Dal taxi alla falegnameria: 4 imprenditrici contro gli stereotipi di genere nel lavoro grazie alla digitalizzazione

Dalle calzature alla falegnameria: SumUp racconta la storia di 4 donne imprenditrici che hanno seguito la passione per la propria professione, superando gli stereotipi di genere.

Pubblicato: 8 Marzo 2022 11:52

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Nel 2022 il genere conta ancora nelle professioni? Sì e lo dimostrano i dati ILOSTAT che analizzano l’occupazione per sesso in ben 121 paesi. Infatti se le donne sono più presenti nei lavori di assistenza alla persona (88%) oppure nelle professioni sanitarie (76%), sono meno rappresentate nel settore delle costruzioni e dei trasporti (17%).

Nonostante ciò vi sono alcuni esempi che ci dimostrano come le donne siano in grado di affermarsi e svolgere qualsiasi ruolo, abbattendo gli stereotipi. Proprio per questo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, SumUp, fintech leader nel settore delle soluzioni digitali e cashless per le piccole imprese, ha voluto raccogliere e raccontare le storie di quattro imprenditrici coraggiose. Donne che hanno superato le barriere di genere e i luoghi comuni, scegliendo attività e professioni considerate tradizionalmente “maschili”.

“Molte imprenditrici che utilizzano SumUp – spiega Umberto Zola, Growth Marketing Lead – sono donne che hanno scelto di seguire l’amore per la propria professione al di là degli stereotipi di genere e di promuovere il proprio business digitalmente. Vogliamo condividere le storie delle nostre imprenditrici più ispirazionali, per abbattere ogni pregiudizio e dimostrare che tutte le donne possono svolgere qualsiasi attività ed inseguire il proprio sogno”. Donne coraggiose, che hanno scelto di inseguire una passione con tenacia, superando i preconcetti e innovando mestieri antichi grazie agli strumenti digitali.  

Daniela Diletti, artigianalità oltre gli stereotipi

A rivoluzionare il mondo delle calzature ci ha pensato Daniela Diletti, imprenditrice marchigiana che, nel 2012, ha fondato la sua azienda. Partita da un primo negozio a Torino, ha poi realizzato alcuni temporary store in Italia e in giro per il mondo, oltre a un e-commerce.

La sua è stata una rivoluzione sia digitale, che culturale, che va avanti ancora oggi e ha come obiettivo quello di abbattere la distanza fra cliente finale e produttori, superando gli stereotipi legati alla figura femminile. “Quello del design e della produzione di scarpe è un ambiente prettamente maschile – racconta Daniela -. Le scarpe vengono realizzate soprattutto secondo parametri estetici maschili che vedono i piedi delle donne idealizzati e conformistici: da sempre si immagina la figura femminile con piedi minuti e scarpe piccole. Viene, dunque, considerato normale che l’indossare delle calzature, soprattutto per una donna, debba rivelarsi un po’ doloroso, non dando ascolto alle esigenze personali: da qui deriva che i problemi di deformazione del piede nutrono anche una forte derivazione culturale”.

Per portare avanti questa importante battaglia, Daniela ha puntato tutto sul dialogo con le donne. “Ho sempre cercato di comprendere da vicino le problematiche femminili e di comunicare attivamente per risolverle – svela -. Ecco perché, prima di vendere un paio di scarpe ad una cliente, non domando mai la taglia che indossa, ma la misura del suo piede, oltre ad eventuali problemi o patologie. Utilizzo strumenti digitali e di messaggistica per coinvolgere le mie clienti all’interno del processo produttivo e per fornire un’assistenza dettagliata durante tutte le fasi dell’acquisto, arrivando a conoscere attentamente chi c’è dall’altra parte della chat”.

La storia di Daniela dimostra come sia possibile, con coraggio, superare gli stereotipi di genere. “Il business è da sempre considerato materia maschile – rivela – e credo che i pregiudizi nei confronti delle donne che si occupano o fanno impresa esistano ancora: tuttavia, non li ritengo ostacolanti”, continua. “È fondamentale per una donna riuscire a superare questa prima barriera di diffidenza e non smettere di credere nel proprio progetto”. Un consiglio utile per iniziare? Sfruttare gli strumenti digitali a disposizione oggi – dai social al POS mobile SumUp – per avviare il proprio business in modo semplice e veloce.

Lorena d’Agostino, la sfida delle donne al volante 

Lorena d’Agostino è una delle prime tassiste donne nella storia. Ha avviato la sua attività a Milano nel lontano 1990 inseguendo l’amore per la guida. A spingerla verso questo mestiere è stata la volontà di potersi gestire autonomamente e incontrare ogni giorno persone nuove. Quella del tassista è una professione da sempre  associata alla figura maschile, ma questo non ha fermato Lorena. “Trent’anni fa una tassista era considerata come un alieno – rivela -: molti si rifiutavano di salire in macchina quando si accorgevano che sono una donna. Attualmente episodi simili sono molto rari, fortunatamente”.

Negli anni Lorena ha visto cambiare e aggiornarsi il lavoro di tassista. Un esempio è Wetaxi, l’app chiama taxi, o il POS mobile di SumUp. “Infatti il momento del pagamento, in particolare, richiede molta rapidità – spiega -. Fortunatamente quasi tutti i miei clienti pagano con la carta e ultimamente sempre più persone utilizzano la modalità contactless, pagando attraverso il telefono o lo smartwatch: il POS mobile di SumUp permette di accettare pagamenti digitali in modo smart, velocizzando il processo e semplificando il lavoro”.

Marcella Menozzi, falegnama per passione

Imprenditrice emiliana, nel 2016 Marcella Menozzi si è avvicinata al mondo delle creazioni in legno. Per lei si è trattato di amore a prima vista e con tenacia ha inseguito il suo sogno. Prima ha frequentato vari corsi per affinare la sua tecnica, poi ha deciso di bussare alle porte di alcune botteghe. L’obiettivo? Diventare falegnama! Nel 2019, Marcella ha finalmente aperto la sua attività ed un e-commerce – MenoDesign. Oggi progetta e realizza mobili su misura, oggetti in legno e lampade usando materiale di recupero e arredi creativi, dando sfogo alla sua vena creativa.

“Amo il mio lavoro e nonostante sia generalmente percepito come una professione maschile, non mi sono mai sentita sminuita o sottovalutata – racconta -. Ho la fortuna di avere un bellissimo rapporto sia con i miei clienti, che sono per la maggior parte donne, che con i miei collaboratori. Sono stati proprio questi ultimi ad insegnarmi come lavorare al meglio: anche quando ci sono da spostare oggetti pesanti, non è sempre una questione di forza, e con la tecnica giusta è possibile sollevare pesi anche per chi non ha una costituzione particolarmente robusta. Se sono in difficoltà? Chiedo aiuto,  senza sentirmi in difetto o inferiore”.

Francesca Frau, l’arte del ferro battuto è donna

Giovane e appassionata artigiana sarda, Francesca Frau ha deciso di portare avanti la tradizione familiare della lavorazione del ferro battuto. Ha iniziato così a creare complementi d’arredo d’interni ed esterni oltre a sculture in ferro, disegnati per poter valorizzare gli ambienti di case, alberghi, negozi e b&b. I suoi prodotti vengono creati con tecniche antiche come la forgiatura, la fiammatura e la cesellatura del metallo. L’alta qualità delle creazioni è frutto della partecipazione alle più importanti manifestazioni di Artigianato Artistico della Sardegna, che hanno messo Francesca in contatto con diversi maestri artigiani di tutta l’isola.

“Quella della lavorazione del ferro battuto è sempre stata vista come una professione prettamente maschile – spiega -. Vent’anni fa risultava molto difficile pensare che una ragazza potesse svolgere questo lavoro, riuscivo a far cambiare opinione solo invitando fisicamente il pubblico a visitare il laboratorio e ad osservarmi mentre ero al lavoro. Oggi, con il web, tutto cambia: gli scetticismi vengono smontati sul nascere perché le immagini fanno il giro del mondo in tempo reale e questo abbatte ogni stereotipo. Credo che il tocco e il gusto femminile possano dare un valore aggiunto a quest’arte, come a tante altre, e cerco di diffondere questo messaggio attraverso la comunicazione sui miei canali social, dove ricevo molti incoraggiamenti sia da donne, che da uomini”.

Contenuto offerto da SumUp.

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