Pina Bausch, la “rivoluzionaria” della danza

Pina Bausch è la ballerina e coreografa che ha rivoluzionato il mondo della danza con la sua visione avveniristica. Questa è la sua storia

Pubblicato: 25 Luglio 2022 12:26Aggiornato: 4 aprile 2024 10:47

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Redazione

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Movimenti sinuosi, eleganti e sempre in punta di piedi fanno della danza una delle 7 belle arti e un mezzo di espressione dei propri sentimenti. Ma la danza è anche disciplina, impegno e dedizione a cui dedicare ogni istante della propria vita.

Per farlo bisogna che questi sentimenti scorrano nelle vene, pronti ad uscire dal corpo in maniera istintiva e a creare quella magia che regala infinite gioie a chi guarda. Chi è riuscito a incarnare perfettamente l’essenza e la passione che c’è dietro ad ogni singolo movimento è stata Pina Bausch che ha fatto della danza la sua ragione di vita, semplicemente perché per lei rappresentava il tutto e quel porto sicuro in cui rifugiarsi quando le difficoltà facevano capolinea nella sua vita.

Una passione nata in tenera età

Non c’è niente di meglio delle parole della stessa Pina Bausch per capire quanto la danza fosse totalizzante per lei:

Fin dall’infanzia la danza è stata per me un mezzo di espressione molto importante. Con la danza potevo esprimere tutte quelle emozioni che non sapevo dire a parole.

Nata in Germania nel 1940, Philippine Bausch, questo il suo nome all’anagrafe, inizia a danzare fin da piccola prima di entrare a 15 anni alla Folkwang Schule di Essen. Qui si insegnano materie come opera lirica, teatro, pittura, scultura, disegno e fotografia. Ed è sempre qui che la Bausch capisce che la danza non esiste da sola ma è strettamente legata a tutte le altre arti sceniche.

Durante l’adolescenza inizia ad esibirsi nei teatri della sua città, Solingen. Il talento non le manca e ottiene una borsa di studio che le permette di trasferirsi e studiare a New York. Qui Pina, come la chiamava tutti, frequenta la Juilliard School per affinare la tecnica, che la porta ad essere scritturata da diverse compagnie. È l’inizio di una carriera fulminante.

Fonte: Getty Images
Uno spettacolo di danza di Pina Bausch

Una nuova concezione della danza

A 22 anni ritorna in Germania e prosegue il suo impegno come danzatrice, proponendo i suoi primi lavori, tanto da diventare la “first lady” delle coreografie. È un periodo della sua carriera che culmina negli anni Settanta, quando non solo l’intero mondo è in fermento, ma anche la danza, al centro di una vera e propria rivoluzione. C’è infatti la scoperta di un nuovo modo di far stare in scena in ballerini, con movimenti più liberi. Da quel momento per lei la danza diventa qualcosa di diverso dalla semplice tecnica e di un’arte fatta di routine.

Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che fare. A questo punto comincia la danza, e per motivi del tutto diversi dalla vanità. […] Non si tratta di arte, e neanche di una semplice capacità. Si tratta della vita, e dunque di trovare un linguaggio per la vita. (Discorso durante il conseguimento della laurea honoris causa, 25 ottobre 1999, Università di Bologna)

Nel 1972 c’è una nuova svolta, sia per la Bausch che per la danza. La ballerina tedesca fonda il Tanztheater Wuppertal, un corpo di ballo in cui la novità non consiste tanto in nuovi movimenti ma nella creazione delle cosiddette “stück”, delle pièces in cui i ballerini improvvisano tanto da venire definiti “danzattori”. Nel corso degli anni Pina Bausch ha proposto coreografie sempre più mature e in grado di approfondire temi moderni, un lavoro e un impegno indefessi che sono proseguiti fino all’anno della sua morte, il 2009.

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La coreografa e ballerina Pina Bausch

Il messaggio, forte e attuale come non mai, che in tutti questi anni ci ha lasciato è che quando si va in scena, si compiono azioni che nella vita normale sono impossibili o addirittura vietate, ma c’è una sua lezione di vita che tutti dobbiamo ricordare sempre, anche se non si è danzatori:

Le contraddizioni sono importanti. Tutto deve essere osservato, non si può escludere nulla. Solo così possiamo intuire in che tempo viviamo.

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