Insulti a collaboratori, artisti e figuranti. Non accenna a sgonfiarsi il caso di Michele Guardì, dopo che Le Iene ha trasmesso i fuorionda – di qualche anno fa – in cui si sentiva distintamente la maniera in cui il regista e autore de I Fatti Vostri era solito appellare chi permetteva la realizzazione della sua trasmissione. Niente di grave, a suo dire: sarebbe usuale infatti, per lui, utilizzare certi termini, minimizzati e definiti come dimostrazioni d’affetto nei confronti di persone che conosce da tempo oppure dettati dalla pressione del momento. Ora Rai decide di vederci chiaro e apre un audit per chiarire la natura di questi avvenimenti.
Caso Guardì, la decisione della Rai
L’indagine interna richiesta dalla Rai sarebbe stata avviata immediatamente dopo la messa in onda delle frasi incriminate da parte della trasmissione Le Iene, andata in onda il 28 novembre 2023. Si legge nella breve nota aziendale: “Già nella giornata di ieri, mercoledì 29 novembre, ha dato mandato per l’apertura di un audit interno e di tutte le procedure aziendali previste sui fatti che riguardano il regista Michele Guardì. La decisione è giunta dopo la messa in onda, martedì 28 novembre, su Italia 1, di un servizio contenente alcuni fuori onda del regista e sue dichiarazioni”.
A questo punto, la consigliera d’amministrazione Rai Francesca Bria, in quota PD, ha scritto ai vertici con la richiesta che vengano avviati tutti gli accertamenti di competenza e “all’esito, adottate tutte le sanzioni previste a tutela anche dell’immagine aziendale”. Si richiedono inoltre spiegazioni sull’autista che Michele Guardì utilizzerebbe per spostamenti personali e stipendiato dalla Rai. Interviene anche Barbara Floridia del M5S, che chiede apertamente alla Rai di prendere posizione sul caso e in particolare sulle “frasi irriguardose, in qualunque momento siano state pronunciate, incompatibili con il servizio pubblico”.
La replica di Michele Guardì
La risposta da parte del diretto interessato non si è fatta attendere: “Sono cose vecchie, è pretestuoso. In 5.600 puntate si possono dire cose inopportune nella certezza di non essere ascoltati e me ne scuso. E sul caso dell’autista impiegato per usi personali ha spiegato in una lunga lettera inviata a Dagospia: “Quanto ha fatto emergere il programma Le Iene, nella trasmissione di martedì scorso, a proposito di un mio collaboratore impropriamente definito autista devo precisare che si tratta di un assistente che lavora con me con regolare contratto dal 2010 anno in cui ho messo in scena il musical sui Promessi Sposi“.
E ancora: “Successivamente, dato il rapporto di fiducia, gli ho chiesto di collaborare con me anche alla realizzazione di rubriche tv, che seguivo io personalmente per il programma I Fatti Vostri. Si è reso perciò necessario anche un altro contratto di consulente e non di dipendente proprio per I Fatti Vostri, contratto che gli ha consentito e gli consente di lavorare dentro una redazione Rai. Si tratta dunque di due contratti distinti, uno dei quali a mio totale carico. Le attività che svolge come mio collaboratore privato sono dunque da me e solo da me personalmente retribuite con regolare contratto”. Gli esiti dell’indagine si conosceranno nelle prossime settimane.