Insufficienza valvolare: cos’è, cause, sintomi

L'insufficienza valvolare è una condizione in cui una o più valvole cardiache non si chiudono correttamente, consentendo al sangue di fluire all'indietro nel cuore

Pubblicato: 23 Marzo 2024 15:02

Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Le valvole cardiache sono delle strutture anatomiche del cuore, la cui funzione principale è quella di regolare il passaggio di sangue all’interno del muscolo cardiaco, garantendo l’unidirezionalità del flusso ematico grazie ad un meccanismo di chiusura ermetica che impedisce il rigurgito di sangue all’interno delle cavità del cuore. Quando un paziente presenta anomalie strutturali o disfunzioni delle valvole cardiache, può andare incontro a delle patologie molto serie che rischiano di compromettere il funzionamento dell’intero organo cardiaco, definite valvulopatie.

Le valvulopatie possono essere di diverso tipo ed interessare una o più valvole cardiache contemporaneamente: nello specifico, i principali disturbi possono prevedere una stenosi dell’orifizio valvolare oppure un’insufficienza della valvola; essi possono essere sia di natura congenita sia di tipo acquisito. Il trattamento della condizione varia significativamente in base alla natura del disturbo e all’entità dei sintomi riportati. In alcuni casi, è possibile ricorrere ad una terapia farmacologica mirata, mentre nei casi più gravi è necessario intervenire chirurgicamente.

Anatomia del cuore

Prima di analizzare i disturbi che possono riguardare le valvole cardiache, può essere utile ripassare brevemente alcune delle principali caratteristiche anatomiche del cuore. Il muscolo cardiaco risulta diviso in due metà, una parte destra e una parte sinistra, ognuna delle quali consta in due camere distinte attraverso le quali scorre il sangue, ossia gli atri e i ventricoli. Il cuore destro e quello sinistro sono separati da una membrana laminari definite setti: tra l’atrio destro e l’atrio sinistro si trova il setto interatriale, mentre ventricolo destro e ventricolo sinistro sono separati dal setto interventricolare.

Sebbene la circolazione sanguigna all’interno dei comparti cardiaci sia separata, il cuore destro e quello sinistro si contraggono in maniera coordinata: prima si contraggono gli atri, poi si contraggono i ventricoli. Atrio e ventricolo di una stessa metà sono posti rispettivamente uno sopra l’altro e sono messi in comunicazione tra loro attraverso le valvole atrioventricolari: il sangue passa dall’atrio destro al ventricolo destro tramite la valvola tricuspide, mentre atrio e ventricolo sinistro comunicano tramite la valvola mitrale.

Inoltre, le cavità ventricolari sono dotate di altre due valvole cardiache, definite valvole semilunari: nella parte destra del cuore si trova la valvola semilunare polmonare, che regola il passaggio di sangue dal ventricolo destro all’arteria polmonare, grazie alla quale il sangue ricco di anidride carbonica giunge nei polmoni e per essere nuovamente arricchito di ossigeno; nel lato sinistro, invece, si trova la valvola semilunare aortica, posta tra il ventricolo sinistro e l’aorta, ossia l’arteria principale del corpo umano, deputata al trasporto di sangue ossigenato nell’organismo.

I movimenti compiuti dal cuore per pompare il sangue vengono definiti sistole (fase di contrazione) e diastole (fase di rilassamento).

Cosa sono le valvulopatie?

Quando le valvole cardiache presentano anomalie strutturali o disfunzioni che ne pregiudicano il funzionamento, si parla di valvulopatie. Le valvulopatie possono essere di diverso tipo e possono riguardare una qualsiasi delle valvole cardiache; tuttavia, i disturbi a carico del lato sinistro del cuore (valvola mitrale e valvola semilunare aortica) hanno un’incidenza tendenzialmente maggiore, mentre le patologie del lato destro (valvola tricuspide e valvola semilunare polmonare) sono generalmente di origine congenita o una conseguenza di altri disturbi patologici. Questa differenza è dovuta in parte alla pressione più alta nella parte sinistra del cuore, e in parte al gradiente di pressione che le valvole di sinistra sostengono. Questo aumentato gradiente pressorio quando non viene sostenuto dalle valvole, di solito porta a una sintomatologia più evidente e più grave.

Nello specifico, le malattie delle valvole cardiache possono comprendere: malformazioni delle strutture valvolaristenosi, ossia un restringimento dell’orifizio valvolare che comporta un inadeguato apporto ematico al muscolo cardiaco; insufficienza valvolare, ossia difetti nel meccanismo di chiusura ermetica che ne compromettono la continenza. Tali condizioni possono presentarsi singolarmente oppure essere compresenti tra loro, tuttavia, generalmente, le valvulopatie sono caratterizzate da un andamento progressivamente degenerativo, che può arrivare a compromettere il funzionamento dell’intero organo cardiaco.

Insufficienza valvolare: cos’è

L’insufficienza valvolare è uno dei principali disturbi associati alle valvole cardiache; in base alla valvola colpita è possibile distinguere diversi tipi di insufficienza:

Le valvole cardiache sono costituite da membrane sottili che si aprono e si chiudono in modo coordinato ad ogni battito del cuore, permettendo al sangue di muoversi in una sola direzione; il meccanismo di apertura e chiusura delle valvole dipende dal gradiente di pressione, ossia dalla differenza di pressione che si viene a creare tra i vari comparti cardiaci durante le fasi di sistole e diastole. Nei pazienti affetti da insufficienza valvolare, questo meccanismo presenta delle anomalie che comportano una totale o parziale mancanza di adesione tra le membrane valvolari.

Quando le valvole non si chiudono correttamente, il sangue tende a refluire all’interno della cavità cardiaca che la precede, causando una diminuzione del volume di eiezione e della gittata cardiaca. In questi casi, se il cuore non riesce a pompare adeguatamente il sangue ad organi e tessuti, questi possono soffrire di condizioni di ipossia e carenze nutritive. Inoltre, a causa del rigurgito sanguigno, le pareti delle cavità cardiache tendono a dilatarsi ed ispessirsi (ipertrofia), determinando rigidità del muscolo miocardico difficoltà di contrazione, che possono risultare in gravi scompensi cardiaci.

Cause di insorgenza dell’insufficienza valvolare

Come già accennato, l’insufficienza valvolare può essere di tipo congenito oppure acquisito, ossia sviluppata nel corso del tempo a causa di eventi traumatici, disturbi patologici associati o con l’avanzare dell’età. Sebbene le cause di insorgenza possano variare sensibilmente in base alla valvola colpita, è possibile individuare alcuni dei fattori principali che determinano un’insufficienza valvolare. Innanzitutto, l’insufficienza può essere data da cause congenite, quali:

L’insufficienza valvolare può essere inoltre una conseguenza di altri disturbi come:

In alcuni casi, l’insufficienza valvolare può avere origini infettive, come nel caso di endocarditi o di febbre reumatica dovuta ad infezioni batteriche; oppure può insorgere a causa di processi infiammatori come:

Infine, e l’insufficienza valvolare può essere dovuta a:

Quando non è possibile individuare nessuna causa scatenante, si parla di forme idiopatiche di insufficienza.

Quali sono i sintomi principali dell’insufficienza valvolare

Generalmente l’insufficienza valvolare è caratterizzata da un processo evolutivo piuttosto lento: negli stadi iniziali si presenta in modo pressoché asintomatico, con un rigurgito sanguigno di entità minima; il paziente può impiegare anche diversi anni prima di manifestare i primi sintomi. Come già detto, l’insufficienza valvolare può degenerare nel tempo, comportando difficoltà sempre maggiori per il muscolo miocardico, che può essere sottoposto a notevole stress ed andare incontro a disfunzioni ingravescenti.

Nel caso in cui l’insufficienza insorga a seguito di violenti traumi al petto, infarti del miocardio lesioni dovute ad infezioni, la comparsa dei sintomi può essere improvvisa. I principali segni di un’insufficienza valvolare includono:

Diagnosi dell’insufficienza valvolare

Riconoscere precocemente una malattia delle valvole cardiache è molto importante al fine di intervenire tempestivamente ed evitare un significativo peggioramento dei sintomi: sebbene, infatti, l’insufficienza valvolare sia generalmente ben sopportata dal paziente, essa può comportare scompensi irreversibili se non trattata tempestivamente e adeguatamente.

Per diagnosticare una valvulopatia è necessario sottoporsi ad una scrupolosa visita cardiologica: durante il controllo il medico effettuerà un esame obiettivo delle condizioni generali del paziente, valutando anche l’addome e gli arti per verificare la presenza di un accumulo di liquidi, ed ausculterà il cuore ed i polmoni per individuare eventuali soffi o anomalie; inoltre, egli valuterà i sintomi riportati ed indagherà l’anamnesi personale e famigliare del paziente per escludere eventuali patologie presenti o pregresse che possono interessare il cuore.

Al termine della visita, il cardiologo può prescrivere alcuni esami specifici come:

Trattamento dell’insufficienza valvolare

Il trattamento dell’insufficienza valvolare varia naturalmente in base al tipo di disturbo e alla valvola colpita, in base all’entità dei sintomi o all’età del paziente. In generale, un’insufficienza lieve non necessita di trattamento, sebbene in alcuni casi possa essere opportuno impostare un’apposita terapia farmacologica a base di:

Nei casi più gravi è invece necessario un intervento chirurgico. La cardiochirurgia moderna consente di operare con tecniche microinvasive per la riparazione o la ricostruzione della valvola malfunzionante, andando ad intervenire direttamente sui lembi o sull’anello della valvola interessata. In alcuni casi risulta necessario rimuovere la valvola malata tramite intervento chirurgico per sostituirla con una di tipo artificiale o biologico. In alcuni casi si scelgono approcci moderni con la sostituzione o la modifica delle valvole in modalità trans-catetere (come TAVI o MitraClip).

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