Rispetto a qualche decennio fa, si parla spesso di come aiutare i bambini a coltivare una buona autostima, sin dalla più tenera età. L’importanza verso questo tema merita un approfondimento da parte di un’esperta che ci spiegherà come cogliere le avvisaglie di una bassa o di una alta autostima nei bambini e quali strategie adottare con i nostri figli, al fine di aiutarli a coltivare e rafforzare il proprio carattere.
Se dovesse alzare la mano il genitore sensibile allo sviluppo caratteriale del proprio figlio o preoccupato che egli, in futuro, diventi un adulto sicuro delle proprie capacità e dei propri punti di forza, probabilmente non rimarrebbe alcuno con le mani in basso. È preoccupazione comune e comprensibile che ci coinvolge tutti, soprattutto in tempi come questi, che sono diventati baluardi di ostentazione. Ciò che però può creare confusione è il concetto di autostima, quello di una buona conoscenza di se, o di una lecita sicurezza verso le proprie capacità. Un ruolo centrale verso una sana autostima dei nostri bambini lo abbiamo nei genitori ed è per questo che dobbiamo fare chiarezza sul tema per fornire ai nostri figli strumenti corretti per affrontare al meglio il proprio futuro. La dottoressa Sara Crisantemi, pedagogista e formatrice, ci ha fornito un vademecum su come aiutare i bambini a coltivare l’autostima, aiutandoci per prima cosa a capire bene il significato di questo temine che spesso usiamo senza averne, a volte, contezza.
Prima di entrare nel vivo, ricordiamoci quanto sia importante avere una sana autostima e consapevolezza di noi stessi anche da adulti. Noi donne abbiamo imparato sulla nostra pelle, e a volte ci facciamo ancora i conti, su quanto sia determinante essere consapevoli del proprio valore e quali sono le relative conseguenze.
Indice
Bassa e alta autostima nei bambini: le cause
Parliamo spesso di autostima nei bambini ma non solo, lo facciamo anche quando pensiamo al mondo degli adulti, e su come essa influisca nella vita delle nostre relazioni personali e sul lavoro. Ma sappiamo davvero maneggiare questo termine nel modo giusto? Sara Crisantemi ci spiega di cosa parliamo, quando facciamo riferimento all’autostima, quali siano i segnali che ci aiutano a comprendere se quella dei nostri figli sia alta o bassa e quali siano le cause.
“L’autostima è una delle competenze emotive più importanti, in quanto ci consente di vivere la nostra vita sapendo quali sono le nostre risorse e i nostri limiti. Avere una buona autostima non significa, infatti, sentirsi sempre benissimo o essere super forti in tutto! Avere stima di sé significa sapere chi sono, quali sono i miei punti di debolezza (tutti li abbiamo!) e quelli di forza: vederli consente di poterci lavorare o comunque di decidere cosa farne.
Fatta questa premessa, le radici più profonde di una sana autostima nei bambini e nelle bambine sono l’amore incondizionato e la fiducia dei loro adulti di riferimento, in primis proprio i genitori. Questo significa che dobbiamo farli sentire delle persone di valore, amate e competenti, sempre, anche quando sbagliano, anche quando sbagliamo noi, anche quando ci arrabbiamo per qualcosa.
Già dagli studi sull’Effetto Pigmalione negli anni ’70 e fino a tutte le ricerche neuroscientifiche più recenti, sappiamo che il fattore che incide di più sulla crescita dei bambini e delle bambine, è la fiducia che noi adulti riponiamo in loro. Questo aspetto è cruciale perché i nostri pensieri (che si trasformano poi in parole e azioni) su cosa quel bambino o quella bambina è capace o non è capace di fare, influenzeranno pesantemente la sua risposta. È come se i bambini e le bambine rispondessero ai nostri pensieri, diventando esattamente come noi pensiamo che siano: abbiamo una grande responsabilità e possiamo fare davvero tanto per sostenerli nella loro crescita come persone sicure di sé.”.
Possiamo dunque sintetizzare i concetti espressi dalla dottoressa in questo modo: il perché alcuni bambini abbiano una migliore autostima rispetto ad altri, in parte importante, dipende dal rapporto che noi adulti di riferimento instauriamo con loro. Una bella responsabilità la nostra! Meglio saperlo, e rimboccarci le maniche, dunque.
Le strategie per aiutare i bambini a coltivare l’autostima
Quando i bambini sono molto piccoli tutti ci vogliono dire come fare, come aiutarli, come educarli, come crescerli. Non è vero? Certo non tutti lo fanno perché non credono nelle nostre capacità genitoriali o perché pensano che i nostri bambini abbiano bisogno di esempi migliori di noi ma l’effetto è sempre quello di indispettirci o anche di offenderci. Quante volte ci hanno detto, per esempio, di non “viziarli”, tenendoli sempre in braccio o coccolandoli? La dottoressa Crisantemi dipana il dubbio sul viziare i bambini, come radice di insicurezza, invertendo totalmente la visione ed aiutandoci a riflettere sulle strategie da adottare per aiutare i bambini a coltivare l’autostima.
“È essenziale sapere che quando il bambino e la bambina sono piccoli occorre rispondere in modo solerte ed empatico alle loro richieste, questo li farà percepire come persone competenti (chiedo aiuto e la mia richiesta è efficace, quindi sono capace) e li porterà a percepire il mondo intorno a loro come degno di fiducia (chiedo aiuto e il mondo mi risponde, quindi il mondo è un posto sicuro). Questo significa che dobbiamo abbandonare la paura di “viziarli”, per abbracciare la prospettiva del rispondere ai loro bisogni fisiologici, come la fame e la sete, ma anche il contatto, l’esplorazione, e così via.
Man mano che crescono è necessario lasciarli sperimentare sempre di più, in una cornice di sicurezza e fiducia nelle loro capacità e competenze, che sono davvero sorprendenti! L’autostima si produce nel nostro cervello quando produciamo dopamina, un neurotrasmettitore essenziale nel nostro sistema nervoso. E quando il nostro cervello la produce? Quando possiamo fare qualcosa che per noi è appassionante, sfidante, e quella cosa ci riesce. Ecco che diventa essenziale che possano fare in autonomia, che abbiano la possibilità di sperimentarsi liberamente con tutti i sensi, con tutto il corpo, avendo intorno adulti che si fidano di loro!
L’esercizio che consiglio è semplice e allo stesso tempo sfidante: ogni volta che ci viene in automatico dire un no ad un’azione che sta compiendo il bambino o la bambina, fermiamoci un attimo, respiriamo, e poniamoci la seguente domanda: perché sto dicendo questo no? Serve realmente alla sicurezza fisica ed emotiva del bambino o della bambina o risponde a altri bisogni?
L’autostima è infatti molto collegata all’autoefficacia: il bambino e la bambina devono poter fare, imparare per tentativi ed errori, e arrivare a riuscirci per potersi sentire competenti! Ma se l’adulto, molto spesso per la fretta della nostra vita quotidiana, si sostituisce al suo fare, blocca le sue iniziative e i suoi movimenti, non gli permette di provarci, il bambino o la bambina si percepiranno come non capaci, come sempre bisognosi dell’aiuto dell’adulto.
Tutto questo si traduce, nella pratica, in contesti a misura di bambino/a, nei quali essi possano sperimentare, dare il proprio contributo e sentirsi utili, ovviamente in base alle età e alle competenze specifiche. Bisogna lasciare tempo ai bambini e alle bambine, un tempo lento dove possano porsi domande essenziali come: “cosa mi piace fare davvero?”, “chi sono io?”. In definitiva, dunque, sono necessari tempi distesi per conoscere e conoscersi in autonomia, fiducia e libertà”.
Dunque, dobbiamo insegnare ai bambini a fare le cose da soli, con i loro tempi: piccole cose, da come lavarsi da soli, fare i compiti, fare giochi liberi, cose quotidiane dalle quali è giusto possano emanciparsi per scoprire di poter essere “autonomi”.
Cosa succede ai bambini con una cattiva autostima
Senza sovraccaricarci di ansie, viene da chiedersi a questo punto, se il nostro lavoro di genitori non portasse ai risultati sperati, cosa succede ai nostri figli, una volta cresciuti, con la loro autostima. Queste le considerazioni conclusive della dottoressa Crisantemi che ci guidano a mettere in atto comportamenti più consapevoli verso i nostri bambini. Lo sappiamo, il nostro è un lavoro duro, perdonandoci qualche defaillance, quale errore, ma operiamo alla luce delle preziose informazioni che abbiamo a disposizione!
“Un bambino o una bambina sicuri di sé hanno potuto esperire una sana dipendenza da piccoli (quindi hanno avuto figure di riferimento disponibili, empatiche, pronte a rispondere ai loro bisogni e ad offrire loro il contenimento richiesto) e hanno potuto sperimentare e sperimentarsi in autonomia e assenza di giudizio. Questo li porta ad andare nel mondo con serenità e fiducia, rispondendo al loro bisogno fisiologico di esplorazione, perché percepiscono di avere quella che Bowlby chiamerebbe la base sicura, da cui partire e a cui poter ritornare. Si “auto percepiranno” come persone competenti e questo influenzerà in positivo le loro scelte sia in ambito professionale che personale.
Al contrario, chi non si sente sicuro di sé farà fatica ad abbandonare il porto, a sperimentare in autonomia, a provare e provarsi sapendo di essere comunque amato e competente. Si percepirà come una persona non degna di amore e di valore e questo influenzerà in negativo le sue scelte future, sia in ambito professionale che personale.
Per ciò che riguarda la “troppa” autostima, invece, è in realtà una falsa autostima a mio avviso: nella visione proposta, infatti, non può esistere una troppa conoscenza di sé, un essere “troppo” in contatto con le proprie risorse e i propri limiti. La “troppa” autostima deriva dal concetto dell’essere sempre superwow e questo è pericoloso ed allo stesso tempo irreale, falso. Ecco perché non dovremmo lavorare sull’autostima dicendo ai bambini e alle bambine che sono bravissimi, fantastici, bellissimi, duecento volte al giorno! Non serve questo per avere una buona e reale autostima. Serve, invece, invitarli ad ascoltarsi; riflettere insieme a loro su cosa sanno fare e su quante cose possono imparare, se lo vogliono, a costo di impegno e dedizione; lasciarli liberi di provare e sbagliare.
Chi ha una sana autostima è in grado, infatti, anche di mettersi in discussione, di rivedere alcuni aspetti di sé, di ammettere i propri errori per guardarli in faccia e migliorarsi sempre. Questa persona sarà in grado di farlo proprio a partire dal fatto che sa chi è, sa di essere una persona degna di amore e di fiducia.
Infine, se osservate un bambino o una bambina con una bassa autostima (che non ci prova nemmeno, che dice “non lo so fare” prima ancora di provarci, che non è mai soddisfatto/a di ciò che fa e di come lo fa, che non esplora il mondo in autonomia, ecc.), sappiate che non è mai troppo tardi per fidarci di loro e iniziare a fare un processo insieme per migliorare la percezione di se stessi!”.