Tumore del polmone, come arrivare alle cure su misura

Il programma RISP ha come obiettivo arrivare a una diagnosi veloce del tumore del polmone: 44mila nuovi casi in Italia

Pubblicato: 1 Febbraio 2024 11:19

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Le stime sono chiare. In Italia, nel 2023, si pensa che ci siano state circa 44.000 nuove diagnosi di tumore del polmone. Soprattutto, se è vero che questa forma è la seconda per frequenza negli uomini, preoccupa la costante ascesa dei casi nelle donne. Attualmente rappresenta il 6% circa dei tumori femminili. Sempre stando ai dati disponibili in genere il tumore compare tra i 55 e i 75 anni, anche se si riscontrano sempre di più nuovi casi in giovani adulti di 40-50 anni.

La scienza, va detto, sta trovando soluzioni sempre nuove su questo fronte anche per migliorare sempre di più quanto accade: la percentuale di sopravvivenza a seguito di una diagnosi di tumore del polmone è inferiore a quella di altre neoplasie dal momento che difficilmente questo cancro viene individuato in fase iniziale. Quindi da un lato bisogna arrivare prima possibile, dall’altro si stano studiando strategie di cura sempre più efficaci e mirate, per migliorare i dati che mostrano come la sopravvivenza a 5 anni sia di circa il 16% degli uomini e del 23% delle donne.

Quali sono i diversi tipi di tumore

Esistono sostanzialmente due grandi tipi di tumore polmonare, in base alle dimensioni delle cellule. Il più diffuso è il carcinoma polmonare non a piccole cellule, o NSCLC (non-small cell lung cancer), che rappresenta l’85%-90% di tutti i casi di tumore del polmone e include vari sottotipi quali carcinoma a cellule squamose, adenocarcinoma, carcinoma a grandi cellule.

Più raro è il carcinoma polmonare a piccole cellule, o SCLC (small cell lung cancer) che rappresenta il 10-15% circa di tutti i tumori polmonari ed è più aggressivo con una tendenza maggiore a metastatizzare già nelle fasi precoci di malattia.

Insomma, quando si parla di tumore polmonare occorre fare una precisa distinzione si differenzia in base alle caratteristiche istopatologiche. Poi si passa alla stadiazione del tumore del polmone, che viene valutata considerando prima di tutto l’estensione della malattia. Nello stadio I, il tumore non è diffuso ed è piccolo, resecabile con la chirurgia. Nello stadio II il tumore è diffuso a linfonodi e tessuti circostanti ed è operabile. Poi, negli stadi III e IV, il tumore si diffonde ai linfonodi e dà metastasi.

Come si fa la diagnosi

Quasi mai il tumore del polmone viene individuato in tempo a causa del modo in cui la malattia si presenta. I segni e i sintomi a volte non compaiono, altre volte sono talmente aspecifici e subdoli da confondersi con altre patologie (influenza, raucedine, bronchite, frequenti nei fumatori) e spesso si manifestano quando la neoplasia è ormai in stato avanzato.

Possono essere considerati segnali d’allarme una tosse, che non passa, l’emoftoe, catarro con striature di sangue rosso vivo, le difficoltà respiratorie con fiato corto, la raucedine, la perdita di peso. In queste situazioni conviene sempre parlare con il medico, considerando che in genere si arriva all’accertamento diagnostico attraverso un controllo occasionale o perché il tumore si è esteso e inizia a dare segni della sua presenza.

La prima indagine è la radiografia toracica seguita da un’analisi dell’espettorato. Seguono la broncoscopia (esame piuttosto invasivo), la TAC con mezzo di contrasto e un’eventuale PET con mezzo di contrasto marcato con radioisotopo. A seconda della stadiazione della malattia si può effettuare una scintigrafia ossea e una RM cerebrale. È fondamentale identificare dall’inizio le caratteristiche molecolari del tumore per orientare la scelta delle diverse opzioni terapeutiche.

Quanto conta riconoscere le caratteristiche delle cellule tumorali

“Il tumore del polmone rappresenta una patologia frequente e molto complessa – spiega Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e presidente di WALCE Onlus. Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA, sono ormai note molte alterazioni molecolari del NSCLC che condizionano la biologia di questo tumore, alcune delle quali si realizzano nelle prime fasi di sviluppo e sono essenziali per la sua crescita e, quindi, possono rappresentare dei target terapeutici. L’identificazione di questi target è fondamentale per poter identificare il bersaglio di farmaci che garantiscono ai pazienti un’aspettativa di vita sorprendentemente superiore e questo è possibile solo con una corretta e tempestiva profilazione molecolare”.

In questo senso, riconoscere le caratteristiche cellulari della lesione è fondamentale la differenza e assume valore per l’efficacia delle cure: i tumori al polmone non sono infatti tutti uguali; al contrario sono quelli con il più alto numero di mutazioni identificabili; come se non bastasse è anche complesso esaminarle, perché nell’area polmonare è difficile effettuare prelievi di tessuto utili a rivelare le diverse mutazioni genetiche.

I grandi risultati ottenuti dalla ricerca in campo biologico molecolare consentono oggi di studiare simultaneamente le tante mutazioni genetiche nel tumore non a piccole cellule. Si  tratta di un fattore determinante nella lotta a questa neoplasia, perché proprio sulla base dell’identikit genetico è oggi possibile utilizzare cure mirate, garantendo ai pazienti una migliore qualità e una maggiore aspettativa di vita.

Le novità nelle cure, il ruolo della mutazione ALK

I pazienti affetti da NSCLC ALK+ presentano un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40% ) e un alto rischio di sviluppo di metastasi lungo tutto il percorso terapeutico, con il conseguente impatto sulla qualità di vita.

“In questo contesto effettuare il testing molecolare completo al basale per identificare la proteina ALK è indispensabile per orientare correttamente già la prima decisione terapeutica – ribadisce l’esperta. I pazienti con NSCLC ALK+ sono più giovani della media, uomini e donne in prevalenza non fumatori e in buone condizioni generali, ma con un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40%). Il sistema nervoso centrale è inoltre per questi pazienti un sito frequente di progressione della malattia; pertanto, la prevenzione delle metastasi cerebrali durante la prima linea di trattamento assume un ruolo fondamentale nella gestione della malattia. Le terapie ‘targeted’ agiscono in modo mirato su specifici bersagli molecolari, migliorando l’aspettativa di vita dei pazienti e la qualità della stessa rispetto alla chemioterapia tradizionale”.

In questo senso è appena disponibile in Italia lorlatinib, inibitore della tirosin chinasi (TKI) di terza generazione e disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica e agire quindi a livello cerebrale, nonché per essere attivo anche in pazienti precedentemente trattati in cui si siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza.

Come si affronta in terapia il tumore del polmone

Ogni tipo di tumore polmonare è gestito con un diverso trattamento. Quindi la cura va studiata dal Team di esperti caso per caso. In generale, nel tumore a piccole cellule SCLC, l’approccio standard prevede cicli di chemioterapia e radioterapia, raramente si opera; nel tumore non a piccole cellule NSCLC, invece, la chirurgia resta il principale standard di cura quando possibile. Se il tumore è in fase iniziale si procede con la chirurgia e la chemioterapia spesso associata alla radioterapia. Quando il tumore è in fase avanzata o metastatica si procede con le terapie farmacologiche, come la chemioterapia, le terapie target e l’immunoterapia.

La terapia target, mirata nei confronti di una specifica alterazione genetica, rappresenta oggi la frontiera più avanzata nello sviluppo della medicina personalizzata. I vantaggi rispetto alle terapie tradizionali sono notevoli in quanto non solo aumenta l’efficacia della terapia ma migliora sensibilmente anche la qualità di vita dei pazienti.

Si può fare uno screening per il tumore del polmone?

Arrivare presto con la diagnosi è fondamentale. E questo è l’obiettivo di un progetto in corso, il Programma RISP. IL programma si rivolge alle persone  di età compresa tra i 55 e i 75 anni, che non hanno avuto tumori negli ultimi 5 anni e che sono forti fumatori (almeno 20 sigarette al giorno per 30 anni oppure 40 sigarette al giorno per 15 anni) o ex forti fumatori da 15 anni o meno (almeno 20 sigarette al giorno per 30 anni oppure 40 sigarette al giorno per 15 anni.

In base alla fascia di rischio si propone un programma di prevenzione personalizzato, che comprende, per chi lo desidera, la cessazione del fumo con un farmaco naturale e successivi controlli TC ad intervalli annuali differenti. La grande maggioranza dei tumori polmonari (l’80% circa) viene individuata già in una fase avanzata: la diagnosi precoce è fondamentale per ridurre il rischio di morte e migliorare la prognosi. Gli studi hanno confermato che lo screening con TAC spirale a basso dosaggio può salvare la vita.

Il programma pilota vuole agire su due livelli di prevenzione: quella secondaria, con lo screening e la diagnosi precoce, ma anche quella primaria, ovvero l’abitudine del fumo.

La TAC spirale a basse dosi è l’esame d’elezione nel programma di screening polmonare. Questa tipologia di TAC è, innanzitutto, a basse dosi di radiazioni, meno di un quarto di quelle di una TAC standard, e quindi potenzialmente meno dannosa per il paziente che vi si sottopone. Inoltre, si tratta di un test molto sensibile, che ci permette di individuare il maggior numero di tumori in fase precoce, con dimensioni inferiori al centimetro, e dunque curabili.

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