Sinead O’Connor avrebbe 57 anni: 5 motivi per cui sarà impossibile dimenticarla

Sinead O'Connor avrebbe compiuto 57 anni e il primo compleanno senza di lei è un'ottima ragione per ricordarla in tutta la sua forza e la sua fragilità

Pubblicato: 8 Dicembre 2023 16:46

Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Si scrive Sinead O’Connor, si legge: immortale. E no, non parliamo semplicemente della sua canzone più celebre, quella Nothing Compares 2U che ha spopolato nelle classifiche di tutto il mondo, decretandone un successo che neanche lei avrebbe mai immaginato.

Ci sono la fama, le canzoni, i grandi dolori ma a pareggiare il peso di questo ingombrante bagaglio c’è sempre stata la donna che ha vissuto senza mai rinnegare i propri ideali, anche a costo di perdere tutto. Sono tante le ragioni per cui sarà impossibile dimenticarla e non c’è modo migliore di celebrare il suo compleanno – oggi avrebbe compiuto 57 anni – se non ricordando i momenti salienti della sua vita.

L’amore per una madre violenta, nonostante tutto

In genere si pensa alle madri come a donne amorevoli con i propri figli, pronte a dare tutto pur di farli stare bene e non fargli mancare niente. Ben lontana dal concetto di “madre” universalmente riconosciuto, quella di Sinead O’Connor è stata crudele nei confronti di una bambina, seppur inconsapevolmente. La donna ha sempre sofferto di disturbi mentali e alla donna che l’ha cresciuta a suon di violenze psicologiche e fisiche l’artista irlandese ha dedicato alcune delle sue canzoni più belle e tragiche.

Troy rievoca, ad esempio, un episodio che ha segnato profondamente l’infanzia dell’artista quando la madre la costrinse a vivere in giardino senza poter varcare la porta di casa neanche di notte, lasciandola sprofondare nella paura totale. Era soltanto una bambina che urlava e pregava di potere uscire da quell’incubo, ma nulla poteva convincerla a ripensarci. Nulla a eccezione della sua voce: “Quando diventava una bestia, riuscivo a calmarla con la mia voce. Ero in grado di usare la mia voce per far addormentare il diavolo“, racconta nel documentario Nothing Compares.

Un racconto da brividi, con un finale ben diverso da quel che ci si potrebbe aspettare. Sinead non ha mai odiato la sua mamma, sapeva dei disturbi mentali e che le sue azioni non erano guidate dalla cattiveria. Non ha mai dimenticato le violenze, ma non ha mai smesso di amarla. E quella lacrima che scende sul viso nel videoclip di Nothing Compares 2U, diventata emblema del dolore, era proprio per lei, da poco morta in un incidente stradale.

Quando strappò in diretta tv la foto del Papa

Se la carriera di Sinead O’Connor ha avuto una battuta d’arresto è stato principalmente per via di un episodio rimasto nella storia della televisione e del costume. Nel 1992 l’artista era ospite del Saturday Night Live e colse l’occasione per denunciare pubblicamente gli abusi del clero perpetrati sui minori. Un tema non certo di poco conto.

Oggi purtroppo sappiamo che la sua denuncia aveva delle fondamenta più che reali ma allora, in un momento storico in cui di “certe cose” non si parlava – figuriamoci in televisione – tutti le puntarono il dito contro. Sinead aveva osato strappare la foto di Papa Wojtyla mentre intonava la canzone War di Bob Marley, incitando poi il pubblico a combattere il “vero nemico”, e per questo meritava di cadere nell’oblio.

Il rapporto intimo con la religione (anzi, le religioni)

Quando si ascolta la voce di Sinead O’Connor c’è sempre quell’aura di spiritualità ad avvolgerla, quasi come se si prestasse l’orecchio a suoni angelici provenienti da un’altra dimensione. Del resto era la voce che usava per placare il “diavolo”, per sua stessa ammissione.

La dualità tra bene e male, il senso di giustizia, professare l’amore sono sempre stati dei punti cardine della sua vita nonostante fosse segnata da indicibili dolori. E in questo era una vera religiosa, nel senso più profondo del termine. Sinead ha sempre avuto un rapporto a detta di alcuni fuori dagli schemi in tal senso, anche per via delle varie conversioni (cristianesimo, Islam), ma era tutto perfettamente in linea con la sua ricerca di pace: “Credo in tutte le chiese e in tutte le religioni – aveva spiegato in un’intervista nei primi anni ’90 -. Penso che si possa prendere qualcosa da ogni religione. Ci sono solo diverse interpretazioni e diverse cose da imparare. Non si dovrebbe lasciarne fuori nessuna”.

Sinead contro lo stigma della malattia mentale

La malattia mentale è stata un vero e proprio filo conduttore nella vita di Sinead O’Connor. La madre soffriva di disturbi mentali, lei stessa non ha mai nascosto di essere in cura da uno psichiatra. Ha pianto la morte del figlio Shane, che si è tolto la vita.

Depressione, agorafobia, ansia patologica sono solo alcune delle patologie con le quali ha dovuto convivere. Quei demoni che ha cercato di scacciare con la sua voce, lottando con coraggio a suon di canzoni e versi che resteranno nella storia della musica del secolo scorso.

“Non c’è nessuno nella mia vita a parte il mio psichiatra, la persona più dolce del mondo, che dice che sono il suo eroe – aveva detto in un video, mettendo a nudo la sua anima fragile -. E questa è l’unica ragione che mi tiene in vita, ed è patetico. Le malattie mentali sono come le droghe, non gliene frega un ca**o di chi sei. E la cosa peggiore è lo stigma. All’improvviso tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te ti trattano male”.

Una anti-popstar che ci ha insegnato tanto

Ha rasato completamente i capelli quando i discografici le hanno chiesto di essere più femminile. Ha denunciato la Chiesa apertamente parlando di abusi e pedofilia. Ha sopportato fischi, minacce di morte, epiteti a dir poco spiacevoli. All’apice del suo successo si è vista portare via tutto, credibilità inclusa. Eppure Sinead O’Connor non se ne è mai andata, anche adesso che è morta.

“Non sono una popstar. Sono un’anima inquieta che ogni tanto ha bisogno di urlare in un microfono”, si legge nel suo libro di memorie. E forse alla fine il senso sta tutto qui.

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