Giovanni Allevi commuove l’Ariston: “All’improvviso mi è crollato tutto”

L'attesissimo ritorno del Maestro Giovanni Allevi a due anni dalla diagnosi della malattia al Festival di Sanremo 2024: emozioni pure

Pubblicato: 7 Febbraio 2024 22:20

Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Un mito, il Maestro: vedere Giovanni Allevi sul palco dell’Ariston, a distanza di anni dalla diagnosi della malattia, regala brividi ed emozioni infinite. Dopo averci aggiornato su Instagram dell’arrivo in Riviera, è al Festival di Sanremo 2024. La sua vita è sempre stata legata al pianoforte, del resto. E se il mieloma multiplo lo ha allontanato momentaneamente dalla scena pubblica, ora è pronto a tornare: l’anticonformista di sempre, che risponde a canoni unicamente suoi. Un musicista di classica contemporanea, tra jazz e pop. Nella seconda serata del 7 febbraio 2024, Allevi è l’ospite d’eccezione che ci insegna ad avere fede nella speranza.

Giovanni Allevi si esibisce per la prima volta dopo la diagnosi della malattia a Sanremo

“Questa è la luce, e poi il buio”. Con queste parole Amadeus ha annunciato l’esibizione di Giovanni Allevi al Teatro Ariston. Pubblico in lacrime per lui, che è apparso commosso e intenerito dallo scroscio infinito dell’applauso. “All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti a un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto alla Concert House di Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho perso molto, il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni”.

Sul palco, Giovanni Allevi parla di doni. Nonostante tutto, nonostante l’enorme sofferenza e la lotta, parla dei doni della vita: la bellezza del creato, la gratitudine, la riconoscenza. Del talento di medici, infermieri, di tutto il personale ospedaliero. “La riconoscenza per la forza, per l’affetto, per l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamo, e lo sono anche i loro familiari, i genitori dei piccoli guerrieri”. L’ultimo simbolico applauso va ai piccoli guerrieri, che ha “portato sul palco” in modo metaforico. “Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più.

Giovanni Allevi parla della malattia a Sanremo 2024

Quando non c’è più certezza del futuro, bisogna vivere più intensamente il presente”, sono queste le parole di Giovanni Allevi, proferite nel corso della conferenza stampa di Sanremo 2024. “È come se avessi strappato alla mia fine una manciata di anni e voglio viverli più intensamente possibile”. Nella seconda serata del Festival di Sanremo 2024 c’è spazio per un tema importante, volto a sensibilizzare il pubblico: la malattia. Ma non solo, perché l’obiettivo del musicista è di dare e trasmettere speranza.

La mia presenza qui vuole significare la gioia immensa di vivere il presente. E poi, se posso, per dare un po’ di forza e speranza agli altri pazienti”. Ha rivelato anche di avere in programma un tour di pianoforte: “Questa malattia è andata a colpire la mia capacità di suonare il pianoforte. Ho scritto molti brani durante la malattia e vorrei presentarli piano piano durante il tour, ma lì eseguirò principalmente i miei successi, perché sono talmente nelle mie mani che se anche dovessi avere mal di schiena o tremori troppo forti, loro saprebbero cosa fare da sole”.

Giovanni Allevi, il discorso integrale all’Ariston

All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti a un pubblico da quasi 2 anni. nel mio ultimo concerto, a Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima, ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare.
Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni, quali, vi faccio un esempio: non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto, in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Mi sono sentito mancare. Eppure quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti a 15-20 persone ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano. Sembra paradossale detto da qui perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanza di ospedali, il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e con le nuvolette è ancora più bello.
Un altro dono: la gratitudine e la riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlare. La riconoscenza per il sostegno della mia famiglia. La riconoscenza per la forza, l’affetto e l’esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamano, magari cerchiamo un altro termine, ma non mi viene in mente niente. Ma lo sono anche gli ausiliari e lo sono anche i genitori. I genitori dei piccoli guerrieri. Ora, come promesso, vi ho portato tutti qui con me sul palco, anime splendenti, esempio di vita autentica. Prima di andare all’ultimo dono, facciamo loro un applauso.
Ho ancora un dono. Ma quanti sono? Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. Eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono, voglio andare fino infondo a questo pensiero. Se le cose stanno così, cosa mai sarà il giudizio dell’esterno.
Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado? (Si toglie il berretto) Com’è liberatorio essere se stessi. Per onorare la vostra attenzione, per dare forza e speranza alle tante persone che come me stanno ancora lottando, suonerò di nuovo il pianoforte davanti al pubblico. Attenzione però, ho due vertebre fratturate. E tremore e formicolio alle dita, nome tecnico: neuropatia. Però, però, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima

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