Sempre più spesso, l’architettura si insinua nel design d’interni, si miniaturizza e diventa parte del paesaggio domestico. Non è un semplice gioco di scale, ma un dialogo profondo tra forma e memoria, tra struttura e significato. Quando un edificio iconico si trasforma in vaso, vassoio o lampadario, la casa si popola di simboli e il quotidiano diventa narrazione.
Velaschino: la Torre Velasca di Milano in versione vaso
È il caso di Velaschino, il nuovo vaso disegnato da Niccolò Spirito per Seletti, ispirato alla celebre Torre Velasca di Milano. Un oggetto compatto ma carico di forza, che racchiude la memoria urbana di una città dentro un gesto d’arredo.
La Torre, con la sua silhouette brutalista e gotica, è uno degli emblemi più audaci della Milano del dopoguerra. Da sempre “inciampo visivo” nello skyline cittadino, oggi è anche un oggetto da collezione, reinterpretato con intelligenza e ironia. Trasformarla in vaso significa domesticarla senza tradirla, renderla viva e quotidiana senza svilirne l’identità monumentale.
Velaschino è una scultura funzionale e una dichiarazione poetica: l’architettura entra in casa non per decorare, ma per rappresentare. È un ponte tra passato e presente, tra la Milano della ricostruzione e quella del design internazionale. Il materiale ceramico, le proporzioni ridotte e l’estetica pop creano un cortocircuito affascinante: la torre spigolosa diventa oggetto affettivo, segno di appartenenza e elemento narrativo.
PIAZZA di Fabio Novembre per Kartell: geometrie urbane in tavola
Velaschino non è un caso isolato. Un altro esempio emblematico sono i vassoi PIAZZA, disegnati da Fabio Novembre per Kartell. Qui l’architettura non viene miniaturizzata in senso stretto, ma tradotta in segni grafici e rilievi strutturali: le superfici riprendono geometrie che evocano l’urbanistica italiana, ispirandosi alla modularità e alla scansione ritmica delle piazze storiche.
Disponibili in diverse varianti cromatiche e formati, i PIAZZA giocano con rilievi, simmetrie, pieni e vuoti, trasformando un oggetto d’uso quotidiano in una piccola scena teatrale. Non è solo questione di servire: è portare in tavola un’idea di spazio, un’estetica che parla di ordine e bellezza condivisa. La griglia urbana diventa pattern domestico, un ponte tra tavola e memoria collettiva.
Design e architettura: un linguaggio narrativo per la casa
Questi oggetti hanno un tratto comune: non sono solo belli, ma portatori di significato. La casa contemporanea è uno spazio simbolico, abitato da oggetti che condensano identità, ironia, affetto e storia. L’architettura diventa intima: non si osserva soltanto dall’esterno, ma si tocca, si usa, si vive.
Il design assume una funzione narrativa, traducendo la forma dell’edificio in linguaggio emotivo. Velaschino è un messaggio: l’architettura può essere spirito del tempo, senso di appartenenza e legame con il territorio. La sua forma radicale richiama una bellezza spigolosa e fuori dagli schemi, emblema di una città che ha sempre saputo innovare.
E mentre il confine tra interno ed esterno, tra edificio e oggetto, tra memoria e funzione continua ad assottigliarsi, cresce il desiderio di circondarsi di pezzi che raccontano, che lasciano una traccia, che danno voce al nostro rapporto con i luoghi. Che si tratti di un grattacielo o di una basilica, di un colonnato o di una torre, oggi più che mai l’architettura è parte della casa. Non solo per riparare, ma per esprimere.