Glifosato, è veramente pericoloso per la salute?

Il glifosato è l’erbicida più usato in agricoltura, sui cui c’è un acceso dibattito perché di recente l’Europa ha ritenuto ingiustificato che fosse classificato come probabile cancerogeno

Pubblicato: 16 Gennaio 2024 11:15

Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Nei mesi scorsi l’Europa ha esteso di altri 10 anni il periodo di approvazione di questa sostanza sulla base del comunicato dell’ECHA. Il glifosato è davvero pericoloso? Leggendo con attenzione il parere scientifico scopriamo che ci sono tante questioni in sospeso o che dovranno essere risolte definitivamente.

Glifosato, una questione attuale

Sull’impiego del glifosato come erbicida campeggia da diversi anni più di qualche perplessità per quanto riguarda il profilo di sicurezza per l’uomo e anche per l’ambiente. L’approvazione del glifosato in agricoltura risale addirittura agli anni Settanta del XX secolo quando i potenziali rischi per la salute erano sconosciuti. Nel marzo del 2015 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) concluse che c’erano forti evidenze di genotossicità e alla fine, il glifosato, venne classificato all’interno del gruppo 2A come probabile cancerogeno per l’uomo. Ciononostante, a livello europeo il periodo di approvazione dell’uso del glifosato scaduto il 15 dicembre 2023 è stato rinnovato di altri 10 anni.

Secondo quanto previsto dal regolamento la Commissione è obbligata a adottare un regolamento di esecuzione quando non viene raggiunta la maggioranza qualificata, come è avvenuto sia durante la votazione presso il comitato permanente che in quella presso il comitato di appello. Quindi, sulla decisione finale ha pesato il parere dell’agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) che, pur classificando il glifosato come causa di gravi danni agli occhi e tossico per la vita acquatica, ha concluso che la classificazione del glifosato come cancerogeno è ingiustificata. Riassumendo, il glifosato secondo lo IARC è un probabile cancerogeno mentre secondo L’Agenzia europea preposta è improbabile che lo sia. Nel dubbio via libera al glifosato.

Però, sono state introdotte alcune condizioni e restrizioni sull’impiego del glifosato al fine di tutelare con più rigore la salute dell’uomo, di altri organismi e di ridurre l’impatto ambientale dell’erbicida. Inoltre, gli stati membri in quanto responsabili dell’autorizzazione nazionale dei prodotti fitosanitari, hanno la facoltà di “poter limitare l’uso a livello nazionale e regionale…in particolare tenendo conto della necessità di tutelare la biodiversità”. Infatti, gli stati membri sono obbligati a vigilare sul rischio ambientale al fine di garantire che gli organismi non bersaglio e l’ambiente siano protetti. Perciò, è stato introdotto l’obbligo di presentare informazioni sui possibili impatti indiretti sulla biodiversità: sulle piante selvatiche, sui mammiferi erbivori e su altri organismi non bersaglio come le api ed altri impollinatori che devono essere monitorati.

Che cos’è il glifosato

Il glifosato è una sostanza attiva molto usata negli erbicidi. In commercio, esistono molte formulazioni a base di glifosato e altre sostanze chimiche. Possiamo definirlo come diserbante sistemico o totale, cioè non è selettivo, in grado di distruggere tutte le piante cosiddette infestanti ed è relativamente economico. È presente in molti erbicidi diffusi in tutto il mondo che vengono utilizzati in agricoltura, in orticoltura ed a livello urbano al fine di mantenere liberi dagli infestanti gli spazi pubblici.

Naturalmente, l’agricoltura è il settore dove viene maggiormente utilizzato ma con finalità non sempre strettamente correlate all’azione erbicida. Infatti, in alcuni Paesi extra UE, quali gli Stati Uniti ed il Canada, il glifosato viene usato anche come essiccante preraccolta al fine di accelerare e rendere uniforme la maturazione del grano. Inoltre, anticipando il raccolto si riduce il rischio di incorrere in precipitazioni piovose e basse temperature che potrebbero danneggiare il raccolto riducendone la resa.

Come limitare i rischi per la salute

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “l’uso eccessivo di pesticidi è molto pericoloso per la salute umana e per l’ambiente”. Basti pensare che si stima i pesticidi siano responsabili di circa 200.000 decessi per avvelenamento acuto ogni anno, il 99% dei quali si verifica in Paesi in via di sviluppo dove le norme in materia di salute e ambiente sono scarse e spesso disattese quando presenti. Tra le categorie più sensibili, i bambini e le donne incinte sono i più vulnerabili all’esposizione ai pesticidi. Sappiamo che l’esposizione cronica a pesticidi è stata correlata:

Fortunatamente, come ci ricorda la Coldiretti in Italia sono in vigore divieti e restrizioni concernenti l’uso del glifosato al fine di tutelare la salute dei consumatori dei prodotti agricoli. Infatti, le più significative limitazioni all’uso del glifosato riguardano il divieto di adoperare il glifosato all’interno di:

Perciò, gli agricoltori italiani possono usare il glifosato solo nelle fasi di presemina in modo da aumentare il livello di sicurezza per i consumatori riducendo i rischi derivanti dall’esposizione a questo erbicida. Ma saranno veramente sufficienti queste prescrizioni? Esistono alcune realtà che hanno deciso di abbracciare una politica completamente intransigente verso l’uso dei pesticidi.

Ad esempio, alcuni comuni italiani hanno aderito alla rete dei “comuni liberi da pesticidi”, una realtà ancora marginale ma significativa, che senz’altro ha il merito di porre al centro del dibattito la questione della sicurezza di impiego dei pesticidi. Senza arrivare a posizioni così radicali, in Italia c’è una Regione che ha deciso in autonomia di avvalersi della facoltà di porre delle restrizioni circa l’utilizzo del glifosato. Infatti, ad oggi la Toscana è l’unica Regione che attraverso il decreto dirigenziale 2085 del 12 febbraio 2012 ha stabilito il divieto di utilizzare il glifosato a partire dal 15 maggio 2021. Infine, concludiamo questo riassunto dei fatti con una domanda aperta: è normale che in Italia l’uso del glifosato è consentito solo nella fase di presemina ma acquistiamo il grano canadese o statunitense in cui il glifosato viene impiegato come essiccante prima della raccolta? Ai posteri l’ardua sentenza.

I dubbi sulla sicurezza del glifosato non sono figli del caso

Leggendo con attenzione il comunicato dell‘EFSA a proposito del glifosato si evince come i dubbi sulla sicurezza sull’uso dell’erbicida non siano stati completamente dissipati. Al contrario, sebbene la valutazione sull’impatto del glifosato non abbiano mostrato alcuna area di preoccupazione critica sono state evidenziate alcune lacune sui dati che lasciano in sospeso alcune questioni.

Scopriamo così che all’interno del paragrafo “questioni che non è stato possibile risolvere in via definitiva” ritroviamo: il rischio alimentare, il rischio per le piante acquatiche e la valutazione delle impurità nell’erbicida. Ma non finisce qui: c’è anche la sezione “questioni in sospeso” che riguarda la tossicità a breve a lungo termine, il potenziale neurotossico, effetti sulla biodiversità ed il microbioma. Inoltre, è stato riportato un rischio elevato per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato. Quindi, appena più del 50% degli studi hanno mostrato la pericolosità del glifosato per i mammiferi: dunque secondo L’EFSA possiamo dormire sonni tranquilli.

Sebbene ulteriori indagini siano necessarie al fine di dipanare alcuni aspetti controversi in merito alla sicurezza di impiego del glifosato, disponiamo di numerosi studi che mostrano una relazione tra l’uso dell’erbicida incriminato ed una serie di patologie. Soltanto per fare qualche esempio, è stata osservata una disfunzione del metabolismo lipidico provocata dal glifosato che potrebbe essere associata a possibili rischi per la salute quali:

Inoltre, negli studi epidemiologici il glifosato è stato associato ad un aumento del rischio di alcuni tumori emopoietici. Esperimenti condotti in vitro e su animali mostrano che il glifosato può indurre stress ossidativo, che è una caratteristica importante degli agenti cancerogeni. Infatti, è stato osservato un incremento di alcuni biomarcatori urinari dello stress ossidativo nei soggetti che avevano subito una recente esposizione professionale al glifosato. Tuttavia, sull’esposizione dei lavoratori al glifosato a lungo termine non disponiamo ancora di prove sufficienti, sebbene i risultati parziali sembrerebbero confermare quanto riscontrato a proposito dell’esposizione a breve termine.

In sintesi, nonostante siano stati prodotti molti lavori scientifici che ci mettono in guardia circa la pericolosità del glifosato per la salute umana, per gli animali e per l’ambiente, in assenza di studi che siano stati condotti a lungo termine e di prove schiaccianti che ne dimostrino la pericolosità, via libera alla commercializzazione del glifosato anche se a certe condizioni. Ma il principio della prudenza dove è andato a finire?

Perché l’Italia si è schierata a favore del glifosato?

La vicenda della proroga al glifosato ci porta a fare qualche doverosa riflessione perché alcuni aspetti restano oscuri. Senza voler perdersi in considerazioni complottistiche circa presunte pressioni che le lobby dell’agrochimica avrebbero esercitato a livello europeo, che lasciano il tempo che trovano, è opportuno cercare di comprendere le logiche che hanno orientato le scelte dei singoli governi. Infatti, l’Italia nell’ottobre 2022 aveva votato a favore del rinnovo dell’autorizzazione all’utilizzo del glifosato, mentre nella votazione tenutasi presso il comitato di appello si è astenuta, peraltro unitamente a paesi come la Germania e la Francia.

Quindi, l’Italia ha espresso chiaramente una posizione favorevole a prorogare l’uso del glifosato. Allora, la domanda che dovremmo porci è perché mai l’Italia, patria mondiale dei prodotti enogastronomici di altissima qualità e paese dalle norme e dai controlli ferrei in tema di sicurezza alimentare, ha preso questa posizione? Quale sarebbe l’interesse nazionale? Anche perché, se è pur vero che alcuni paletti in merito all’impiego del glifosato sono stati confermati o rafforzati, più di qualche legittimo dubbio sulla sicurezza per l’uomo e per l’ambiente permane.

Una spiegazione potrebbe esserci stata fornita da Confagricoltura quando afferma che “il mancato rinnovo dell’autorizzazione avrebbe avuto rilevanti conseguenze sui livelli di produzione”. In Italia, come nel resto nel mondo, Il glifosato è il diserbante più utilizzato e la sua messa al bando avrebbe avuto effetti economici importanti. Perché, come è stato detto, il glifosato funziona bene e costa relativamente poco.

Fonti Bibliografiche

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