Tiziano Terzani è stato tra i migliori giornalisti e corrispondenti italiani nonché uno dei massimi scrittori di viaggio del XX secolo. Profondo conoscitore dell’Asia dove ha vissuto moltissimi anni, è stato testimone di importanti eventi storici come la guerra del Vietnam, la tragedia dei profughi indocinesi e l’invasione della Cambogia da parte dei vietnamiti. Appassionato cronista del proprio tempo, entusiasta ricercatore della verità degli avvenimenti, è considerato una delle menti più lucide, progressiste e non violente del ‘900. Nei suoi libri racconta l’esperienza in Oriente descrivendo i Paesi in cui ha vissuto partendo da un itinerario geografico e raccogliendo notizie storiche su popoli e località.
Indice
Le origini di Tiziano Terzani
Tiziano Terzani nasce a Firenze il 14 settembre del 1938 in una famiglia operaia. Il padre è un partigiano comunista prima di gestire una piccola officina meccanica nel capoluogo toscano, la madre lavora come cappellaia in un negozio di sartoria. I genitori lo portano spesso sull’Appennino pistoiese nella valle dell’Orsigna, luogo al quale il futuro giornalista resterà legato per tutta la vita e dove deciderà di passare anche gli ultimi anni.
Il maestro delle medie convince i genitori a mandare Tiziano al ginnasio. Sono gli anni del post Seconda Guerra Mondiale, di soldi ce ne sono pochi. Per potergli comprare a rate un paio di pantaloni lunghi da indossare a scuola, la madre e il padre di Terzani impegnano gli averi al Monte di Pietà. Il ragazzo ricambia diplomandosi con voti alti, intanti per guadagnare qualche soldo nel 1955 comincia a collaborare con il Giornale del Mattino come cronista sportivo.
Due anni dopo riceve un’offerta di lavoro dalla Banca Toscana che rifiuta contro il parere dei genitori. Tenta l’ammissione alla Scuola Normale di Pisa, al concorso nazionale arriva secondo su cinque posti ammessi e s’iscrive a giurisprudenza. Dopo la laurea prova a continuare gli studi a Leeds ma dopo 5 mesi abbandona e rientra in Italia.
Il lavoro alla Olivetti e la scoperta dell’Oriente
Terzani viene assunto come manager alla Olivetti e, dopo un lungo tirocinio, riceve l’incarico di reclutare nuovi laureati per le consociate estere. Il lavoro lo porta prima a viaggiare in tutta Europa, con lunghi soggiorni in Danimarca, Portogallo, Paesi Bassi, Gran Bretagna, e successivamente in Oriente.
La prima volta in Asia è nel gennaio 1965 quando Terzani va in Giappone. Durante questa permanenza visita anche Hong Kong e la Cina. Intanto con i primi risparmi compra un terreno nella valle dell’Orsigna dove in seguito costruirà una piccola abitazione. Nel 1967 invece l’Olivetti lo manda in Sudafrica. Tiziano arriva pochi giorni dopo l’assassinio del Primo ministro Verwoed, in un clima di forti tensioni, così raccoglie materiali, interviste e fotografie per redigere i primi reportage che pubblica su L’Astrolabio, settimanale della sinistra indipendente diretto da Ferruccio Parri.
Gli studi in America e il giornalismo
Insoddisfatto del lavoro all’Olivetti, riesce a ottenere una borsa di studio per la Columbia University di New York dove s’iscrive ad Affari Internazionali. Intanto continua a collaborare per l’Astrolabio raccontando le lotte civili del movimento nero negli Usa, gli scontri tra gli studenti pacifisti che manifestavano contro la guerra in Vietnam e persino l’evento storico dell’allunaggio dell’Apollo 11. Durante il biennio americano sfrutta l’occasione di uno stage nella redazione del New York Times, poi nel 1968 si trasferisce alla Stanford University in California dove impara il cinese e si interessa allo studio del maoismo e del comunismo cinese.
Rientrato in Italia, alla fine di novembre del 1969 inizia il praticantato a Il Giorno dove conosce affermati giornalisti come Natalia Apesi, Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa. Diventato professionista nel 1971, si dimette dal quotidiano milanese e parte per l’Europa alla ricerca di un posto di lavoro come corrispondente estero. Viene assunto da Der Spiegel che gli offre un contratto da free lance per coprire il Sud Est asiatico.
Gli anni in Asia
Nel gennaio 1972 si stabilisce a Singapore aprendo il primo ufficio di Der Spiegel. Poco dopo inizia l’ultima fase della guerra in Vietnam e Terzani parte per raccontarla. Impegnato al fronte pubblica il suo primo vero reportage per il settimanale amburghese, contemporaneamente continua la collaborazione con L’espresso e con Il Giorno. A novembre del 1973 pubblica il primo libro “Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di guerra 1972-1973”.
Nel 1975 è tra i pochi giornalisti ad assistere alla caduta di Saigon e a rimanerci per tre mesi dopo la presa del potere da parte delle forze comuniste. In “La fine è il mio inizio” descrive quanto accaduto con queste parole:
“Gli americani scappavano con quegli elicotteri con i fari, la gente ci si attaccava e veniva ributtata di sotto. All’ambasciata americana c’era il caos. Quella notte sentivi la Storia. […] E quando vidi i primi carri armati entrare nella città, e la prima camionetta carica di ribelli, di vietcong, venire giù per rue Catinat con loro che urlavano Giai Phong! Liberazione! per me era la Storia. Piansi. Non soltanto all’idea che la guerra era finita, ma perché sentivo la Storia. Quella era la Storia. E infatti, a ripensarci trent’anni dopo, quel giorno ha cambiato la storia dell’Indocina”.
Nel 1976 collabora anche con La Repubblica e pubblica “Giai Phong! La liberazione di Saigon” con cui si aggiudica il Premio Pozzale Luigi Russo per la saggistica. Nel mese di ottobre viaggia fino a Shanghai per raccogliere le prime impressioni sulla politica e sulla società cinese sconvolta dalla morte di Mao. Nel 1977 è testimone della tragedia dei profughi indocinesi, dramma che preannuncia nel 1978 l’invasione della Cambogia da parte del Vietnam. Qui raccoglie i racconti e le atrocità di ciò che poi si rivelerà essere l’olocausto cambogiano perpetrato da Pol Pot.
Nel 1980, Terzani riesce a stabilirsi definitivamente a Pechino come primo corrispondente di un magazine occidentale. Nel 1984, per aver scritto articoli critici contro il governo cinese e la grande rivoluzione culturale, viene arrestato con l’accusa di “insulti al presidente Mao e trasporto e possesso di tesori nazionali”, trattenuto e interrogato un mese, e poi espulso come persona non gradita. Da questa esperienza nasce il libro “La porta proibita. Vive in seguito nella celebre “Turtle House” di Bangkok in Thailandia.
I libri e gli ultimi anni
Dopo la Thailandia, Terzani si sposta sulle pendici dell’Himalaya e in un ashram di tamil Nadu in India. Incontra il XIV Dalai Lama e il XVII Karmapa. Nell’autunno del 2001, dopo gli attentati dell’11 settembre, fa il suo ultimo viaggio giornalistico in Afghanistan durante la guerra, e scrive le “Lettere contro la guerra”, un testo pacifista in risposta a “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci.
La Fallaci, il giorno dell’attacco terroristico, non esita a scagliarsi con toni molto forti verso il mondo islamico. In risposta Terzani sottolinea come le parole della giornalista toscana, come lui, gli avessero procurato “una gran tristezza”, perché “il punto centrale della risposta della Oriana era non solo di negare le ragioni del nemico, ma di negargli la sua umanità, il che è il segreto della disumanità di tutte le guerre”.
E poi: “È un momento di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi […] E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza?”.
Nel libro “Un altro giro di giostra” racconta invece la malattia che lo ha colpito, un tumore all’intestino e il suo modo di reagire viaggiando per il mondo e osservando con lo stesso spirito giornalistico di sempre le tecniche della più moderna medicina occidentale e delle medicine alternative. Si ritira infine nella valle dell’Orsingna dove muore il 28 luglio del 2004.
Vita privata e curiosità su Tiziano Terzani
A 19 anni Terzani ha conosciuto una ragazza di origini tedesche, Angela Staude, anche lei fiorentina, che in seguito sposa e dalla quale ha avuto due figli: Folco e Saskia. Angela proveniva da una famiglia di artisti della quale Tiziano resta subito affascinato: “colta, cosmopolita, aperta, amante dell’arte e della musica, senza nessun interesse per i soldi”.
Terzani ha sempre detto che il segreto del loro lungo matrimonio sono state le”grandi presenze” intervallate dalle “grandi assenze”. Per lei si è trattato di “guardare tutti e due nella stessa direzione”. E anche di un grande rispetto per l’altro.
Fu Angela ad accompagnare il giornalista in aeroporto per andare in Vietnam a seguire la presa di Saigon da parte dei vietcong. Terzani aveva paura di morire in una battaglia particolarmente insicura, ma la moglie gli disse che preferiva accettare l’eventualità che morisse in guerra, invece di vivere nel rimpianto di non esserci stato nel momento cruciale di un conflitto che aveva raccontato per anni. “Io mi divertivo a seguirlo, a viaggiare con lui, una coppia deve essere prima di tutto fondata su un’amicizia solida”, ha detto Staude in un’intervista.
In Thailandia Terzani ha vissuto un una casa a Bangkok chiamata “Turtle House” molto particolare, antica, di legno, sul fiume con un laghetto e una statua di una tartaruga. Per anni la struttura è stata meta di pellegrinaggio di molti lettori dello scrittore con il custode che offriva delle visite guidate. Oggi l’abitazione è stata distrutta da alcuni speculatori edilizi per farci dei grattacieli e un parcheggio.
Negli ultimi anni di vita Terzani è diventato una figura particolarmente iconica anche per il suo aspetto, si era fatto crescere una barba imponente e indossava sempre un lungo kurta indiano bianco. Viene descritto come un uomo di stile, esigente in fatto di vestiti, oggetti d’antiquariato, musica, case e finestre con vista.
Nel libro “Un indovino mi disse” Terzani ha raccontato un anno straordinario in cui ha continuato a muoversi e lavorare in Asia ma senza mai prendere aerei. Un indovino di Hong Kong nella primavera del 1976 gli aveva predetto “nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”, il giornalista scelse di seguire l’avvertimento. Questa esperienza gli permise di riappropriarsi degli spazi e dei volti delle persone. Incontrò numerosi indovini, uno dopo l’altro, avvicinandosi alle credenze e alle superstizioni dei popoli asiatici, non ancora raggiunti dal progresso tecnologico di quegli anni e avvolti in un’aura di fascinoso mistero.
Uno degli amici più stretti di Tiziano Terzani è stato il giornalista Bernardo Valli che su La Repubblica ha descritto l’inizio della loro amicizia. Il primo incontro fu dopo la morte di Nasser, quando da Il Cairo Valli mandava un telegramma ogni ora alla redazione con le informazioni sul funerale in una situazione d’emergenza: “Quando ritornai a Milano andai a ringraziare i colleghi per il tempo che mi avevano dedicato ed è cosi che incontrai Tiziano Terzani. Era stato lui a fare un ottimo lavoro. Era un bel marcantonio. Non era ancora un giornalista professionista, ma si capiva subito che non era un semplice praticante“.
Poi Valli ha aggiunto ancora: “Il caso ci riunì in Estremo Oriente per anni. Un Estremo Oriente che pensavo di conoscere, avendovi vissuto a lungo da ragazzo, quando nessuno riusciva a tenermi al guinzaglio, e poi ancora da giornalista. Con stupito piacere scoprii che lui, Tiziano, in pochi mesi aveva imparato molto più di me dell’Asia che entrambi amavamo”.