Villa delle gemelle Kessler a Grünwald, dentro la casa speculare che le ha unite fino alla fine

Un rifugio pensato per due, con spazi gemelli, e una parete scorrevole che segna il confine quasi sempre aperto. Qui Alice ed Ellen hanno vissuto l’una con l’altra fino alla fine, senza pestarsi i piedi, come in una coreografia perfetta

Pubblicato:

Christian Conovalu

Esperto in Interior Design

Appassionato di interior design, ne ha fatto tema di studio spinto da sempre dalla creatività e dalla condivisione di pillole sull'abitare.

A Grünwald, tra le strade silenziose che costeggiano la valle dell’Isar, le gemelle Alice ed Ellen Kessler avevano costruito un rifugio su misura per loro: due cucine, due soggiorni, due camere da letto. Due vite parallele, separate solo da una parete scorrevole, che rimaneva quasi sempre aperta. È lì, in quella villa luminosa, che le gemelle più famose della tv italiana sono morte per scelta nello stesso giorno, il 17 novembre 2025, a 89 anni, dopo aver trascorso una vita in simbiosi e quasi quattro decenni sotto lo stesso tetto. Una scelta forte, ma chi ha seguito la loro storia sa che non poteva andare diversamente.

Una casa che intreccia biografia e architettura

La casa delle gemelle Kessler a Grünwald non è una residenza da rivista patinata nel senso convenzionale. È un luogo disegnato con una logica tutta sua, dove architettura e biografia si intrecciano. Secondo le ricostruzioni della stampa tedesca (Süddeutsche Zeitung, t-online), la villa nasce nella seconda metà degli anni Ottanta, quando Alice ed Ellen decidono di mettere radici alle porte di Monaco, nel quartiere di Geiselgasteig, una zona residenziale elegante, vicino agli storici Bavaria Film Studios. Da ragazze, nel 1956, avevano girato lì il loro primo film: un po’ come se il cerchio si fosse chiuso.

Spazi speculari e trasformabili

Varcare la soglia della villa significava entrare in un racconto specchiato. Le due metà erano quasi identiche e pensate perché ciascuna sorella avesse i propri spazi. La luce filtrava dalle grandi finestre affacciate sul giardino comune. Le planimetrie, raccontano le croniste che vi sono entrate, replicavano lo stesso schema: cucina, sala da pranzo, zona living, cabine armadio, bagni, fino alla camera da letto. E poi, nel cuore della casa, quel soggiorno grande che poteva essere uno solo o trasformarsi in due con un semplice gesto, facendo scorrere la parete centrale. Una soluzione che oggi molti architetti definirebbero trasformabile, ma che per le Kessler era solo la forma più naturale di vivere l’una con l’altra senza pestarsi i piedi, come in una coreografia ben pensata.

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Le gemelle Kessler negli anni della giovinezza, ritratte in un momento di spontaneità che restituisce la loro energia e complicità

Giardino e piscina: la scena quotidiana

Il giardino era la loro scenografia quotidiana. Un prato ampio, una piscina azzurra, un bordo pavimentato dove sono state fotografate più volte, sedute sui lettini sotto il sole. Niente ostentazione, piuttosto una calma elegante. In alcune interviste, Ellen raccontava che amava scegliere i fiori della stagione, mentre Alice preferiva il bordo vasca all’ombra degli alberi. Storie minuscole, che raccontano di una casa vissuta a lungo.

Solo la palestra è unica

Un dettaglio divertente, rimasto nella memoria dei giornalisti che le hanno intervistate negli anni, riguarda la loro palestra condivisa. Non era doppia, come il resto: una sola stanza nella zona seminterrata, con attrezzi semplici, tappetini e una spalliera per gli esercizi. Le sorelle si alternavano. Una cucinava, l’altra si allenava; il giorno dopo si invertivano.

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Le gemelle Kessler eleganti e perfettamente affiatate, come sempre nella loro vita condivisa

La scelta finale, coerente con una vita condivisa

C’è qualcosa di profondamente simbolico in questa casa doppia, soprattutto sapendo com’è finita la loro storia. La stampa tedesca ha riportato che le gemelle hanno deciso insieme di ricorrere al suicidio assistito, e che parte del loro patrimonio, compresa la villa, sarebbe destinato a sostegno di organizzazioni medico-umanitarie. Una scelta coerente con quell’idea di vita condivisa fino all’ultima decisione, senza clamori ma con un’eleganza sicura, forte e al contempo discreta.

Vivere accanto, non vivere addosso

Questa villa suggerisce qualcosa di importante anche per il design. Non tutte le case “per due” devono fondere completamente gli spazi. A volte è meglio vivere accanto invece che vivere addosso. Prevedere zone speculari o semi-indipendenti può funzionare per sorelle o fratelli, amici fraterni, coppie mature, famiglie multigenerazionali. E l’idea della parete scorrevole tra due living, capace di creare intimità o convivialità in un attimo, resta uno dei trucchi più raffinati per gestire i ritmi di una casa senza rigidità. Dove vivere — e anche andarsene — in armonia con se stessi e con chi amiamo.

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