Flunami, che cosa s’intende e perché è allarme

Aumentano i casi di influenza da variante K, con un record per il periodo stagionale. Come distinguerla da altre sindromi parainfluenzali

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

I numeri sono da record, ne sono convinti gli esperti che di fronte all’incremento dei casi di contagio di influenza – complice la variante K – parlano di “flunami”, ossia un neologismo che unisce flu (influenza, in inglese) e tsunami, a indicare l’ondata che si sta registrando. I sintomi, però, sono spesso molto simili ad altre sindromi respiratorie che si possono sovrapporre o confondere. Ecco come distinguerle e come trattarle.

È arrivato il “flunami”

“Come ogni anno il periodo compreso tra dicembre e febbraio rappresenta la fase di massima circolazione virale”, ha spiegato l’Amcli Ets, l’Associazione microbiologi clinici italiani. Negli ultimi giorni, però, si è verificata un’impennata di casi, confermata anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

La stagione influenzale quest’anno nella Regione Europea, infatti, è definita “precoce e intensa”, a causa della variante K che sta “mettendo sotto pressione i sistemi sanitari di alcuni Paesi”. L’ufficio regionale dell’Oms per l’Europa ha spiegato che l’anticipo è pari a quattro settimane: al momento circa 27 dei 38 paesi della Regione dichiarano un’attività influenzale elevata o molto elevata. Si tratta di Irlanda, Kirghizistan, Montenegro, Serbia, Slovenia e Regno Unito, dove oltre la metà dei pazienti sottoposti a test per sindrome simil-influenzale è risultata positiva all’influenza.

Oms, record di influenza a causa della variante K

“L’influenza arriva ogni inverno, ma quest’anno è un po’ diverso”, ha dichiarato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms Europa. “Un nuovo ceppo, il sottoclade K dell’influenza A H3N2, sta causando infezioni, sebbene non vi siano prove che causi una malattia più grave.

Questa nuova variante dell’influenza stagionale rappresenta ora fino al 90% di tutti i casi confermati nella regione europea. Ciò dimostra come anche una piccola variazione genetica nel virus influenzale possa esercitare un’enorme pressione sui nostri sistemi sanitari, poiché le persone non hanno un’immunità consolidata verso questo ceppo”, ha aggiunto Kluge.

Come diagnosticare il flunami

All’influenza, però, si uniscono altre sindromi parainfluenzali con caratteristico interessamento delle vie respiratorie che a volte è difficile da distinguere dall’influenza vera e propria: in genere si tratta di febbre, naso chiuso, mal di gola, tosse e difficoltà nella stessa respirazione.

“Le sindromi respiratorie osservate in questo periodo non sono causate esclusivamente dal virus influenzale”, confermano gli esperti dell’Associazione microbiologi clinici italiani, che aggiungono: “A fronte della contemporanea circolazione di più agenti virali, la diagnosi clinica basata esclusivamente sui sintomi non consente di identificare con certezza l’agente responsabile dell’infezione”.

Infatti, molti dei casi registrati nelle ultime settime e che talvolta hanno anche costretto a ricoveri ospedalieri, sono legate ad altre sindromi: “Complessivamente, i virus influenzali sono responsabili di circa un quarto delle infezioni respiratorie rilevate”, con una prevalenza del “ceppo A/H3N2 presente nel vaccino stagionale, mentre i restanti casi sono attribuibili soprattutto a rinovirus, adenovirus e virus parainfluenzali, oltre al Sars-CoV-2” responsabile del Covid-19, sottolinea ancora l’Amcli Ets.

L’importanza del tampone

“L’unico strumento capace di fornire una certezza diagnostica è il tampone nasofaringeo, che esaminato presso i Laboratori di Microbiologia permette, tra tutti i virus respiratori, di identificare con appropriatezza l’agente patogeno – spiegano i microbiologi – L’impiego di test microbiologici rapidi e innovativi consente di distinguere le infezioni virali da quelle batteriche, garantendo scelte terapeutiche appropriate ed evitando l’uso non necessario di antibiotici, inefficaci contro i virus, ma indispensabili nelle infezioni respiratorie sostenute da batteri come ad esempio lo pneumococco, principale microrganismo responsabile della polmonite”.

Il picco di contagi: i numeri

A fornire una fotografia chiara della situazione degli ultimi giorni sono i dati del sistema di sorveglianza RespirVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, che monitora le sindromi respiratorie acute. “Nella settimana tra l’1 e il 7 dicembre sono stati registrati circa 695mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute, circa 100mila in più rispetto alla settimana precedente.

Nel complesso si stima che nel corso della stagione possano essere coinvolti circa 16 milioni di italiani, un numero in linea con la passata stagione”, spiega l’Amcli, confermando che quello che si sta verificando è un anticipo rispetto alla curva stagionale, che però potrebbe concludersi con numeri in linea con quelli degli anni precedenti.

I bambini sono i più colpiti

A trainare al rialzo la curva di casi di influenza sono al momento i più giovani, in particolare bambini e ragazzi, complice la maggior facilità di trasmissione dei virus in ambienti scolastici dove i contatti sono più ravvicinati e non sempre i bambini riescono a osservare le norme igieniche raccomandate.

La conseguenza è che nella prima settimana del mese “l’incidenza delle infezioni respiratorie è stata pari a 12,4 casi ogni 1.000 assistiti, con un impatto particolarmente significativo nella fascia di età pediatrica sotto i 4 anni”, dove “l’incidenza risulta tripla rispetto alla popolazione generale”.

Dove circola di più l’influenza

A livello territoriale esistono alcune differenze: “Le regioni maggiormente interessate sono Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Sardegna”, spiegano gli esperti Amcli.

Per questo i microbiologi raccomandano la vaccinazione “gratuita per bambini dai 6 mesi ai 6 anni, donne in gravidanza, over 60, soggetti con patologie croniche, personale sanitario e personale di pubblica sicurezza”, che “in alcune Regioni la gratuità è estesa all’intera popolazione. Considerata la prosecuzione della circolazione virale nelle prossime settimane, la vaccinazione rappresenta uno strumento di prevenzione ancora pienamente utile”.

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