Essere figli unici: ecco come influenza la vita da adulti

In Italia, e non solo, si fanno sempre meno figli e sempre più figli unici, tra sensi di colpa e difficoltà ad allargare la famiglia, avere un solo figlio non è sempre una libera scelta. Ma è davvero determinante avere fratelli o sorelle, da adulti?

Pubblicato: 15 Novembre 2024 14:33

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Crescere come figli unici influenza il proprio percorso di vita, il proprio carattere, condiziona le scelte che si faranno una volta diventati adulti, oppure no? È una delle domande che non poche mamme o papà si fanno, quando hanno messo al mondo un solo bambino/bambina, e non hanno alcuna intenzione o possibilità di averne altri.

È la domanda, intrisa dei nostri tipici sensi di colpa materni, che pulsa nel nostro cuore e nella mente, ogni qualvolta ci venga posta l’annosa questione di essere davvero sicure di non voler allargare la famiglia.

Fare un solo figlio può essere una libera e ponderatissima scelta come una condizione imposta da altri fattori assolutamente indipendenti da noi. Premesso che da un lato ci sono sempre più figli unici e dall’altro non vi è alcun obbligo a mettere al mondo più di un figlio, è lecito domandarsi se questo stato condizioni o meno la vita adulta del bambino.

È questa la domanda alla quale cercheremo di dare una risposta, in questo articolo, ed è giusto subito premettere che la ricetta della famiglia perfetta non esiste, come non esiste la stessa famiglia perfetta, o un numero di membri tali da garantirci la felicità. Per fortuna o per sfortuna, a seconda di come vogliamo vedere la cosa, la vita adulta dipende da migliaia di fattori di cui, forse, aver passato l’infanzia da figlio unico, non ha valenza determinante rispetto agli altri.

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Le attenzioni che ricevono i figli unici

Quanti figli si fanno, oggi, in Italia

L’ultimo report dell’Istat, disponibile al momento in cui si scrive, proclama, come al solito, il Bel Paese  come un luogo senza grandi nascite. Ormai, il calo delle nascite non è un crescendo solo occidentale, il Giappone, ad esempio, è un altro Paese che vede ogni anno un numero di decessi nettamente superiore a quello dei nuovi nati. Si fanno sempre meno figlio e più figli unici, quindi, non solo in Italia o in Occidente, ma certamente, da noi, il problema non viene affrontato se non con slogan dai toni forti, in prossimità delle elezioni. Sebbene possa fare sorridere o riflettere, in Giappone è nato un’applicazione di incontri per single realmente intenzionati a sposarsi e a creare una famiglia con tanto di prole, organizzato non da aziende private, ma dalle stesse istituzioni, tanto si teme che la denatalità non sia più recuperabile.

Tornando all’Istat, la denatalità è proseguita lungo tutto il 2023 ed Il numero medio di figli per donna è arrivato a 1,24. L’età delle donne che hanno il primo figlio è sempre  stabile intorno ai 30-31 anni. Insomma, le certezze, quelle che non ci terremmo ad avere, sono sempre le stesse.

Il problema di fare o non fare figli, spesso buttato in boutade ed in bonus, non è solo una questione di scelte personali, ma di future prospettive sociali. E se la scienza viene incontro a chi ha difficoltà a concepire, ad esempio con la procreazione medicalmente assistita,  dall’altro lato la politica non si smuove dal baratro nel quale siamo caduti da anni, affinché avere o non avere un figlio e quanti cercarne sia davvero una scelta libera dalle catene della precarietà, del mobbing per le mamme, delle condizioni economiche della maggioranza degli italiani e delle italiane.

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Essere figlia unica

Perché scegliere di avere un figlio unico

Nel panorama appena fotografato, la famiglia con un figlio unico è la norma, al contrario di qualche decennio fa. Questo non è un male o un bene, a prescindere, ma è lecito domandarsi il perché di questo fenomeno, nonostante molte risposte possano essere piuttosto intuitive,  ma senza andare a pescare nel facile giudizio sull’egoismo delle nuove generazioni.

Le motivazioni che spingono le coppie ad avere un solo figlio possono avere alla base fattori economici quanto l’età, in primo luogo. Chi vive in contesti ricchi non farà fatica a notare quanto il numero di figli non sia un problema, in questi casi, avere o non avere figli può essere davvero una scelta. E lo è a tal punto che se da un lato non manchino coppie benestanti senza bambini, dall’altro sono numerose anche quelle che hanno messo al mondo serenamente tre o anche quattro o più figli.

Inoltre, la questione dell’età “avanzata” dei genitori, in special modo della mamma, influenza non poco la natalità, in quanto può rendere difficilissimo il concepimento. Anche in questo caso, ad essere avvantaggiati sono coloro che stanno meglio economicamente, pensiamo ad esempio al social freezing, la possibilità offerta dalla scienza per chi, al momento della fertilità, non se la sente o non possa mettere al mondo un figlio, procrastinando la decisione al futuro, anche questo non è alla portata di tutti e di tutte. Per questo possiamo dire che avere un solo figlio potrebbe non essere una scelta.

Poi, certamente esistono tantissimi fattori di altra natura che fanno di un bambino un figlio unico, come una gravidanza/parto particolarmente complicato, stato di salute di un dei partner, l’annosa questione della conciliazione figli-lavoro. Ma anche l’aver avuto un primo figlio particolarmente difficile, ad esempio, con problemi di sonno nei primi anni di vita.

Dopo un elenco lunghissimo di fattori che possono influenzare il numero di figli per famiglia, di cui abbiamo visto solo alcuni frammenti, arriva davvero la scelta. La scelta serena, libera, determinata, di fare un solo figlio. A volte, perché la famiglia ha raggiunto l’equilibro desiderato. A volte, perché è indiscutibile che un solo figlio si traduce nella possibilità di seguirlo meglio.

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Avere un solo figlio

Essere figli unici: lo stereotipo

Senza andare troppo lontano, attingendo dalle nostre storie o dalle esperienze indirette, sappiamo quanti siano gli stereotipi contro i quali i figli unici e le famiglie con un solo figlio, debbano combattere. Un po’ come le coppie, ed in primo luogo le donne senza figli, coloro che hanno messo al mondo un solo figlio, si sentono dire un po’ di tutto.

Ad esempio, al figlio unico si attribuisce maggiore egoismo, come minor capacità diplomatica. Il nesso sarebbe il fatto di non aver dovuto mai condividere una stanza come un gioco. Eppure, chi di noi non conoscere fratelli e sorelle che questo problema comunque non se lo sono dovuto porre.

Del figlio unico si dice, inoltre, che sia più viziato, che abbia meno regole e divieti, a dispetto di un maggior numero di possibilità materiali ma anche sentimentali. Eppure, come abbiamo detto in precedenza, non è raro che il numero dei figli aumenti quando i partner hanno più possibilità economiche. Ad eccezione certamente delle famiglie degli stranieri.

Infine, ma di stereotipi ve ne sarebbero molti altri, il figlio unico è spesso visto come colui che vive in un contesto triste, di solitudine. Eppure ci possono essere figli unici in famiglie piene di cugini e cugine; figli unici con tantissimi amici; coloro che vivono in case perennemente aperte agli altri, al rumore, all’allegria.

Insomma, incastrare la famiglia con un figlio unico in una casella non è possibile. Quando lo facciamo, facciamo un torto ad una scelta e alla verità.

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Le attenzioni che ricevono i figli unici

Essere figli unici come condiziona la vita

Se abbiamo visto che lo stereotipo del figlio unico non funziona, quanto è giusto dare una risposta unica alla domanda se essere figli unici condiziona la vita ( e come lo fa) del bambino una volta diventato adulto? Certamente bisognerebbe prendere in considerazione caso per caso. Ad ogni modo, rispondiamo a questa domanda attraverso i risultati di una ricerca americana, volta ad indagare la condizione del figlio unico, del suo percorso di crescita rispetto a quella del figlio con fratelli o sorelle.

The Only Child Grows Up: A Look at Some Characteristics of Adult Only Children” è il titolo di una ricerca realizzata con l’obiettivo di analizzare vari aspetti della vita dei figli unici, confrontandoli con altri individui di famiglie con più figli.

Per ampliare la conoscenza sui figli unici, cercando di andare oltre gli stereotipi, la ricerca ha esaminato un gruppo di adulti di classe media o medio-alta, che viveva vicino Boston. Si è scoperto che i figli unici avevano livelli di istruzione più elevati, uno stato occupazionale più elevato e un orientamento più laico rispetto a quelli cresciuti in famiglie più numerose e la propensione delle donne ad impegnarsi in una professione è risultata più decisa rispetto a quelle con fratelli o sorelle.

I figli e le figlie uniche, una volta entrati nell’era degli adulti, sono risultati avere livelli educativi e status occupazionale più elevati rispetto ai loro coetanei con fratelli e sorelle. Ma, dal punto di vista di felicità percepita, soddisfazione per la propria vita, non sono risultate differenze evidenti rispetto agli altri.

Potremmo concludere dicendo che, sebbene l’essere figli unici può certamente incidere in termini di attenzione, possibilità, educazione, autostima, elementi che potrebbero influenzare il carattere ed il futuro professionale, dall’altro lato la felicità dell’adulto non è proporzionale al numero dei componenti della famiglia nella quale si è cresciuti.

E questa è la buona notizia sulla quale riflettere, ogni qualvolta qualcuno ci metta sotto pressione su quando faremo un altro figlio.

Fonte bibliografica:

“The Only Child Grows Up: A Look at Some Characteristics of Adult Only Children”

Di D. Polit, R. Nuttall, E. V. Nuttall Family Relations

 

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