Andy Warhol è il controverso, eccentrico e geniale padre della Pop Art. Attraverso le sue opere ha saputo raccontare la società consumistica post anni ’50 senza giudicare, solo mostrando e usando i miti e i simboli del boom economico, del cinema e della pubblicità. “Se volete sapere tutto su Andy Warhol basta guardare alla superficie dei miei dipinti e di me stesso: io sono lì. Non c’è niente dietro”, diceva l’artista considerato tra i più iconici e influenti del XX secolo. Americano innovativo, il suo lavoro unisce e intreccia pittura, design, musica, moda, fotografia, cinema e marketing, lasciandosi influenzare dalla contemporaneità e dai cambiamenti della società e influenzandole a sua volta.
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Chi era Andy Warhol
Figlio di immigrati slovacchi, nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania il 6 agosto del 1928. È il più giovane di tre fratelli e sin da piccolo mostra il suo talento artistico. Studia arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology e, dopo la laurea, si trasferisce a New York. Qui si afferma presto nel mondo della pubblicità lavorando per riviste come Vogue e Glamour. Sono gli anni ’50, quello del boom economico negli Usa che diffonde l’idea della società dei consumi e del benessere. Tutti possono diventare ricchi e famosi, le stelle di Hollywood diventano modelli da seguire e gli slogan dei cartelloni pubblicitari invitano a comprare.
Gli Usa si trasformano nella terra in cui i sogni diventano realtà, almeno a livello di comunicazione, e Andy Warhol narra il fenomeno sia lavorando proficuamente come pubblicitario, sia sviluppando di notte i suo progetti creativi. Le prime opere dell’artista prendono spunto proprio dal mondo della pubblicità e sono rielaborazioni e riproduzioni delle immagini dei beni di consumo.
La Pop Art di Andy Warhol
Nel 1957 Warhol fonda un’azienda che porta il suo nome, qualche anno dopo la sua visione artistica comincia ad attirare l’attenzione. Nel 1962 fonda il celebre studio The Factory, dove prendono vita alcune delle sue opere più iconiche e che finisce per essere il punto di incontro della cultura underground di New York.
Lo stesso anno un incidente aereo in cui muoiono 129 persone ispira il soggetto della prima serie di opere di Warhol, intitolata Death and Disaster. Nell’opera non c’è trasporto emotivo né denuncia o critica sociale. Lo sguardo dell’artista è esterno e distaccato. Nell’arte di Warhol un incidente non è tanto diverso da una zuppa in scatola, tutto serve a cristallizzare l’esperienza quotidiana della società americana. In questo periodo vengono realizzati alcuni dei progetti più celebri del genio della pop art come la serie dei barattoli di minestra Campbell, delle bottigliette di Coca-Cola, e poi ancora i ritratti multicolore di Marilyn Monroe, Elvis Presley e altri volti noti dello spettacolo e della politica.
Il 3 giugno del 1968 la femminista radicale, nonché artista frequentatrice della “Factory”, Valerie Solanas spara a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya. Entrambi sopravvivono, nonostante le gravissime ferite riportate dall’artista. Da questo momento le apparizioni pubbliche di Warhol diminuiscono drasticamente. Intanto attorno alla Factory inizia a gravitare un gruppo di eccentrici artisti come Jean-Michel Basquiat, Francesco Clemente e Keith Haring, che vedono in Warhol il capo di quel nuovo linguaggio e stile di vita fondato sull’accettazione di qualsiasi comportamento, senza pretesa di giudizio.
Mentre le opere dell’artista fanno il giro del mondo, Warhol stesso si tramuta in una star con il suo carisma e la sua contraddittorietà: omosessuale, cattolico, popolare e sperimentale. Oltre alla pittura, s’interessa alla composizione delle immagini cinematografiche e collabora con il mondo della musica disegnando le copertine degli album di artisti come i Velvet Underground e persino di Loredana Bertè.
Passa poi a spogliare l’arte tradizionale dalla sua aurea mistica reinterpretando opere come “L’Ultima cena” di Leonardo Da Vinci secondo gli stilemi della pop Art. Proprio dopo aver realizzato “The Last Supper”, il 22 febbrao del 1987, Andy Warhol muore a 58 anni a New York in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea. Dopo la morte, la fama e la quotazione delle opere crebbero al punto da rendere Andy Warhol il “secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso”.
Vita privata e curiosità su Andy Warhol
Timido e riservato, nonostante il successo Andy Warhol ha sempre mantenuto un atteggiamento introverso. Della sua vita sentimentale si sa poco, avrebbe avuto una relazione con Billy Boy, collezionista americano di gioielli, abiti haute couture e bambole ed ebbe una strettissima amicizia con Jean-Michel Basquiat, il padre della street art. Tra le curiosità su Andy Warhol, amava disegnare e collezionare scarpe femminili. Ha rivelato che per 20 anni ha mangiato a pranzo solo la zuppa Campbell’s.
Cattolico praticante, il sacerdote della chiesa di New York che l’artista frequentava, dopo la morte di Andy Warhol riferì che il genio della pop art assisteva alle cerimonie quasi ogni giorno. Andy faceva inoltre volontariato presso i rifugi per senzatetto e si dichiarava molto orgoglioso di aver sovvenzionato gli studi in seminario del nipote. Negli anni Sessanta Warhol ha prodotto 60 film e nel corso della sua vita ne ha realizzati più di 150. Si tratta di film in gran parte sperimentali: come ad esempio Empire, una ripresa di otto ore dell’Empire State Building, e Eat, in cui un uomo mangia un fungo per 45 minuti.