Abbiamo premesso che la sindrome del bambino viziato afferisce ad un determinato contesto familiare non al bambino in sé. In quanto, precisiamo nuovamente, tutti i bambini, chi più chi meno, contestano le regole della famiglia ed i limiti loro imposti.
La dottoressa Barbara Bove Angeretti ci spinge verso un’ulteriore riflessione, quella che riguarda il tempo che si trascorre con i propri figli. In special modo, pone l’accento su quel famoso tempo di qualità, in sostituzione al concetto di “quantità” sempre più eroso dalla vita di oggi, che potrebbe essere uno dei fattori che contribuisce alla sindrome.
I genitori dovrebbero mostrare interesse verso i figli, verso le loro emozioni e le loro passioni, dovrebbero aiutarli e sostenere i loro talenti, dovrebbero essere in constante dialogo con loro, o quanto meno essere aperti ad ascoltarli. Affinché ciò avvenga abbiamo bisogno di tempo. Non possiamo posticipare la nostra presenza e il nostro ascolto nei ritagli di tempo, perché non è detto che le cose accadano quando ci siamo. E, soprattutto, noi genitori sappiamo che quando abbiamo poco tempo da dedicare alla famiglia, siamo più pronte a riempirlo con cose da fare e da vedere, con il risultato che non possiamo essere davvero in ascolto dei bisogni dei piccoli.
Ovviamente, questa osservazione della dottoressa non va presa come una critica verso i genitori ma come uno spunto dal quale ripartire quando ci troviamo di fronte a situazioni di conflitto con i bambini o nelle quali, per evitare di entrare in conflitto, retrocediamo dal nostro ruolo di educatori.
Sindrome del bambino viziato: conclusioni
A questo punto, possiamo tirare le somme sulle caratteristiche di questo comportamento e di quelle del contesto familiare di riferimento, rimandando sempre a consulenze dirette e personali, con i professionisti e le professioniste del settore, per poter riconoscere ed affrontare tale disturbo.
Campanelli d’allarme nel bambino:
- incapacità di accettare i no;
- incapacità a rispettare le regole;
- incapacità nel gestire emozioni negative;
- eccessi di rabbia;
- violenza verbale o fisica.
Caratteristiche del contesto familiare:
- assenza/disinteresse dei genitori;
- genitori iper-protettive;
- presenza di più stili educativi;
- interferenze nell’educazione impartita;
- molte attività che portano i bambini fuori casa.
Cosa fare:
- non sottovalutare il problema (eventualmente consultando esperto/a)
- essere più presenti e mostrare interesse
- dare poche regole ma incisive e trasparenti
- non avere paura di deludere con i “no”
- insegnare a gestire anche le delusioni e le emozioni negative.
In conclusione, dobbiamo sempre pensare che nostro figlio/a non rimarrà per sempre un bambino/a e che dunque se non abbiamo affrontato la sindrome del bambino imperatore a tempo debito, ci ritroveremo un adulto incapace ad accettare un rifiuto, a gestire le proprie emozioni, con la conseguenza che si imporrà sugli altri anche in modo violento. Possiamo immaginare facilmente i rischi ai quali saranno esposti, (per loro stessi e per gli altri) quando questi ex-bambini avranno a che fare con il mondo adulto.