In ogni angolo del mondo, esistono delle persone straordinarie che combattono coraggiosamente contro la violenza e l’ingiustizia.
Anche mettendo a rischio la loro stessa vita, si dedicano a difendere i diritti e la libertà altrui, lottando con tenacia contro l’oppressione, la discriminazione e l’abuso. Non indossano mantelli né maschere, ma la loro forza e determinazione li rendono dei veri eroi.
Oggi ci immergiamo nel racconto di una giovane donna che sin da piccola si è distinta per il suo coraggio: Malala Yousafzai. Una bambina che ha sfidato le minacce dei talebani pakistani e le ingiustizie socioculturali del suo Paese per difendere il diritto all’istruzione. Ha pagato il prezzo della sua audacia con la violenza più cruda. Ma da quella brutalità, non è stata annientata; anzi, è risorta più forte e determinata che mai.
Malala Yousafzai, una voce per il cambiamento
La storia di Malala Yousafzai ha inizio quando, a soli 11 anni, comincia a scrivere un blog per la BBC Urdu, raccontando al mondo la sua lotta quotidiana per andare a scuola.
Ma agli estremisti islamici tutto questo non piace. All’età di 14 anni, mentre aspetta l’autobus per tornare a casa, viene raggiunta da tre proiettili che la lasciano in fin di vita. La sua colpa? Lottare per il diritto allo studio, un oltraggio che dev’essere punito con la morte.
Malala sopravvive, viene curata nel Regno Unito, dove decide di restare per continuare gli studi. L’anno successivo, tiene un emozionante discorso davanti all’Assemblea della Gioventù delle Nazioni Unite a New York, per denunciare la condizione delle ragazze in Pakistan. Incentra le sue parole sullo studio come strumento fondamentale per la parità di genere, definendolo come l’unica soluzione per combattere le disuguaglianze. Durante l’evento dichiara: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.
A soli 17 anni, viene insignita del Premio Nobel per la Pace, diventando la donna più giovane nella storia a ricevere questo prestigioso riconoscimento.
Grazie alla sua straordinaria forza di volontà e coraggio, Malala Yousafzai diventa così una delle attiviste più conosciute e rispettate al mondo. Il 25 settembre 2015, insieme a una serie di personalità di spicco – tra cui Stevie Wonder, Jennifer Lopez, Meryl Streep e molti altri – diventa testimonial dei Diciassette Global Goals delle Nazioni Unite, noti anche come Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030. Un appello all’azione urgente da parte di tutti i Paesi per proteggere il pianeta.
L’8 marzo 2021, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, Apple annuncia una partnership con la giovane attivista per la creazione di contenuti originali con cui ispirare le persone in tutto il mondo nella difesa dell’istruzione e dell’uguaglianza.
Nel 2023 fa il suo debutto come produttrice esecutiva al 95° Premio Oscar con il cortometraggio documentario “Stranger at the Gate“, candidato nella categoria “Miglior corto documentario”.
Nonostante le minacce che continua a ricevere ancora oggi, non smette di lottare instancabilmente per difendere il diritto all’istruzione.
Durante il Global Education Summit di Londra del 2021 ha dichiarato: “Ciò che mi rende davvero positiva è l’ottimismo che i giovani portano nel cuore. Vogliono un mondo migliore, vogliono un mondo più sicuro, vogliono un mondo più equo e sono ambiziosi, non rinunciano ai loro sogni. Da bambino, credi che tutto sia possibile, e penso che questo sia lo spirito che dobbiamo continuare a portare nei nostri cuori“.
Il divieto di istruzione femminile: una minaccia per il futuro
Nonostante l’eroico attivismo di donne coraggiose come Malala Yousafzai, che dedicano la loro vita alla lotta per i diritti umani, ci sono ancora molti luoghi nel mondo in cui questi vengono sistematicamente negati.
In questi tempi travagliati, assistiamo sgomenti all’inasprirsi di una tragica realtà in un territorio in cui le donne e le ragazze sono private della libertà di esprimersi, di lavorare e, soprattutto, di studiare: l’Afghanistan.
Sono le stesse donne che hanno combattuto con coraggio e determinazione per i propri diritti fondamentali, ora costrette a guardare impotenti mentre le loro aspirazioni e sogni vengono soffocati.
La mancata educazione scolastica delle bambine e delle ragazze, particolarmente acuto in Afghanistan ma presente anche in altri contesti, rappresenta un rischio enorme che può portare a un aumento della pratica dei matrimoni precoci, che spesso comportano abusi e violenze.
Inoltre, la privazione dello studio femminile impedisce alla metà delle generazioni future di contribuire attivamente alla forza lavoro, condannando un intero popolo a un futuro di povertà. Questo si traduce in famiglie con guadagni sempre più bassi, che a loro volta alimentano un ciclo vizioso di miseria e disuguaglianza.
Con il ritorno dei talebani al potere, negli ultimi due anni la situazione è peggiorata in modo drammatico, portando l’Afghanistan a essere l’unico paese al mondo in cui alle donne è vietato studiare e frequentare le scuole superiori.
Anche le libertà personali sono state fortemente limitate. È vietato praticare sport, indossare abiti colorati, utilizzare cosmetici e persino ridere in pubblico.
“Hanno abbattuto l’unico ponte che poteva collegarmi al mio futuro”, ha spiegato alla Bbc una studentessa dell’Università di Kabul. “Credevo di poter studiare e cambiare la mia vita, invece me l’hanno distrutta”.