5 consigli per educare i propri figli alla finanza

Non è mai troppo presto per insegnare ai figli il valore del denaro o i concetti generali legati al risparmio e all’economia domestica. Ecco alcuni consigli per crescere adulti consapevoli e preparati

Pubblicato: 23 Novembre 2020 11:54

DiLei

Redazione

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L’educazione alla finanza e al valore del denaro è uno dei compiti di ogni genitore. Non è mai troppo presto per imparare a risparmiare e gestire al meglio i propri soldi. Riuscire in questo obiettivo permette ai bambini di diventare adulti giudiziosi e consapevoli.

Ma cosa possono fare di concreto i genitori? È il caso di dare ai figli una paghetta fin da piccoli o è meglio aspettare l’adolescenza? Quali sono i passi per introdurli nell’economia domestica? Gli esperti di settore si sono confrontati spesso su tali tematiche e molti hanno avanzato linee guida finanziarie che possono essere adottate fin dalla più tenera età.

1 – Dare una paghetta fin dai 6 anni

Il primo passo per conoscere il valore del denaro è averlo a disposizione, potere vedere, toccarlo e contarlo giorno dopo giorno.

In questo contesto, dare la famosa “paghetta” è una soluzione utile per insegnare ai propri figli a risparmiare e gestire i propri soldi. Si può dare già dai sei anni, un’età fondamentale in cui il bambino inizia a conoscere numeri e calcoli, grazie all’entrata in prima elementare.

Si può iniziare con 2-3 euro a settimana, quantità necessaria per acquistare un pacco di figurine, un gioco in edicola o un altro piccolo sfizio. Di anno in anno, si può aumentare l’importo: alle medie la somma può essere portata a 7-8 settimanali, da usare per il cinema o una serata con gli amici, per arrivare alle superiori con 15 euro a settimana.

Naturalmente le cifre sono indicative: ogni genitore può e deve decidere, dopo un confronto con il proprio figlio, qual è la somma da erogare settimanalmente e come verrà spesa.

2 – Parlare di economia domestica

È fondamentale parlare con i propri figli dei vari aspetti legati all’economia domestica: quante ore al giorno si lavora e quanto si guadagna da una parte; quanto si spende per fare la spesa, pagare le utenze e concedersi qualche sfizio dall’altra.

Può essere utile guardare insieme le bollette e i relativi importi, eventuali registri e calendari che si tengono a casa per fare i conti, ma anche gli scontrini della spesa.

Inoltre, se si hanno figli piccoli si può trasformare la spesa in un momento divertente e formativo, giocando insieme a valutare qual è il prodotto più conveniente da comprare.

3 – Cercare programmi ad hoc per gli adolescenti

Le iniziative mirate alla responsabilità finanziaria dei ragazzi sono davvero tante e molte di queste si possono trovare in rete. Tra quelle più recenti e di maggiore successo, spicca il progetto “Io Penso Positivo – Educare alla Finanza”, nato nel 2019 per iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economicoe di Unioncamerein  il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

L’obiettivo è promuovere le conoscenze finanziarie tra i giovani che frequentano gli ultimi tre anni delle scuole superiori, in modo innovativo e non convenzionale, grazie a contenuti digitali e moduli formativi in graphic motion.

4 – Creare un account personale sulle varie piattaforme

Viviamo in un mondo digitalizzato, dove anche i più piccoli hanno l’occasione di guardare un prodotto online o usare un servizio di streaming. Le piattaforme permettono ad ogni utente di creare un account e inserire i propri dati bancari per scalare spese e abbonamenti mensili.

Diversi sistemi concedono anche di creare account per minorenni, che permette ai genitori di realizzare un profilo ai propri figli e navigare nell’e-commerce, scoprendo e confrontando i prezzi dei vari prodotti. Naturalmente tutti gli acquisti devono essere prima autorizzati dall’account del genitore.

5 – Dare il buon esempio

Il passo finale, ma forse il più importante, è quello di offrire ai propri figli un buon esempio. Loro, infatti, non imparano solo grazie alle parole ma alle raccomandazioni, ma anche dalle azioni e dai comportamenti dei propri genitori.

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