Piedi piatti: cosa sono, sintomi, come si curano

I piedi piatti sono una condizione in cui l'arco plantare è ridotto o assente, causando un appiattimento della pianta del piede

Pubblicato: 14 Maggio 2024 10:32

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il piede piatto – dal latino pes planus – è un dismorfismo che si presenta con alterati rapporti anatomici del piede, in particolare con la caratterizzante riduzione o totale sparizione dell’arco plantare con conseguente ampliamento della superficie d’appoggio del piede stesso. Con arco plantare mediale o volta longitudinale, si intende quella tipica formazione arcuata – caratteristica del piede degli esseri umani – che si stacca dall’appoggio col suolo. L’altezza dell’arco plantare varia ovviamente da persona a persona.

Quando una persona presenta il dismorfismo del piede piatto, l’arco plantare – che deve garantire la corretta distribuzione del peso corporeo sul piede e una corretta camminata – si presenta come parzialmente o completamente assente. Il piede di chi ha, appunto, il piede piatto, poggia completamente al suolo alterando visibilmente la disposizione del peso corporeo che comporta in genere fenomeni dolorosi a danno di ginocchia, caviglie e piedi stessi.

Quella dei piedi piatti si presenta spesso come una malformazione bilaterale, che coinvolge cioè entrambi i piedi di un individuo.

I piedi piatti nel bambino e nell’adulto

Quando sono i bambini a presentare il dismorfismo del piede piatto, quest’ultimo può presentarsi sotto due differenti forme cliniche: il piede lasso infantile e il piede piatto genetico evolutivo.

Il piede lasso infantile si verifica quando lo sviluppo muscolare del piede non coincide con l’età anagrafica del bambino. Se il piede si presenta mobile, sedute di fisioterapia e plantari appositi non apporteranno nessun beneficio a quello che può tranquillamente essere caratterizzato come un paramorfismo: fenomeno che si discosta dalla normale ma va comunque considerato normale perchè non sintomatico. Se invece il piede del bambino presenta rigidità e dolore si è di fronte al piede piatto genetico evolutivo che potrebbe necessitare di trattamento o intervento.

Soltanto il 5% degli adulti presenta il dismorfismo del piede piatto. Questo, nella grande maggioranza dei casi è del tutto asintomatico, e il paziente vive una vita senza limitazioni o stati dolorosi.  Soltanto alcuni casi necessitano invece di essere trattati in seguito alla comparsa di stati dolorosi, in genere a danno delle articolazioni connesse alla camminata: caviglie e ginocchia.

Quando presente nell’adulto, il dismorfismo può essere piede piatto flessibile nell’adulto – ovvero un piede piatto congenito non adeguatamente trattato – o piede piatto secondario – dipendente dalla disfunzione del muscolo tibiale posteriore, a fratture, a lacerazioni tendinee, ad artrite reumatoide, a neuropatia o a miopatia –.

I sintomi con cui si manifestano i piedi piatti

Come già ampiamente spiegato, spesso il dimorfismo dei piedi piatti si presenta come asintomatico e il paziente, sia esso un bambino o un adulto, non avverte alcun tipo di manifestazione dolorosa. L’unico segno presente è l’evidente mancanza dell’arco plantare ben visibile ed incurvato. Null’altro.

Nei rari casi in cui invece la mancanza di arco plantare si rifletta sulla postura del paziente, i sintomi del dismorfismo saranno:

Tra i sintomi associabili al dismorfismo dei piedi piatti vi è spesso anche l’iperpronazione. La pronazione consiste nella rotazione che il piede compie verso l’interno non appena poggia al suolo, il momento del “contatto iniziale” all’interno del ciclo completo del passo.

Si parla di iperpronazione o pronazione eccessiva quando il piede compie una rotazione troppo accentuata verso l’interno durante il contatto iniziale, spostando così l’intero peso del corpo sul lato interno o mediale del piede e non sull’intera pianta come invece dovrebbe essere. Questo sovraccarico – nella camminata a specialmente nella corsa – destabilizza il piede, che cercherà di bilanciare il carico con il movimento opposto all’iperpronazione con movimenti bio-meccanici a livello di ginocchia e anche.

Cause dei piedi piatti

Il dismorfismo del piede piatto può essere congenito, trasmesso in linea diretta da uno dei due genitori che ne soffre, oppure può essere adattivo, causato cioè da della condizione che ne hanno favorito la comparsa. Tra i possibili fattori scatenanti, si ritrovano:

La diagnosi dei piedi piatti

Come precedentemente accennato, nella maggior parte dei casi, il dimorfismo dei piedi piatti è una condizione che non porta alcuna sintomatologia. Soltanto in alcuni casi, in genere quando la deformazione dell’arco plantare è davvero evidente, può svilupparsi una sintomatologia per la quale sarà necessario un consulto di tipo specialistico.

Durante il consulto, lo specialista interpellato procederà alla realizzazione dell’anamnesi, concentrandosi in particolare sulla storia clinica familiare del paziente: non è raro infatti che il dismorfismo dei piedi piatti si trasmetta geneticamente. In genere, per diagnosticare i piedi piatti, possono essere già sufficienti l’anamnesi e l’esame obiettivo.

Quest’ultimo consiste in una serie di manovre diagnostiche, praticate dallo specialista al fine di riscontrare o meno la presenza dei segni indicativi della patologia in questione.

Nell’eventualità fossero necessarie ulteriori indagini, lo specialista richiederà l’esecuzione di raggi XTAC, ecografia o risonanza magnetica per approfondire ulteriormente il quadro clinico del paziente.

Il trattamento dei piedi piatti

Il modo corretto per trattare il dismorfismo dei piedi piatti dipende sostanzialmente dalla gravità del quadro clinico. Se quest’ultimo non si presenta particolarmente compromesso, l’ortopedico consiglierà di seguire una terapia non chirurgica o conservativa; in caso contrario potrebbe essere necessaria la terapia chirurgica.

Comprende l’utilizzo di ortesi plantari podologiche (plantari) modellate appositamente sul piede del paziente, esercizi di allenamento muscolare atti a rinforzare i muscoli delle gambe, utilizzo di apposite scarpe ortopediche, esercizi di fisioterapia per migliorare la tecnica di avanzamento nella camminata e nella corsa, se sovrappeso è previsto un programma dietetico per la perdita del peso corporeo in eccesso, farmaci antidolorifici, periodo di riposo da attività sportive o stancanti.

Esistono diverse opzioni chirurgiche per il trattamento del piede piatto, che vengono scelte in base alla gravità dei sintomi, all’età del paziente e ad altri fattori individuali. Una delle procedure comuni è la chirurgia di osteotomia, che comporta il taglio e la ridistribuzione delle ossa del piede per correggere l’arcata caduta. Questo può includere la rimozione di una porzione dell’osso del tallone o la correzione della posizione dell’osso del metatarso.

Un’altra opzione chirurgica è la fusione articolare, che coinvolge la fusione di una o più articolazioni nel piede per stabilizzare l’arcata e migliorare la sua capacità di sostenere il peso. Questa procedura è spesso considerata per i pazienti con piede piatto grave o deformità articolari significative.

Per i pazienti con piede piatto flessibile, in cui l’arcata si appiattisce solo quando il peso viene applicato al piede, la chirurgia di riposizionamento del tendine può essere un’opzione. Questo coinvolge la riparazione o il trapianto dei tendini del piede per rafforzare e sostenere l’arcata.

Infine, nei casi più gravi in cui le altre opzioni non sono efficaci, può essere considerata la chirurgia di correzione dell’articolazione subtalare, che coinvolge la ricostruzione o la sostituzione dell’articolazione subtalare per migliorare la stabilità e la funzione del piede.

È importante consultare uno specialista ortopedico per determinare la migliore opzione chirurgica per ogni singolo paziente, tenendo conto dei suoi sintomi, delle sue esigenze e del suo stile di vita.

Fonti bibliografiche:

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