Tanaceto, come preparare un insetticida naturale con l’assenzio selvatico

Con il tanaceto, abbiamo la possibilità di preparare un insetticida naturale: ecco a cosa prestare attenzione e cosa ci occorre

Pubblicato:

Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Cresce tra le erbe selvatiche, si riconosce subito per l’odore deciso e il colore intenso delle foglie. Il tanaceto è una pianta rustica, resistente, usata da secoli per allontanare insetti e parassiti in modo naturale. Preparare un insetticida con il tanaceto è semplice, se si conosce il momento giusto per raccoglierlo e si sa come trattarlo. Funziona contro afidi, formiche, lepidotteri e mosche, senza ricorrere a soluzioni chimiche. È un alleato utile nell’orto, soprattutto quando si vuole intervenire con equilibrio. Ma, come sempre, serve misura. E attenzione.

Cos’è il tanaceto: le caratteristiche

Il tanaceto non è una pianta che si cerca per bellezza, ma per la sua utilità. Quando lo si incontra, lo si riconosce: foglie frastagliate, simili a quelle della felce, un odore forte e amaro, fiori gialli compatti come piccoli bottoni. Fiorisce in estate e, se lasciato indisturbato, si allarga in cespugli alti anche un metro.

Da secoli viene usato per tenere lontani gli insetti: funziona come repellente naturale e, con le giuste precauzioni, può diventare un valido alleato nell’orto. Le parti più utili sono le foglie e i fiori, freschi o essiccati. È una pianta rustica e resistente, ma va maneggiata con attenzione: contiene tujone, una sostanza che può diventare tossica se usata in quantità elevate o senza criterio.

Come per molti rimedi naturali, anche col tanaceto la chiave è l’equilibrio. Non risolve tutto, ma può essere efficace contro afidi, altiche, lepidotteri e formiche. Usato insieme ad altri trattamenti naturali, aiuta a mantenere l’orto sano senza dover ricorrere subito a prodotti più aggressivi.

Cosa ci occorre per il repellente per insetti e come si prepara

Per ottenere un infuso efficace, si può usare sia il tanaceto fresco che quello essiccato. Il dosaggio cambia: con la pianta fresca si lavora su circa 50 grammi per ogni litro d’acqua, mentre con l’essiccato ne bastano 5. Il resto è una questione di pazienza, più che di tecnica.

Si fa bollire l’acqua, si spegne il fuoco, e solo a quel punto si aggiunge il tanaceto. Serve tempo, almeno mezz’ora, per lasciare che la pianta rilasci le sue sostanze. Poi si filtra, si eliminano le parti solide e si lascia solo il liquido. Quello che otterremo sarà un concentrato, da diluire in acqua in proporzione 1 a 10 prima di usarlo sull’orto.

L’acqua, se possibile, è meglio che sia piovana: più leggera, più pulita, senza cloro. Se non si ha a disposizione, va bene anche quella di rubinetto, lasciata riposare almeno una notte. Il composto si spruzza con un nebulizzatore, preferibilmente nelle prime ore del mattino o al tramonto.

La quantità di tanaceto può essere adattata: più è concentrato il preparato, più sarà forte l’effetto. Ma attenzione a non esagerare: naturale non significa innocuo, e anche le piante, a volte, hanno bisogno di dosi giuste.

Come usare il tanaceto nell’orto

Una volta pronto e diluito, l’infuso di tanaceto può essere spruzzato direttamente sulle piante, come si farebbe con un qualsiasi trattamento fogliare. L’effetto principale è repellente: non uccide, ma tiene alla larga. Funziona bene su alcuni insetti particolarmente fastidiosi per l’orto, come le nottue, la cavolaia, le piralidi, le tignole. E anche su afidi e altiche, che spesso compaiono a sorpresa e con una certa ostinazione.

Per questo è un alleato prezioso nella coltivazione delle crucifere: cavoli, verze, cavolfiori, broccoli… Tutte piante molto amate dagli insetti e che, senza protezione, rischiano di essere danneggiate fin dai primi stadi di crescita.

Il tanaceto può essere usato in modo preventivo, anche prima che si presentino segni visibili di infestazione. Una nebulizzazione ogni 10 giorni, nelle ore meno calde della giornata, aiuta a creare una barriera olfattiva che scoraggia gli insetti più sensibili. Se invece l’insetto è già arrivato, si può comunque intervenire, ma è bene sapere che si tratta di un rimedio naturale e non sempre risolutivo. In quei casi, meglio affiancarlo a trattamenti più mirati.

Tanaceto nell’orto: meglio da solo o con altri rimedi?

Chi prova il tanaceto per la prima volta tende a usarlo da solo, per testarne l’efficacia. E in alcuni casi può bastare: se l’orto è ben curato, gli attacchi sono moderati e l’equilibrio tra insetti utili e infestanti non è stato ancora compromesso. Ma quando le condizioni cambiano, oppure le infestazioni diventano più aggressive, pensiamo al tanaceto come a un tassello, non a una soluzione unica.

Alcuni orticoltori lo affiancano ad esempio con il macero di ortica, che stimola le difese delle piante, o con i decotti di equiseto, utile contro le malattie fungine. In questi casi si lavora su più fronti: il tanaceto allontana i parassiti, gli altri rinforzano la pianta e l’ambiente. La regola è una sola: non mischiare tutto alla cieca. I trattamenti naturali, anche se blandi, vanno alternati, non sovrapposti. Altrimenti si rischia di stressare le piante più che aiutarle.

Un’altra accoppiata che funziona è quella con l’olio di neem, soprattutto se il tanaceto da solo non basta. Il neem è più incisivo quando serve una risposta decisa, magari da usare solo in fase di attacco. Il tanaceto, invece, resta più adatto ai trattamenti di fondo, quelli da usare nel tempo, con regolarità.

Come sempre, osservare l’orto è la parte più importante. Se le piante sono in forma, il tanaceto può essere sufficiente. Se i segnali peggiorano, conviene intervenire prima che sia tardi. La forza dei rimedi naturali, alla fine, si vede nella costanza.

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