Addio allo chef Aimo Moroni, il segreto dei suoi spaghetti con cipollotto

Figura centrale nella nostra storia gastronomica, ha saputo trasformare una trattoria di periferia in un punto di riferimento dell'eccellenza culinaria italiana

Pubblicato:

Antonella Latilla

Giornalista, esperta di tv e lifestyle

Giornalista curiosa e determinata. Scrittura, lettura e cronaca rosa sono il suo pane quotidiano. Collabora principalmente con portali di gossip e tv.

Addio a un maestro e pioniere della moderna cucina italiana. È morto lo chef Aimo Moroni, uno dei grandi maestri della ristorazione italiana e proprietario insieme alla moglie Nadia Giuntoli del ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una figura schiva ma profondamente influente, capace di lasciare un segno indelebile nella storia gastronomica milanese e nazionale.

Morto lo chef Aimo Moroni, chi era

È morto a 91 anni Aimo Moroni, uno degli chef più apprezzati della cucina italiana. Toscano di nascita, milanese di adozione, si è spento nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 ottobre. A dare la notizia sui social è stato l’account ufficiale del suo ristorante: “Cari tutti, siamo profondamente addolorati nel comunicarvi che questa notte il caro e amato Aimo ci ha lasciati, circondato dall’abbraccio dei suoi cari e della sua famiglia”.

Aimo Moroni era nato a Pescia, in provincia di Pistoia, nel 1934. La moglie Nadia Giuntoli, originaria di Chiesina Uzzanese, ha condiviso con lui non solo la vita privata ma anche una visione comune della cucina. Entrambi figli di carabinieri, nel 1962 hanno aperto una piccola trattoria in via Montecuccoli.

È stato l’inizio di un percorso destinato a lasciare un segno profondo nella gastronomia italiana. Lontani dai riflettori, Aimo e Nadia hanno puntato tutto sulla qualità degli ingredienti e sulla valorizzazione del territorio, portando avanti una cucina ispirata alla tradizione toscana ma rivisitata con sensibilità moderna.

Quando Aimo e Nadia hanno rilevato il loro primo locale la zona era ancora priva di asfalto e lontana dal fermento della Milano del boom. Quel bar si chiamava “Stella” ed è diventato la base per costruire, con pazienza e visione, uno dei ristoranti più iconici d’Italia. Moroni, arrivato a Milano a soli 12 anni, ha cominciato vendendo caldarroste e gelati per strada, mentre Nadia hamosso i primi passi in cucina nella casa di una zia.

L’incontro tra i due è stato determinante: uniti dalla stessa origine toscana e da una profonda cultura del lavoro, hanno portato avanti una filosofia gastronomica centrata sulla freschezza, la stagionalità e l’italianità delle materie prime. Al Luogo di Aimo e Nadia non si è mai ceduto alle mode effimere: niente sushi mediterranei, né risotti alle fragole. La loro è sempre stata una cucina fedele ai sapori originari del territorio italiano, pensata per “registrare il palato” – come amava dire Aimo – ai gusti autentici della tradizione.

Col tempo, con tanti sacrifici e altrettanta passione, quella trattoria è diventata uno degli indirizzi più noti e stimati nel panorama della ristorazione. Il primo riconoscimento ufficiale è arrivato nel 1980, con la prima stella Michelin. La seconda è arrivata dieci anni più tardi.

Il locale, noto per piatti simbolici come lo spaghetto al cipollotto e la zuppa etrusca, è diventato sinonimo di coerenza, identità e raffinatezza. Attualmente è uno dei pochi esempi di continuità gastronomica che ha saputo passare il testimone alla nuova generazione senza perdere autenticità.

Oggi quel testimone è raccolto da Stefania Moroni, sua figlia, e dagli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani, che da oltre un decennio portano avanti l’identità de Il Luogo di Aimo e Nadia, onorando ogni giorno il pensiero e la visione di Aimo. “La cucina non è né ricca né povera, bensì buona o cattiva”, ha detto più volte Moroni.

Nel 2005, per il suo contributo straordinario alla cultura gastronomica e alla città di Milano, ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza civica conferita dal Comune. Un riconoscimento con cui è stato celebrato non solo il cuoco, ma anche l’uomo, il cittadino e il testimone di valori etici e umani profondi.

La sua autorevolezza e la sua visione lo hanno portato a collaborare con università, istituzioni e centri di cultura – tra cui EPAM, l’Università Cattolica, il Politecnico di Milano e l’Accademia di Brera – contribuendo a costruire un dialogo concreto tra cucina, arte, ricerca e società.

Il segreto degli spaghetti con cipollotto di Aimo Moroni

Lo spaghetto al cipollotto è il simbolo di un’alta cucina italiana orgogliosa delle sue origini, povera e al tempo stesso elegante. Un piatto prelibato ma semplice, nato da una provocazione, dal desiderio di controbattere la moda di allora della pasta aglio, olio e peperoncino.

La grandezza di questa ricetta è tutta nel cipollotto ridotto quasi a una crema, una bontà che regala sorprese al palato. Una materia prima che diventa protagonista assoluta, lavorata con precisione millimetrica per esaltarne la delicatezza senza sovrastare l’armonia degli altri elementi.

Un assaggio che racconta la storia di un’idea, di una cucina che non ha bisogno di sovrastrutture per colpire nel profondo. Essenziale, avvolgente, indimenticabile: lo spaghettone al cipollotto è la prova che l’eccellenza nasce dalla semplicità assoluta.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963