Come trascorrono la serata coloro che sperano di ricevere la chiamata più importante della propria vita? Cosa fanno di solito gli scrittori che attendono di ricevere un Nobel? Non chiedetelo a Han Kang, cui il Nobel per la letteratura è arrivato come una stella cometa in una sera nuvolosa. Non se l’aspettava, non stava neppure a guardare il cielo. Quando il presidente della prestigiosa associazione svedese l’ha chiamata, stava cenando assieme al figlio, come un giorno qualunque. E, ricevuta la notizia, ha “festeggiato con una tazza di tè”.
La prima coreana a vincere il Nobel per la letteratura
Se avesse dovuto essere un genio proveniente dall’Asia, ci si sarebbe attesi il nome di Murakami Haruki. Ma tutti i pronostici sono stati stravolti. Il Nobel per la letteratura 2024 è stato assegnato a una donna, giovane (per la media del premio, 54 anni) e proveniente da un paese mai premiato prima. La narratrice dell’anno è Han Kang, stella della Sud Corea, che il Nobel non se lo aspettava, così come non se lo aspettavano gli esperti del settore.
“La sua sembra una giornata molto ordinaria, aveva appena finito di cenare con suo figlio. – ha raccontato Mats Malm, il segretario permanente dell’Accademia di Svezia che l’ha contattata telefonicamente per annunciarle l’onorificenza – Non era esattamente preparata per questo momento, ma abbiamo iniziato a discutere le preparazioni per dicembre”. La cerimonia che vedrà Han (in Corea è il cognome a venire prima del nome) si terrà infatti a Stoccolma il prossimo 10 dicembre. Premio che la scrittrice riceve, spiega Malm, “per la prosa poetica intensa che si confronta con i traumi storici e che rivela la fragilità della vita umana. Ha una consapevolezza unica delle connessioni del corpo e dell’anima, dei vivi e dei morti, e tramite il suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice della prosa contemporanea”.
Dopo l’annuncio della vittoria di Han, i siti dei principali editori sudcoreani sono andati in tilt: le richieste per l’acquisto dei libri dell’autrice erano troppe. E prese di assalto sono state anche le librerie del paese, che hanno allestito in fretta e furia intere sezioni dedicate a questa stella emergente. Squilla senza sosta il telefono dell’editore di Han, cui si richiedono nuove ristampe, perché le copie diffuse in Sud Corea non bastano ad accontentare la fama di sapere dei connazionali della scrittrice fresca di Nobel. E anche in Europa, si potrà star certi che i suoi finiranno tra la lista dei libri più letti.
Han Kang, stella di una famiglia di scrittori
Hang Kang nasce il 27 novembre 1970 nella città di Gwangju. A nove anni, assieme alla famiglia, si trasferisce nella grande metropoli di Seoul, dove vive attualmente. Figlia d’arte, il padre è il famoso scrittore Han Seungwon. Cresciuta tra l’arte, laureatasi in letteratura coreana alla Yonsei University, esordisce come poetessa a 23 anni, pubblicando cinque poesie sulla rivista Letteratura e società. Alla narrativa arriva qualche anno dopo, è il 1995 quando pubblica L’amore di Yeosu, la prima raccolta di racconti. Uno di questi, Red Anchor, le vale la vittoria al Seoul Shinmun Spring Literary Contest.
Han Kang è autrice di 8 romanzi, il secondo è il più famoso, il capolavoro che ha convinto gli studiosi di Svezia ad assegnarle il Nobel. Manifesto della sua poetica che, come dice Malm, “si confronta con i traumi storici”, è il romanzo Atti Umani, arrivato in Italia nel 2017. Qui Han racconta del massacro attuato da parte della giunta militare di destra contro gli studenti e i cittadini che manifestavano per la democrazia. Una tragedia da centinaia, forse migliaia di morti, avvenuta proprio nella città di Gwangju, dove Han è nata e cresciuta. Sulla stessa linea si pone Non dico addio, che arriva nelle libreria a dicembre e racconta del massacro della popolazione dell’isola di Jeju, accusata di simpatizzare per il comunismo.
L’ora di greco è invece un romanzo più intimista, che esplora l’interiorità di una donna lontana dal mondo, ormai incapace di utilizzare la parola, che prova a tornare in vita attraverso un corso di greco antico. Concludono il portfolio le due novelle racchiuse in Convalescenza e il romanzo Mongolian Mark, che mostrano gli abbozzi scritti prima di La vegetariana, e Libro bianco, elaborazione di una perdita non ancora tradotto in italiano.
La vegetariana, un capolavoro discreto
“Credo che gli umani dovrebbero diventare piante” affermò il poeta Yi Sang. E fu proprio da questa criptica dichiarazione letta all’università che Han Kang ricevette l’ispirazione per scrivere La vegetariana. Un’opera surreale cui protagonista è una donna qualunque, una casalinga noiosa e annoiata che, di punto in bianco, decide di diventare vegetariana, scatenando il biasimo di famiglia e conoscenti (il vegetarianismo è molto raro in Corea). Ma non si ferma qui, in un progressivo percorso di rinuncia, la donna smette di mangiare del tutto, aspirando a trasformarsi in una pianta in grado di vivere di luce. È il rifiuto della razza umana, dei suoi bisogni e delle convenzioni, che renderanno la donna, per la prima volta, visibile agli occhi del marito. Come è chiaro fin dall’incipit:
“Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante”.
L’inusuale e pericolosa scelta di vita de La vegetariana farà nascere nel suo compagno una rabbia violenta, che arriverà fino al sadismo sessuale. Il padre la rifiuta, mentre il cognato la trasforma in uno strumento della propria arte, filmando in modo ossessivo il suo corpo sempre più debole ed emaciato. All’intensità delle emozioni e alla crudeltà dei fatti si contrappone una prosa discreta, pacata e priva di fronzoli, nel solco della letteratura coreana. Stile che – dicono – è stato stravolto e sminuito dalla prima traduzione in inglese, arrivata quasi dieci anni dopo la pubblicazione e, in seguito, da quelle nelle altre lingue europee – che su versione inglese e non sull’originale si sono basate.
Le polemiche sulle traduzioni non hanno però che aumentato l’interesse attorno a La vegetariana che, nel 2016, ha ricevuto il prestigiosissimo International Booker Prize e che, oggi, è valso a Han Kang l’ancor più prezioso Nobel per la letteratura. Sbaragliando la concorrenza che vedeva nel romeno Mircea Cartarescu il favorito o, vista anche la situazione geopolitica, una tanto attesa vittoria di Salman Rushdie.