Ipertrofia prostatica benigna: cos’è, sintomi, cause e cura

L'ipertrofia prostatica benigna è un ingrossamento non canceroso della ghiandola prostatica che può causare difficoltà nella minzione e altri sintomi urinari negli uomini, specialmente dopo i 50 anni

Pubblicato: 5 Aprile 2024 16:02

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Col passare degli anni, gli uomini possono essere soggetti ad alcuni disturbi e patologie che coinvolgono la prostata, un organo non presente nelle persone di genere femminile. Tra queste manifestazioni, piuttosto comune è l’ipertrofia prostatica benigna, che nella maggior parte dei casi non deve però preoccupare in quanto si tratta di condizione del tutto fisiologica.

Che cos’è l’ipertrofia prostatica benigna

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), anche detta iperplasia prostatica benigna o adenoma prostatico, consiste nell’aumento di volume della ghiandola prostatica. Si tratta di un ingrossamento di tipo benigno fisiologico tipico dell’avanzare dell’età. La crescita della ghiandola può verificarsi già intorno ai 40 anni ma trattandosi di un fenomeno lento e progressivo l’esordio dei sintomi si colloca nella maggior parte dei casi verso i 50 anni. Interessa circa la metà degli uomini sopra i 50 anni fino al 60-70% degli uomini sopra i 70 anni.

Pur trattandosi di un aumento di dimensioni di tipo benigno, rappresenta comunque una condizione clinica da non sottovalutare in quanto, se trascurata o non trattata, oltre a problemi di natura minzionale può avere ripercussioni importanti anche sulla funzionalità vescicale e renale.

Che cos’è la prostata

La prostata è una ghiandola esocrina dell’apparato genito-urinario maschile avente le dimensioni di una castagna situata al di sotto della vescica e anteriormente al retto. Contribuisce alla produzione del liquido seminale in quanto secerne il liquido prostatico. 

Il liquido prostatico rappresenta circa il 20-40% dell’eiaculato ed ha diversi compiti:

Cause dell’ingrossamento della prostata

La prostata ha dimensioni pari a quelle di una castagna, ma tende a crescere con il passare degli anni. La crescita della ghiandola è causata da uno squilibrio di tipo ormonale che determina una variazione del rapporto tra androgeni ed estrogeni ed è responsabile di un’aumentata proliferazione cellulare che a sua volta provoca un ingrossamento della ghiandola.

Ciò determina una progressiva compressione dell’uretra (canale che nell’uomo consente il passaggio di urine dalla vescica all’esterno attraverso il pene) che ostacola il fisiologico flusso di urine e causa un’ostruzione urinaria, responsabile della sintomatologia minzionale lamentata dal paziente. Inoltre, il ristagno di urine in vescica può dar luogo ad altre problematiche come infezioni delle vie urinarie (IVU), calcolosi vescicale fino a quadri più gravi come la compromissione della funzione renale.

Sintomi dell’iperplasia prostatica benigna

Essendo legato all’avanzare dell’età, l’ingrossamento della prostata è graduale e per questo anche i sintomi ad esso associati solitamente sono sfumati nelle fasi iniziali per poi peggiorare progressivamente. Molte volte l’aumento delle dimensioni della ghiandola prostatica può non essere percepito finché non si verificano importanti problemi nella minzione. 

sintomi che possono presentarsi in chi soffre di ipertrofia prostatica benigna sono: 

Altri sintomi possono essere:

La diagnosi dell’ipertrofia prostatica benigna 

La comparsa di una sintomatologia minzionale deve spingere il paziente a rivolgersi ad uno specialista urologo per effettuare una visita urologica.
Strumenti utili allo specialista per la diagnosi di ipertrofia prostatica benigna e per la cura sono : 

Come si cura l’ipertrofia prostatica benigna

La terapia dell’ipertrofia prostatica benigna dipende da diversi fattori sia legati alla severità dei sintomi del basso tratto urinario sia legati a complicanze della patologia stessa come calcolosi vescicale, infezioni urinarie ricorrenti , ritenzione urinaria fino alla cateterizzazione vescicale e deterioramento della funzionalità renale. Gli approcci per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna sono fondamentalmente di due tipi: medico e chirurgico.

L’approccio medico rappresenta il primo trattamento che viene proposto ai pazienti affetti da IPB e si avvale sia di farmaci cosiddetti “sintomatici” sia di farmaci che inibiscono la proliferazione cellulare prostatica quali gli inibitori delle 5-alfa reduttasi. I “farmaci sintomatici” determinano un miglioramento della sintomatologia del paziente senza avere effetti sulla crescita della ghiandola prostatica. Ne consegue che il paziente urinerà meglio ma l’ingrossamento prostatico non viene rallentato. I farmaci sintomatici appartengono a due classi di farmaci : gli alfa-litici e gli antagonisti dei recettori muscarinici. La scelta dipende dal tipo di sintomatologia da cui il paziente è affetto.

Gli inibitori della 5-alfa reduttasi invece rallentano la crescita della prostata. I loro effetti sono meno immediati rispetto ai sintomatici e si palesano dopo alcuni mesi di terapia. Il ricorso a questo tipo di farmaci dipende oltre che dalla sintomatologia del paziente anche dalle dimensioni della prostata. Spesso la terapia medica si avvale di una combinazione di farmaci sintomatici e degli inibitori della 5-alfa reduttasi.

Si ricorre invece alla chirurgia quando la terapia medica non è sufficiente a gestire la sintomatologia del paziente, quando il paziente non tollera la terapia medica o quando nonostante la terapia compaiono complicanze dell’ipertrofia prostatica benigna. L’obiettivo dell’intervento chirurgico è quello di rimuovere la porzione di prostata (adenoma prostatico) responsabile dell’ostruzione urinaria. Non viene quindi rimossa tutta la prostata ma solo la parte ostruttiva. Ciò significa che, anche dopo l’ intervento, il paziente dovrà continuare a eseguire dei controlli periodici della prostata poiché, non asportando tutta la ghiandola, il rischio di un cancro alla prostata è presente anche dopo l’intervento.

Il tipo di intervento a cui il paziente sarà sottoposto (endoscopico, a cielo aperto, laser) varia da paziente a paziente e tiene conto di vari aspetti tra cui le dimensioni della prostata, patologie di cui il paziente è affetto,  terapie che assume, precedenti interventi chirurgici etc etc… 

Come per ogni procedura chirurgica, presenta potenziali rischi e complicazioni. Le conseguenze collaterali possono variare in base al tipo di intervento effettuato, ma generalmente includono rischi immediati come sanguinamento, infezioni, reazioni avverse all’anestesia e possibili danni agli organi circostanti. A lungo termine, i pazienti possono sperimentare incontinenza urinaria, disfunzione erettile o eiaculazione retrograda, quest’ultima particolarmente comune dopo interventi come la resezione transuretrale della prostata (TURP). La stenosi uretrale e il rigonfiamento del collo vescicale sono possibili complicanze che possono richiedere ulteriori interventi. È essenziale che i pazienti discutano approfonditamente con il loro urologo i possibili esiti per scegliere la strategia terapeutica più adatta e minimizzare il rischio di effetti avversi.

L’IPB è una condizione fisiologica legata all’avanzare dell’età che può colpire gli uomini già a partire dai 40-45 anni e consiste nell’ingrossamento di tipo benigno della prostata. In base ai disturbi da essa provocati, può essere necessario il ricorso ad una terapia medica o chirurgica. Sarebbe opportuno rivolgersi all’urologo prima della comparsa dei sintomi a scopo preventivo o comunque nel momento in cui si presentano in modo da gestire la patologia prostatica adeguatamente e prevenirne le complicanze.

Fonti bibliografiche:

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