Tumore alla vescica: cos’è, sintomi, cura

Il tumore alla vescica è una neoplasia maligna che si forma nei tessuti della vescica, spesso manifestandosi con sintomi come sangue nelle urine, dolore durante la minzione e bisogno frequente di urinare, richiedendo una diagnosi precoce e un trattamento appropriato

Pubblicato: 13 Giugno 2024 11:02

Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Il tumore alla vescica è una trasformazione in senso maligno delle cellule – principalmente quelle chiamate cellule transizionali – che ricoprono le pareti interne della vescica, l’organo deputato a raccogliere ed espellere l’urina, una volta che questa è stata filtrata dai reni.

In alcuni casi, le cellule transizionali smettono di funzionare correttamente, iniziando a crescere e a dividersi in maniera incontrollata formando una massa tumorale.

Tipologie di tumori della vescica

A seconda delle cellule coinvolte in questa proliferazione incontrollata, i tumori della vescica possono essere di tre tipi:

Il carcinoma a cellule di transizione è il tumore più diffuso – si stima circa il 90% dei casi – e prende origine dalle cellule che rivestono internamente la superficie della vescica. Se ne distinguono forme superficiali (due terzi dei casi) e forme infiltranti (dove il tumore raggiunge la componente muscolare dell’organo. La stessa tipologia di cellule riveste internamente anche uretra e uretere, i quali rappresentano altri sedi soggette allo sviluppo di questa particolare forma di tumore, anche se meno frequentemente.

Il carcinoma squamoso primitivo – forma tumorale poco frequente – colpisce le cellule squamose della vescica e pare essere causato da un’infestazione parassitaria.

L’adenocarcinoma è una formazione tumorale, piuttosto rara in questa sede, che si sviluppa a partire dalle cellule che compongono le ghiandole presenti all’interno della vescica.

Il tumore alla vescica rappresenta in urologia circa il 3% di tutte le formazioni tumorali riscontrate e, in percentuale, colpisce più frequentemente i soggetti di sesso maschile che femminile in misura di 3:1. In genere, si sviluppa in soggetti di mezza età o età avanzata: tra i 60 e 70 anni di età

Cause e fattori di rischio del tumore alla vescica

Come già accennato, il tumore alla vescica è causato dell’incontrollata proliferazione delle cellule della parete della vescica le quali – a causa di mutazioni genetiche – perdono la loro naturale capacità di controllare la replicazione e la differenziazione. Le cause delle alterazioni dei loro meccanismi fisiologici non sono ancora pienamente comprese. Sono stati, però, individuati alcuni fattori di rischio che aumentano sensibilmente la possibilità di sviluppare questa forma tumorale.

Sintomi del tumore alla vescica

I sintomi con cui il tumore alla vescica si manifesta non sono dissimili dalla sintomatologia che presentano altri tipi di disfunzioni e patologie a danno del sistema urinario:

Il tumore alla vescica è imprevedibile e, pertanto, può produrre metastasi che attraverso il sistema linfatico raggiungono prima i linfonodi, per poi diffondersi al resto dell’organismo, arrivando a polmoni, fegato, ossa.

Per questo motivo, è importante non sottovalutare eventuali sintomi, anche se apparentemente trascurabili, e chiedere un consiglio al proprio medico di fiducia.

Diagnosticare il tumore alla vescica

Dal momento in cui ci si rivolge ad un medico specialista – in genere l’urologo, in collaborazione con l’oncologo – per sottoporsi alle indagini necessarie a diagnosticare un tumore alla vescica, i primi esami richiesti saranno l’ecografia e la cistoscopia.

La cistoscopia – utile a visualizzare l’interno della vescica e a prelevare contemporaneamente campioni del tessuto sospetto per poi analizzarli – consiste nell’esplorazione dell’organo mediante uno strumento a fibre ottiche. L’esame può risultare fastidioso ma di indubbia importanza ai fini di un’accurata diagnosi.

Sarà poi condotta un’indagine citologica su un campione di urina al fine di individuare possibili cellule tumorali all’interno della stessa.

Infine, esami come la TAC, la PET e la scintigrafia ossea serviranno ad escludere l’eventuale presenza di metastasi.

Se l’ipotesi della presenza del tumore alla vescica venisse confermata, la formazione tumorale dovrebbe essere classificata in base al sistema TNM.

La terapia più adeguata per il tumore

Il trattamento più adeguato al tumore alla vescica dipende da diversi fattori, connessi alle caratteristiche e allo stadio di avanzamento del tumore stesso.

Lo specialista oncologo è il medico più appropriato per identificare il percorso terapeutico migliore in base alle condizioni del paziente, il quale potrà prevedere:

Si tratta della terapia primaria in caso di cancro alla vescica, condizioni del paziente permettendo. A seconda delle caratteristiche e dell’estensione del tumore, verrà praticata l’asportazione della formazione tumorale dalle pareti della vescica per via endoscopica con un’operazione denominata TUR-V.

Potrebbe essere necessaria, nei casi più gravi, l’asportazione dell’intera vescica. I pazienti che hanno subito la cistectomia radicale saranno poi sottoposti a ricostruzione della vescica o ad una derivazione esterna mediante l’apposito sacchetto.

In relazione all’aggressività del tumore, dopo l’intervento chirurgico, potrebbe essere necessaria anche l’instillazione – per via endovescicale – di un trattamento medico a base di farmaci chemioterapici e/o immunoterapici.

Sarà, invece, necessaria la chemioterapia sistemica se si decide di non intervenire chirurgicamente o se il tumore alla vescica ha generato metastasi diffuse in altri organi del corpo.

La radioterapia – svolta spesso in associazione alla chemioterapia – è una buona via alternativa alla chirurgia da percorrere in caso di carcinoma vescicale in pazienti non operabili.

L’approccio terapeutico oggi prevede interventi combinati: a seconda dello stadio clinico, dell’aggressività e del tipo di tumore, si possono impiegare chirurgia, chemioterapia, immunoterapia, radioterapia e altre terapie innovative. Tra queste ultime vi sono l’erdafitinib, un farmaco a bersaglio molecolare, e l’enfortumab vedotin, un agente terapeutico costituito da una molecola citotossica legata a un anticorpo monoclonale che riconosce una molecola espressa dal tumore.

Nel carcinoma in situ, soprattutto per evitare che la malattia si ripresenti, è efficace il trattamento intravescicale con il bacillo di Calmette-Guerin (BCG, lo stesso microrganismo che si usa in molti Paesi del mondo per vaccinare contro la tubercolosi infantile). Depositato direttamente nella vescica sulle lesioni neoplastiche, il BCG esercita un effetto immunostimolante e provoca l’eliminazione di queste ultime.

Fonti bibliografiche:

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