Emicrania: una patologia che colpisce solo in Italia circa 6 milioni di persone. È stata identificata dall’Oms come la malattia che causa maggiore disabilità tra 20 e 50 anni, quando si è più produttivi. “Una predisposizione, un tratto che ci accompagna tutta la vita”, ha spiegato il dott. Cherubino Di Lorenzo, medico neurologo e ricercatore, in uno dei tanti incontri organizzati dalla Società Italiana di Neurologia in occasione della Giornata Nazionale del Mal di Testa, edizione 2020. “Le donne in età fertile sono più colpite 3 a 1 rispetto ai maschi a causa degli ormoni. La fluttuazione degli estrogeni è, infatti, un grande scatenante”, ha commentato il dott. Giovanni Battista Allais, dell’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee.
Un aiuto dalla dieta chetogenica
La dieta chetogenica – dice il dott. Di Lorenzo – è già stata studiata per il trattamento dell’epilessia farmaco-resistente con buoni risultati. Si è visto che il 70% di questi pazienti aveva una riduzione della metà delle crisi seguendo questo regime dietetico, che simula il digiuno mediante la restrizione dell’introito dei carboidrati”. Ma attenzione: non è una dieta semplice e non è facile da seguire. Per questo la persona deve essere sotto il controllo del neurologo e del nutrizionista, che devono lavorare in team. Durante il periodo di dieta chetogenica, la restrizione di carboidrati induce il metabolismo dei grassi a produrre i cosiddetti corpi chetonici, i quali sostituiscono i carboidrati e diventano la fonte energetica di diverse cellule tra cui i neuroni. Nella dieta chetogenica classica, il grasso contenuto negli alimenti è la fonte di produzione dei corpi chetonici. Nelle diete chetogeniche a basso contenuto calorico, invece, i corpi chetonici vengono prodotti attraverso i grassi contenuti nel tessuto adiposo. Questi corpi chetonici arrivano nel cervello e hanno un’azione antinfiammatoria. “Nei soggetti emicranici episodici – spiega il dott. Cherubino – la dieta chetogenica può rapidamente abbassare il numero delle crisi e già nel primo mese i pazienti hanno riferito che la loro emicrania è cambiata. Nei soggetti cronici, invece, ci possono avere difficoltà perché spesso la cronicità è indotta da abuso di analgesici, perciò bisogna disintossicare il paziente, o da dei trigger che inducono appunto la cronicità”. Indispensabile, ripetiamo, è sempre il controllo medico.
Ma quali altri accorgimenti alimentari possiamo attuare per evitare una crisi di mal di testa?
Non ci sono cibi che fanno bene e cibi che fanno male. O almeno non per tutti. “Con le ricerche scientifiche – spiega il dott. Di Lorenzo – si è scoperto infatti che il 15% dei soggetti emicranici ha degli alimenti trigger che sono molto personalizzati. La cioccolata, per esempio, viene notoriamente considerata un trigger (i dati mostrano che al 12% delle persone intervistate, mangiando cioccolata, viene mal di testa), ma ci sono altri pazienti a cui fa passare l’attacco. Stessa cosa per il caffè, che eppure è considerato il terzo trigger alimentare. Oppure per il glutammato (sostanza contenuta nella soia e in molti altri alimenti come il parmigiano): sembrava fosse un trigger praticamente universale; in realtà gli studi hanno dimostrato che ha un’incidenza molto bassa. C’è chi mangia il dado senza problemi, ad altri fa male. A volte poi è il digiuno che dà ipoglicemia che fa venire crisi una emicranica a chi è predisposto”.
A proposito di vino…
Meglio quello bianco o rosso? “Dipende dalla reattività individuale”, consiglia il dott. Allais. “In generale, la mia impressione è che il vino bianco ne dà più del vino rosso. Poi ci sono vini rossi che ne danno di più, come il Chianti”.
Il consiglio degli esperti, dunque, è quello di creare un vero e proprio diario alimentare e segnare tutti gli alimenti che si sono consumati. Solo in questo modo, con l’aiuto del neurologo e del nutrizionista, è possibile identificare quali cibi siano davvero in grado di scatenare una crisi.