Sono ancora troppi i dubbi sulle ultime settimane di vita di Michele Merlo, l’ex concorrente di Amici, scomparso lo scorso giugno. Il padre dell’artista, Domenico, è convinto che intervenendo per tempo il ragazzo avrebbe potuto salvarsi, e per questo non ha nessuna intenzione di arrendersi.
Michele Merlo, quella fatale diagnosi sbagliata
Michele Merlo aveva iniziato a mostrare i primi sintomi un mese prima della sua morte: una serie di lividi comparsi dal nulla che si erano moltiplicati coi giorni. Ad allarmarlo in particolare un’ecchimosi molto grande sulla coscia, che lo aveva portato a scrivere al suo medico.
Lividi che lo stesso cantante pensava di essersi provocato a causa di un trasloco, tanto che dopo essersi recato al pronto soccorso aveva continuato a curarsi con antinfiammatori e una pomata, come aveva raccontato lo stesso medico che lo aveva visitato in ospedale.
Prima una diagnosi sbagliata, quella di una tonsillite, arrivata dopo mal di gola, febbre, mal di testa ed “emorragie mucose al cavo orale”; poi quella corretta, ma fatale, giunta troppo tardi, quando i sintomi erano già aumentati da giorni: solo il 4 giugno, quando fu trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna privo di conoscenza, è arrivato il responso definitivo. A stroncarlo un’ischemia cerebrale, provocata da una leucemia fulminante.
Michele Merlo, il padre non si arrende
È un dolore insuperabile quello dei genitori che perdono un figlio, a maggior ragione se ciò che l’ha portato via poteva essere evitato. Per questo Domenico Merlo non ha nessuna intenzione di arrendersi e continua la sua battaglia per scoprire la verità sulla morte del figlio e per capire a chi attribuirne le responsabilità.
Intervistato dal Resto del Carlino, Domenico Merlo è tornato a parlare della scomparsa del figlio, improvvisa e devastante, che si sarebbe potuta evitare. Per l’uomo la colpa sarebbe del personale medico, che non si sarebbe occupato adeguatamente di lui, sottovalutando il suo quadro clinico: “Michele è stato rimbalzato da Cittadella a Bologna, bastava un emocromo per salvarlo”. E poi ha aggiunto con grande amarezza: “Gli venne prescritto un antibiotico, il giorno dopo il crollo. Ci fu un sanitario del 118 che diede a Michele del tossicodipendente”.
I dubbi sulla sua morte sono ancora troppi, ed è per questo che il padre del giovane artista non ha nessuna intenzione di fermarsi. Il caso oggi è stato trasferito da Bologna a Vicenza, la provincia di origine di Merlo: “Per me è stato un colpo al cuore. Mi domando: per quale motivo?Mi aspettavo che la Procura di Bologna andasse avanti, che i Nas accertassero eventuali responsabilità di quei sanitari che hanno visitato Michele. Oggi mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso”.
Durissime le parole di un padre che non riesce a rassegnarsi e trovare le risposte che cerca: “Allora perché un dirigente medico del decimo piano del Maggiore, davanti al sottoscritto e a tutti i miei parenti, chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria? Di cosa si scusò se non è venne sbagliato niente? Io e la mia famiglia non cerchiamo vendette, nemmeno soldi, ma la verità sì. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare e noi andremo fino in fondo”.