La scelta contraccettiva è soprattutto frutto di un percorso di conoscenza, che passa attraverso il ginecologo. Purtroppo non sempre questo si realizza. I giovani e le giovani spesso arrivano alla vita sessuale con una preparazione insufficiente, sia innanzitutto sul fronte emotivo, sia anche sotto il profilo dell’anatomia, della biologia del corpo e dell’apparato genitale, sia sotto il profilo emotivo. “Nonostante gli sforzi delle Istituzioni e delle Associazioni, i nostri giovani crescono senza avere avuto un confronto aperto su questi temi e senza la possibilità di acquisire negli anni una consapevolezza sessuale adeguata” segnala Franca Fruzzetti, Presidente della Società Italiana Contraccezione (SIC). “In poche parole, i giovani non hanno coscienza di tutte le implicazioni di un rapporto sessuale e delle conseguenze che questo può avere e dalle quali bisogna proteggersi, in primis una gravidanza non desiderata”.
Oggi tra i giovani è abbastanza diffusa la consapevolezza e la pratica dell’uso del condom, ma più in relazione al rischio di infezioni a trasmissione sessuale che non per mettersi al riparo dal rischio di una gravidanza indesiderata. In questo hanno avuto un ruolo potentissimo l’Aids e le campagne di sensibilizzazione negli Anni ’80. “La contraccezione intesa come strumento preventivo e protettivo non è presa in considerazione, anche perché da parte delle ragazze c’è l’ossessione dell’aumento di peso” riprende l’esperta. “Solo intorno ai 25 anni i giovani passano dall’irrazionalità totale e dalla sfida del rischio ad un approccio più maturo, più riflessivo e allora ricercano una contraccezione più sicura, anche di tipo ormonale. Oggi abbiamo a disposizione tante diverse opzioni contraccettive per rispondere alle molteplici esigenze e bisogni di ciascuna donna, in piena efficacia e sicurezza. Di fatto non solo mancano un’idea o un progetto di pianificazione familiare ma anche una consapevolezza della propria vita sessuale soprattutto in età molto precoce. Dialogo in famiglia e con il proprio ginecologo e un adeguato accesso ai servizi di educazione sessuale e riproduttiva sono gli strumenti per far crescere consapevolezza e cultura su questi temi”.
Certo è che la diffidenza verso le terapie ormonali è cresciuta in questi ultimi mesi anche a causa di fake news e di un allarmismo assolutamente non giustificato da parte dei media e in alcuni casi da parte di alcuni esponenti della comunità scientifica a cui le Società scientifiche e la stessa Agenzia Europea dei Farmaci (EMA) hanno prontamente risposto con evidenze scientifiche. “Ho appena ultimato un lavoro su questo tema, che presto verrà pubblicato su un importante rivista scientifica europea, e le mie conclusioni sono che, se è vero che i vaccini possono aumentare in percentuale rarissima il rischio di eventi tromboembolici, in tutta la letteratura scientifica, in tutti gli studi osservazionali non vi è una sola evidenza sul ruolo dell’estroprogestinico e di tutte le terapie ormonali nell’insorgenza di un evento tromboembolico” fa sapere l’esperta.
In collaborazione con Organon