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Il mondo T: la confusione tra transgender e transessuale
Si chiama mondo T quella dimensione che mette insieme categorie anche molto differenti tra loro, riferite a definizioni che hanno il prefisso “trans”. Transessuale e transgender, sebbene siano accomunati dallo stesso prefisso, sono due termini estremamente diversi che riguardano condizioni interne ed esterne ben definite. Nel primo caso la persona non si identifica con il genere di nascita, mentre nel secondo non si riconosce in uno dei due generi sessuali di riferimento comuni (maschile e femminile), non sente cioè di poter effettuare una scelta tra i due e sente caratteristiche di entrambi.
Per alcune persone queste definizioni sono molto lontane, ma si tratta di ambiti del reale e condizioni sociali attuali e vere, importanti, che vanno prese in considerazione anche per adattarsi al contesto presente. Spesso le persone che cambiano sesso o che non si riconoscono in un solo assegnato genere passano momenti di grande ricerca interiore e tutto il contesto sociale ne guadagna in senso etico e civico se ci si mantiene informati, se ci si sensibilizza, cosa che in Italia sta accadendo da pochi anni. Non sono faccende sulle quali vale la pena ironizzare o su cui ci si dovrebbe lasciar andare a considerazioni piene di limitazioni: vanno comprese e abbracciate come aspetti tangibili del reale, con amore e coscienza, mente aperta.
Nel cuore del transessualismo
Il termine “transessuale” viene coniato nel 1949 dal Dr. David Cauldwell. Esce poi nel 1966 il libro The transsexual phenomenon (Il fenomeno transessuale) di Harry Benjamin. In questo momento storico il termine esce dalla dimensione prettamente medica per entrare nell’assetto sociale. Il termine identifica qualcuno/a che non si riconosce nel genere di nascita, che non sente quindi di appartenere al genere che gli è stato attribuito appena nati/e. In sintesi troviamo una disgiunzione, una mancata corrispondenza tra sesso biologico e identità di genere; le due cose tendono a non coincidere e la persona sperimenta e convive con questa condizione. In sintesi, si nasce ragazze ma ci si sente maschi oppure si nasce maschi ma il sentimento interno principale rimane femminile.
Ma dove sta la differenza tra una persona transessuale e un o una transgender? Le prime, identificandosi nel genere opposto, arrivano alla decisione di assumerne le caratteristiche fisiologiche, in seguito a uno specifico intervento chirurgico. Inizia quindi un vero e proprio percorso che porta alla finale riassegnazione del sesso. Tra i transessuali distinguiamo le persone che sono nate in un corpo maschile ma hanno un’identità di genere femminile (transessuale MtF, da maschio a femmina) da quelle che sono nate in un corpo femminile ma hanno un’identità di genere maschile (transessuale FtM, da femmina a maschio).
Per transizione infatti si intende la scelta ufficiale di avviare un percorso ormonale, terapeutico e psicologico che coinvolge cambiamenti profondi a livello di aspetto fisico e atteggiamento. Cambia il fattore estetico, il taglio di capelli, l’abbigliamento e altre scelte squisitamente individuali. Ci si relaziona in modo diverso e si ottengono risposte diverse (talvolta poco tolleranti) dal contesto sociale intorno. Ci si prepara attraverso un lungo percorso a presentarsi alla società in modo completamente diverso, a partire dai documenti di riconoscimento. Il cambio di sesso viene regolato in Italia dalla Legge 14 aprile 1982 n. 164 “Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”; come ricorda il MIT (Movimento Italiano Transessuale). Un’intera équipe psicologica ed endocrinologica segue la persona per tutto il percorso al termine del quale si potrà avanzare domanda al Tribunale competente per ottenere l’autorizzazione alla RCS e procedere con il cambiamento del nome.
Cosa significa transgender
Il transgender invece non si sente né come maschio né come femmina; il termine si adatta specificatamente a coloro che non hanno fatto ricorso a nessun tipo di operazione ai genitali. Se quindi il termine transessuale ha una specifica e dettagliata valenza, transgender si utilizza come termine per indicare tutte le persone che non si riconoscono o si identificano nell’identità e nel ruolo di genere dettati dal genere di nascita.
Negli anni ‘80 in America prese piede il vero e proprio movimento del “transgenderismo”, che andava a definire il riconoscimento di uno stato interno per cui l’individuo non sente di collocarsi nella categoria maschio o femmina, ma in uno spettro che comprende entrambi i generi e li supera, una linea che va tra i due generi; in quegli anni venne coniata l’espressione “genere X” per riferirsi a questo sentire a cavallo tra i due generi duali comuni.
Sono le cosiddette persone non binarie il cui numero totale in Italia si aggira intorno ai 400.000. Di fatto nel nostro Paese sono molto recenti le statistiche che mettono insieme, confrontano e raccolgono i dati relativi alle persone transgender e questo rappresenta il primo passo verso la presa in carico dal punto di vista sanitario di questa fascia di popolazione.