Il viso che si apre in un sorriso. La noia che scatena uno sbadiglio. La bocca che emette le strofe di una canzone. Quando pensiamo alle nostre mascelle, spesso non ci rendiamo conto di quanto e come possano muoversi per disegnare il contorno del volto, seguendo le nostre espressioni e gli stati d’animo.
Ma c’è una funzione che mascelle e mandibole debbono svolgere. Quella di muoversi per consentirci di mangiare. E quindi nutrirci. Ma come mai “sbraniamo” un alimento che ci piace? E quanto pesa la masticazione continua, che per qualcuno è un problema, sull’assunzione del cibo e sul bisogno di alimentarci, magari faticando a rimanere nel peso ideale?
Una ricerca svela il segreto di questo meccanismo, sul fronte del controllo nervoso. Ed apre interessanti prospettive per il futuro controllo del sovrappeso. Oltre che di altri comportamenti compulsivi, non direttamente legati a e dell’obesità. Oltre che di altri comportamenti compulsivi.
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I neuroni BDNF e la fame
A scoprire cosa accade è uno studio condotto dagli esperti del Laboratorio di Genetica Molecolare dell’Università Rockfeller, pubblicato su Nature. Gli scienziati hanno identificato un semplice circuito che mette in collegamento attraverso tre neuroni (definiti BDNF) l’ormone che segnala che abbiamo appetito con la masticazione mascellare.
Il tutto passa ad alcune cellule nervose che si trovano all’interno dell’ipotalamo. Proprio questa zona dell’organo che si trova nel cranio, in caso venga danneggiata, può condurre all’obesità.
Cosa succede se si inibiscono i neuroni BDNF? Siamo ancora al livello di sperimentazione sugli animali, ma ci sono già osservazioni molto interessanti.
Se questi neuroni vengono silenziati, infatti, gli animali tendono a consumare una maggior quantità di alimenti. Ma non basta. La mascella in queste circostanze è portata a masticare, anche senza che ci siano stimoli legati all’appetito, agli alimenti o altro che potrebbero far pensare che è l’ora del pasto. al contrario, se questi neuroni vengono stimolati la mascella non mastica e si riduce l’assunzione di cibo. Insomma, anche la mascella entra nel gioco dei meccanismi che portano alla fame.
Perché è importante sapere dove si trovano i neuroni specializzati
I neuroni BDNF sono diffusi nel cervello. E giocano ruoli diversi, contribuendo a regolare lo sviluppo delle cellule nervose e la loro sopravvivenza. La ricerca svela che il loro compito sarebbe anche di regolare il controllo motorio della mascella, e chiarisce anche come limitando il contrarsi mascellare si possono agire anche sull’appetito, in un sistema assai complesso.
Quando mangiamo, infatti, a volte ci spinge il piacere, in altri casi l’abitudine, in altri lo stare assieme agli altri. Oltre ovviamente al controllo che possiamo porre nelle scelte. Anche la genetica e l’ambiente avrebbero un ruolo importante. Le mutazioni in diversi geni, tra cui quello che regola la leptina, l’ormone che sopprime la fame, e il fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), portano a un’eccessiva alimentazione, cambiamenti metabolici e obesità estrema.
Lo studio ha portato a capire che i neuroni BDNF in questione si trovano nell’ipotalamo ventromediale, una regione cerebrale profonda collegata alla regolazione del glucosio e all’appetito. E si è visto che i neuroni BDNF in quella zona, ma non altrove, vengono attivati quando gli animali diventano obesi.
Cosa succede e come avviene il controllo
Questo fa pensare (ma occorre dimostrarlo) che vengono attivati quando si aumenta di peso per sopprimere l’assunzione di cibo. Negli animali da esperimento, grazie a tecniche di optogenetica, si è provveduto a far esprimere o inibire i neuroni BDNF nell’ipotalamo ventromediale. Quando i neuroni venivano attivati, i topi smettevano completamente di mangiare, anche quando si sapeva che avevano fame.
Metterli a tacere aveva l’effetto opposto: i topi iniziavano a mangiare, e mangiare e mangiare e mangiare, divorando quasi il 1200% di cibo in più di quanto avrebbero normalmente fatto in un breve lasso di tempo.
Indipendentemente dal cibo offerto, in ogni caso, si è visto che l’attivazione dei neuroni BDNF ha soppresso l’assunzione di cibo. Non solo. L’inibizione del BDNF ha portato i topi a compiere movimenti di masticazione con la mascella, diretti a qualsiasi oggetto nelle vicinanze, anche quando il cibo non era disponibile. Questa compulsione a masticare e mordere era così forte che i topi rosicchiavano qualsiasi cosa intorno a loro. Insomma. siamo solo all’inizio. Ma cresce la speranza, in caso di conferma di questi studi e di ulteriori conoscenze, di capire come mai ci sono comportamenti compulsivi. E non solo verso il cibo.