Quando si parla di foro maculare, ci si riferisce da un vero e proprio foro, un buco, all’interno della macula: la zona centrale della retina con funzione di visione centrale.
La macula – o macula lutea – si presenta come una macchia di colore giallo dalle dimensioni di 5,00-5,50 mm di diametro che – ad una distanza di circa 4 mm dal nervo ottico – viene a formarsi presso la zona della retina dove si concentra la maggior acuità visiva, quella in cui i dettagli vengono focalizzati in maniera migliore. Di conseguenza, la presenza del foro maculare, oltre ad interrompere la normale continuità della superficie della retina, è causa di gravi disturbi alla vista.
Non tutte le condizioni di foro maculare hanno però la medesima gravità, quest’ultima dipende dalle dimensioni dell’apertura della macula, quindi da quanto il foro interessi la superficie retinica. Gli stadi di gravità sono i seguenti:
- Stadio I – foro maculare con distacco foveale
Allo stadio I, il foro maculare è caratterizzato da un’alterazione della regione interessata dalla fovea (una delle 4 regioni riconosciute all’interno della macula). Nonostante costituisca lo stadio meno grave del foro maculare, se non trattato, almeno nella metà dei casi rischia di andare incontro ad un peggioramento. Nell’altra metà dei casi, invece, regredisce spontaneamente.
- Stadio II – foro maculare a spessore parziale
Allo stadio II la perdita di tessuto retinico a livello maculare è parziale e pertanto il foro viene definito lamellare. Se l’acuità visiva è bassa c’è l’indicazione al trattamento altrimenti nel 70/80% dei casi potrebbe incorrere in uno spontaneo peggioramento.
- Stadio III – foro maculare a tutto spessore
Il III stadio rappresenta la peggior condizione del foro maculare, nel quale si riscontra un sollevamento completo della retina attorno alla zona dell’apertura maculare e la perdita di tessuto retinico a livello maculare è completa sino all’epitelio pigmentato retinico. I pazienti che riscontrano un foro maculare al III stadio lamentano gravi problemi alla vista e – se non sottoposti alle adeguate terapie – l’acuità visiva rimane molto bassa
Chi soffre di foro maculare, in genere ravvisa la patologia a danno di un occhio soltanto; in tal caso si è di fronte a foro maculare monolaterale. In rari casi, però, la patologia potrebbe colpire contemporaneamente entrambi gli occhi; in tal caso si è di fronte a foro maculare bilaterale.
Indice
Classificazione dei fori maculari
I fori maculari possono essere classificati in base a diversi fattori:
Il modo in cui influenzano la retina:
- Fori maculari completi – quando lo strappo interessa l’intero spessore della retina.
- Fori lamellari – quando influenzano lo spessore della retina solo parzialmente.
- Pseudofori – In questo caso, il paziente di solito è affetto da membrana epiretinica (MER).
La loro origine:
- Fori maculari post-traumatici. Sono quelli che compaiono a causa di traumi diretti o indiretti a carico dell’occhio.
- Fori maculari idiopatici. Quando non c’è un trauma precedente che giustifichi la comparsa del problema e questo è solitamente legato all’età del paziente.
- Fori maculari miopici. Si presentano in pazienti con un elevato grado di miopia. Il problema, in questo caso, si verifica in giovane età e può portare ad un distacco della retina.
Quali sono le cause e i fattori di rischio del foro maculare
Il foro maculare è una patologia oculare che, in genere, colpisce pazienti con più di 60 anni di età; in particolare appartenenti al sesso femminile in proporzione di 2:1.
Una delle cause cui è possibile attribuire la formazione del foro maculare è il distacco posteriore dell’umore vitreo con conseguente trazione vitreomaculare. L’umore vitreo – o corpo vitreo – è quella sostanza incolore dal volume costante che, anteriormente, funge da sostegno per cristallino e, posteriormente, funge da sostegno per la retina. Con l’avanzare dell’età, l’umore vitreo tende a perdere la sua turgida consistenza, ritirandosi e fungendo sempre meno da sostegno per la retina: questo processo è noto con il nome di “distacco posteriore del vitreo”. Questo distacco può, di conseguenza, determinare il fenomeno della “trazione vitreomaculare” nel momento in cui, l’umore vitreo stesso, si distacca dalla retina e porta con sé parte di quest’ultima assieme alla macula. Se la perdita di volume avviene in modo repentino, quasi violenti, retina e macula possono subire un trauma, strappandosi o subendo una lesione più o meno importante.
Il foro maculare può essere anche secondario ad altre condizioni, come ad esempio la retinopatia diabetica, un’affezione tipica dei pazienti diabetici caratterizzata da un danneggiamento del sistema vascolare della retina. Altre possibili cause sono rintracciabili in una forte miopia, nel distacco della retina, nel trauma della retina o in presenza di condizioni di edema maculare cistoide o di pucker maculare. Tuttavia, non sempre si può riconoscere una causa univoca nella formazione del foro maculare.
Riconoscere i sintomi del foro maculare
Le manifestazioni cliniche di questa patologia dipendono dallo stadio di avanzamento del foro maculare. Se, all’inizio, non si presentano particolari disturbi o sintomi, nello stadio finale si arriva ad una perdita significativa della visione centrale. Questo problema, infatti, colpisce la macula, area della retina responsabile della visione dei dettagli e della visione centrale. Pertanto, i principali sintomi oculari del foro maculare sono:
- Diminuzione o perdita dell’acuità visiva e, di conseguenza, della capacità di vedere piccoli dettagli a qualsiasi distanza. Questa perdita di acuità visiva interessa principalmente la visione centrale e si verifica negli stadi più avanzati della malattia.
- Visione distorta degli oggetti (metamorfopsia). Le linee vengono spesso percepite distorte.
- Un punto oscuro o cieco al centro del campo visivo o (scotoma). Nelle prime fasi della malattia può apparire semplicemente come regione offuscata.
Diagnosticare il foro maculare
Quando un paziente inizia ad avvertire alcuni dei sintomi – anche lievi – tra quelli sopra citati, è bene che prenda velocemente contatto col proprio medico oculista al fine di intervenire tempestivamente se quest’ultimo giungesse alla diagnosi di foro maculare. Solo intervenendo per tempo si potrebbe riuscire a recuperare completamente le precedenti facoltà visive.
Per eseguire una diagnosi di foro maculare, l’oculista farà immediatamente ricorso ad alcuni esami specialistici tra cui un esame del fondo oculare, una tomografia ottica computerizzata e, nel caso questa condizione fosse secondaria a una patologia vascolare o infiammatoria oculare, anche una fluorangiografia retinica.
- L’esame del fondo oculare permette di visualizzare quelle che sono le strutture interne del bulbo oculare mediante l’utilizzo di alcuni colliri per dilatare la pupilla.
- La tomografia ottica computerizzata è un esame in grado di fornire scansioni molto precise dei vari elementi che compongono l’occhio: cornea, retina, macula e nervo ottico. Non invasivo e non doloroso, si esegue grazie ad uno strumento che emette un fascio laser privo di radiazioni nocive per il paziente.
- La fluorangiografia retinica è una procedura che permette di analizzare eventuali patologie vascolari a carico dell’occhio. Mediante l’iniezione in vena di un colorante non tossico – la fluoresceina – sarà possibile scattare delle vere e proprie fotografie del flusso sanguigno circolante all’interno dei vasi sanguigni oculari.
Una volta eseguite le indagini strumentali, l’oculista sarà in grado di formulare una diagnosi precisa e di somministrare al paziente la terapia più adeguata alle sue condizioni cliniche.
Foro maculare: la terapia più adeguata
Il foro maculare può essere curato chirurgicamente solo dopo una previa valutazione dello stato di salute visiva del paziente in cui venga verificato se, ad esempio, sono presenti ulteriori malattie o se vi sono prove dell’insorgenza della cataratta.
La vitrectomia consiste nell’asportazione del vitreo e dello strato più interno della retina, chiamato membrana limitatrice interna. Questa membrana è infatti, di solito, la causa principale della trazione e rottura della macula.
La chirurgia vene conclusa inserendo nel bulbo oculare gas oppure aria e viene chiesto al paziente di rimanere, nei tre giorni post-operatori, in posizione prona (faccia in giù). L’aria o il gas si riassorbiranno nel giro di 3-7 giorni. Il mantenimento di questa postura nell’immediato postoperatorio è importante per la chiusura del foro e quindi per il miglioramento visivo.
Il recupero della vista dopo l’intervento di vitrectomia dipende dall’entità del danno verificatosi a livello della macula e dallo stadio di evoluzione del foro al momento del trattamento.
Se l’intervento chirurgico viene eseguito durante le prime fasi della malattia porta, di solito, ad ottimi risultati e il recupero della vista del paziente è quasi totale. Per questo motivo è molto importante riuscire a fare una diagnosi precoce della malattia e agire tempestivamente per recuperare quanto più possibile l’acuità visiva.
Recentemente è apparso un farmaco da iniettare nella cavità vitrea che, in caso di piccoli fori può liberare dalla trazione del vitreo e chiudere il foro senza bisogno di un’operazione.