#sempre25novembre, l’impegno di Sorgenia per le donne e contro la violenza di genere

Ne abbiamo parlato (a lungo e intensamente) con Maria Papale, responsabile del progetto. Una campagna di sensibilizzazione con un obiettivo ambizioso ma molto concreto: innalzare il livello di consapevolezza, in un futuro ancora tutto da scrivere

Pubblicato: 25 Novembre 2024 14:16

Barbara Del Pio

Giornalista esperta di Lifestyle e Attualità

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Una laurea in letteratura contemporanea , un master, giornalista professionista dal 2003. Scrive di attualità, lifestyle e sport.

C’è ancora tanto da fare. La cronaca recente testimonia tragicamente come la violenza sia spesso nascosta tra le pieghe della vita quotidiana, protetta da un substrato culturale che rende difficile riconoscerla come tale. I numeri della violenza di genere continuano a essere drammatici. Eppure la consapevolezza dell’emergenza, mai come oggi, sembra aver attecchito sulle coscienze e smosso istituzioni e persone: basti pensare che nei primi sei mesi del 2024 le chiamate al numero antiviolenza 1522 sono state quasi 33mila, il 70% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.

Sorgenia, da anni, ha scelto di essere parte attiva in questo scenario. Quest’anno in maniera ancora più tangibile. Nella convinzione, semplice ma potentissima, che le nostre scelte quotidiane possono determinare un futuro diverso. Ed è proprio questo l’obiettivo della settima edizione di #sempre25novembre, realizzata con la collaborazione di Fondazione Pangea ETS, che Sorgenia rilancia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne e che svilupperà nel corso di tutto il 2025 con una serie di importanti collaborazioni.

Dodici storie per costruire un futuro senza violenza di genere. Cos’ha significato in questi anni collaborare con le Associazioni?

Ci ha fornito la competenza di poter parlare di determinati temi in modo efficace. Sono certa che, senza le associazioni, difficilmente saremmo andati così in profondità e saremmo stati così efficaci. Ci ha dato anche modo di scoprire che cosa è utile, che cosa possiamo fare. Attivarsi solo il 25 novembre non basta, lo abbiamo scoperto collaborando con il mondo delle associazioni, che fanno un lavoro di un valore immenso, a volte anche con scarsi mezzi. La verità è che l’emergenza c’è sempre. Il 25 novembre per noi è un faro. Ma poi le luci non si devono spegnere. Da quattro anni, per esempio, collaboriamo con Fondazione Pangea ETS che, oltre allo sportello d’ascolto, ha aperto una mail perché si è resa conto che molte donne hanno molta più facilità a raccontarsi, a raccontare e chiedere aiuto in questo modo. Pangea ci ha aperto la porta e ci ha consentito di conoscere una serie di storie vere, qualcosa che ti cambia completamente il punto di vista. Lavorare con loro ci ha permesso di scoprire il tema del linguaggio. Spesso si sente parlare di donne “vittime di violenza”. Liliana Marelli, Presidente della Cooperativa La Grande Casa – che per prima ci ha aiutato a conoscere questo fenomeno -, un giorno ci ha detto “non chiamatele vittime perché le relegate in quel ruolo”. Nella parola vittima non solo c’è un giudizio ma è scritto anche un destino. È come se di quello stigma fosse impossibile liberarsi. Per questo sul nostro sito e nelle nostre comunicazioni parliamo di “donne in uscita da situazioni di violenza”.

Dunque, di cosa c’è bisogno veramente dopo e oltre il picco d’attenzione del 25 novembre?

Ti rispondo prendendo in prestito i due messaggi alla base del progetto di quest’anno: il valore di uno sguardo attento e quello delle azioni del singolo. La violenza di genere non si risolve con un colpo di bacchetta magica. È un tema su cui si deve lavorare quotidianamente perché ci sono stereotipi da abbattere che sono vecchi di secoli e c’è un substrato culturale radicato, da una generazione all’altra. La vera sfida è far comprendere che uno sguardo attento e la centralità delle azioni del singolo, di tutte e di tutti, possono contribuire a cambiare un sistema. Il progetto #sempre25novembre si compone di 12 storie, osservate dall’esterno e delle quali il lettore può scegliere il finale, in base alle azioni che decide di compiere. Da queste azioni non deriva solo un effetto immediato, ma anche conseguenze a lungo termine sulla vita della donna coinvolta e delle persone a lei accanto.

Ascoltandoti e mettendo a fuoco il vostro progetto mi restano soprattutto due cose: l’obiettivo di innalzare il livello di consapevolezza e l’attenzione alle nuove generazioni. Ci racconti cosa fate in concreto per far arrivare il messaggio, forte e chiaro, anche a loro?

La competenza maturata al fianco delle associazioni ci ha convinti che se le cose non cambiano dalla giovanissima età è difficile agire un cambiamento reale. Lavorare con Parole O_Stili, per esempio, ci ha consentito lo scorso anno di raggiungere e incontrare 80.000 studenti. Entrare nelle scuole è complesso, bisogna farlo con estrema competenza e apertura. Confrontarsi con loro ti dà veramente la possibilità di agire il cambiamento. E poi, se una ragazza di 11 anni – come mia figlia – oggi impara il rispetto di se stessa, impara che ci sono dei confini, impara il tema del consenso… non dico che non le succederà mai niente nella vita però almeno sarà preparata a riconoscere la violenza e a tendere e volere una relazione sana.

Una persona consapevole, del resto, ha uno sguardo più attento

Sì. Le persone intorno a noi, a tutte le età, possono davvero creare una cintura di sicurezza. Le donne che vivono la violenza a volte non chiedono aiuto anche perché sono isolate, perché temono il giudizio. Chi è consapevole, ha uno sguardo attento. Chi sa cos’è la violenza, sa riconoscerla. Il passo successivo è non voltarsi dall’altra parte ma agire.

E Sorgenia ha scelto di agire, concretamente. Com’è nato questo progetto, così impegnativo e ambizioso, in un’azienda energetica?

#sempre25novembre è nato dall’ascolto. Nel 2018, lasciami dire, era “solo” un’occasione di comunicazione. In pochi mesi ha totalmente cambiato impatto, dentro e fuori l’azienda. Ha subito ottenuto consensi importanti e tantissimo interesse da parte di colleghe e colleghi. Ti dico solo che l’ultimo incontro con Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, doveva durare 45 minuti. Elisa invece è rimasta quasi quattro ore perché i dati e le storie che ha raccontato hanno coinvolto tutti, donne e uomini.

Non resta che conoscere e vivere le 12 storie di #sempre25novembre (le trovate qui). Perché “un domani libero dalla violenza di genere è (davvero) il risultato delle decisioni di ogni giorno”.

 

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