L’Araucaria, meglio conosciuta come Pino di Norfolk, è una conifera sempreverde, oltre che un piccolo capolavoro di eleganza, una scelta ricercata che sa rendere i nostri spazi domestici molto più accoglienti e sofisticati. Nonostante il suo portamento fiero, dobbiamo ovviamente prendercene cura al meglio per evitare che possa deperire e per mantenere invece quel verde brillante che tanto amiamo. Scopriamo come curarla, dove posizionarla e i segreti per garantirle una vita lunga e rigogliosa.
Indice
Le varietà di Araucaria
La prima cosa da sapere è che vanta origini antichissime, risalenti addirittura all’inizio del Mesozoico: sono dei veri e propri fossili viventi che hanno visto cambiare il volto del nostro pianeta. La specie che più comunemente ospitiamo nelle nostre case è l’Araucaria heterophylla, originaria della piccola Isola Norfolk. È una pianta così rappresentativa per la sua terra d’origine da comparire persino sulla bandiera ufficiale del luogo. Sebbene nel linguaggio comune venga spesso chiamata “abete da appartamento” o “pino di Norfolk”, botanicamente non appartiene né ai pini né agli abeti.
Oltre all’heterophylla, esiste anche l’Araucaria araucana, nota come “l’enigma della scimmia” per via dei suoi rami intricati e pungenti, ma quest’ultima è decisamente più adatta alla coltivazione in giardino in zone dal clima temperato. La versione da interno rimane la più amata proprio per la sua incredibile capacità di adattarsi alla vita in vaso, a patto di rispettare le sue radici subtropicali che la rendono molto diversa dalle conifere dei nostri boschi alpini.
Le caratteristiche distintive
Tra le particolarità troviamo i suoi rami, perché si sviluppano in modo orizzontale e simmetrico rispetto al fusto centrale. Le foglie sono piccoli verticilli di foglioline coriacee e appuntite. Negli esemplari giovani, il colore è di un verde brillante, quasi fluo quando spuntano i nuovi apici in primavera, per poi virare verso un verde bosco più profondo e lucido con il passare del tempo.
In natura, questo gigante può superare i settanta metri d’altezza, svettando sopra le foreste. Tuttavia, quando la coltiviamo nei nostri appartamenti, la sua crescita diventa molto più lenta e contenuta. Non produce fiori appariscenti, poiché la sua bellezza risiede interamente nella struttura scultorea e nella persistenza del suo fogliame sempreverde.
Come curare l’Araucaria al meglio
Sì, questa pianta, al pari di altre, richiede un’attenzione costante ma non complicata, dunque perfetta anche per coloro che desiderano un elemento green di grande impatto visivo che duri nel tempo. Per assicurarle una crescita sana e armoniosa, dobbiamo concentrarci su tre pilastri fondamentali che riguardano l’ambiente in cui la inseriamo e le risorse che le mettiamo a disposizione.
L’esposizione ideale tra luce e temperatura
Per la posizione, preferiamo un punto dove la luce è intensa e diffusa. Tuttavia, gli esemplari che acquistiamo per l’appartamento sono solitamente giovani e le loro foglie possono scottarsi se esposte ai raggi diretti del mezzogiorno, specialmente dietro il vetro di una finestra che fa da lente. L’ideale è una posizione molto luminosa, magari con qualche ora di sole dolce al mattino o nel tardo pomeriggio.
Non dimentichiamo di prestare attenzione alla temperatura: l’Araucaria predilige un clima mite, tra i 10 e i 25 gradi. Sebbene sia una conifera, non sopporta il gelo intenso delle nostre latitudini invernali. Durante la bella stagione può essere spostata all’aperto, in un angolo riparato del balcone o del giardino, ma deve assolutamente rientrare in casa ai primi accenni di freddo autunnale. Fondamentale è anche tenerla lontana dai termosifoni: il calore secco e diretto è uno dei suoi principali nemici.
Come irrigarla
Per quanto riguarda l’acqua, l’Araucaria non gradisce molto i lunghi periodi di siccità, ma teme profondamente i ristagni idrici che possono far marcire le sue radici delicate. La regola d’oro è procedere con irrigazioni profonde solo quando sentiamo che il terreno in superficie è diventato asciutto. È importante bagnare uniformemente tutto il terreno, avendo però cura di svuotare sempre il sottovaso dopo circa mezz’ora, per evitare che l’acqua stagnante tolga ossigeno all’apparato radicale.
Provenendo da zone oceaniche, questa pianta soffre molto l’aria secca degli appartamenti riscaldati. In inverno, o nelle giornate estive più afose, è buona norma nebulizzare i rami con acqua a temperatura ambiente, meglio se piovana o distillata per evitare macchie di calcare sulle foglie.
Il terreno perfetto e il rinvaso
Per lei, scegliamo un terreno leggermente acido, molto leggero e soprattutto drenante. Possiamo creare un mix ideale preparando tutto l’occorrente in modo ordinato: in una ciotolina mettiamo della perlite o della sabbia grossolana, in un piattino della corteccia sminuzzata e in una ciotola più grande del terriccio di qualità specifico per piante verdi o acidofile.
Il rinvaso non va effettuato troppo spesso, poiché l’Araucaria ha una crescita lenta; solitamente è sufficiente intervenire ogni due o tre anni, scegliendo un contenitore leggermente più grande del precedente. Durante questa operazione, cerchiamo di maneggiare la pianta con estrema delicatezza per non danneggiare il fusto centrale (va preservata anche la simmetria dei rami inferiori).
Quanto vive l’Araucaria e come proteggerla da malattie e parassiti
Se curata con amore e seguendo i giusti accorgimenti, l’Araucaria è una compagna di vita fedele per decenni: non dimentichiamo che ci troviamo di fronte a una pianta millenaria, una vera testimone del tempo. In vaso la sua crescita rimane contenuta e difficilmente supererà i due metri di altezza, ma con il passare degli anni la sua struttura si farà sempre più solida, maestosa e imponente.
Nonostante la sua apparente robustezza, dobbiamo comunque prestare attenzione ad alcuni piccoli segnali. Il nemico più comune è senza dubbio la cocciniglia cotonosa: possiamo accorgerci della sua presenza se notiamo dei piccoli ammassi bianchi, simili a batuffoli di ovatta, nascosti tra gli aghi o all’attaccatura dei rami. In questo caso è importante intervenire subito: possiamo rimuoverli semplicemente con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol o, se l’attacco è più esteso, propendere per un prodotto specifico.
Prestiamo attenzione anche alle foglie: se iniziano a ingiallire o a cadere, la pianta ci sta comunicando che c’è qualcosa che non va, spesso legato a un eccesso di acqua o se l’aria troppo secca. Se invece notiamo che i rami più bassi tendono a seccare, potrebbe trattarsi di un naturale processo di invecchiamento, ma se il fenomeno diventa diffuso, allora è meglio rivedere l’esposizione alla luce.