Neonata di Gaza con un tumore da 2 kg operata a Firenze: sta bene dopo il delicato intervento al Meyer

L’operazione è durata due ore e mezza, ma ha permesso di salvare la bambina da una rara patologia

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

Sta meglio e potrà sopravvivere la neonata trasferita in Italia da Gaza per essere sottoposta a un delicatissimo intervento per rimuovere un tumore dalla base della colonna vertebrale. Un team dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze ha effettuato l’operazione di rimozione della massa sulla piccola di appena 28 giorni, asportando la massa del peso di circa 2 chili. Si è trattato di un caso estremamente raro, ma che ora dà speranze alla bambina e alla sua famiglia di origini palestinesi.

Da Gaza a Firenze per il delicato intervento

La storia della neonata ha dell’incredibile: a meno di un mese di vita, la piccola pesava 4,3 chili, ma aveva una massa tumorale di circa 2 chili, posizionata alla base della colonna vertebrale. Dopo la rimozione, effettuata presso l’ospedale pediatrico Meyer, il peso della bambina si era ridotto a 1,5 chili. “Si tratta di un tumore raro (chiamato teratoma sacro-coccigeo, si forma durante lo sviluppo del feto, Ndr) che ha un’incidenza di un caso su 40-50mila nati e ancor più raro data l’eccezionalità delle dimensioni della massa neoplastica, che pesava quasi tre volte la piccola”, ha conferma all’ANSA Enrico Ciardini, direttore di chirurgia pediatrica toracica neonatale urologica al Meyer.

Un caso raro e difficile

La bimba era nata prematura alla 33esima settimana ed è poi stata trasferita in Italia quando aveva dieci giorni di vita, arrivando nella notte tra il 29 e il 30 settembre, nell’ambito di un programma umanitario coordinato dalla Centrale Remota Operazioni Soccorso Sanitario (Cross) e dalla Prefettura di Firenze. “La ferita post-operatoria, data la dimensione del tumore, era inevitabilmente importante, ma sta migliorando giorno dopo giorno. Ci vorrà del tempo, ma non escludo che per la bambina possa andare tutto bene, e possa anche tornare a casa in futuro”, ha spiegato Marco Moroni, responsabile della terapia intensiva del Meyer. Vista la scarsa incidenza di questo tipo di patologia oncologica, Ciardini ha sottolineato “l’importanza di un intervento altamente specializzato e tempestivo, che restituisse alla bambina la possibilità di avere una buona qualità di vita“.

L’accoglienza in Italia per la famiglia palestinese

Insieme alla neonata, sono giunti in Italia i familiari, accolti dal personale sanitario del Meyer e affiancati da mediatori linguistici messi a disposizione della Fondazione Meyer. A permette di conoscere l’intervento è stato un post social di Mosab Abu Toha, scrittore e giornalista palestinese premio Pulitzer, mentre in Italia la storia è stata rilanciata dalla giornalista Mariangela Pira. “Io sono stato contattato dalla task force del Meyer che aveva organizzato questo trasferimento”, ha spiegato Moroni. “Un mio neonatologo, la dottoressa Paoli, è partita per Gaza e ha accolto la bambina fino da lì”, dove “sono venuti a prelevarla con l’aereo“.

La bambina è salva

“Mia figlia sta meglio, ma come padre non mi sento tranquillo finché non uscirà dall’ospedale completamente guarita”, ha detto ai giornalisti il padre della neonata, Moataz. L’operazione chirurgica che ha salvato la vita alla neonata ha richiesto circa due ore e mezza. Ora le condizioni della neonata sono giudicate confortanti dai medici, che parlano di miglioramenti continui, pur non sbilanciandosi sulla prognosi. Ora il peggio sembra comunque alle spalle. A Gaza, infatti, “la situazione era molto brutta, eravamo sotto il bombardamento, non c’era la tregua. Eravamo sempre spaventati, e ci spostavamo da un posto all’altro affinché mia moglie partorisse”, ha raccontato ancora Moataz.

La speranza di un futuro migliore

“Gaza è la mia terra – ha spiegato ancora l’uomo – le voglio molto bene, è la mia radice, però dopo tutto quello che abbiamo passato non abbiamo acqua potabile per poter bere, non abbiamo cibo, non abbiamo nulla. Mio figlio Faris ora più o meno ha 6 anni e non ha mai visto una scuola. Cosa torno a fare lì? La Gaza che conosco non c’è più, non c’è più nulla. Cosa torno a fare? Io ho appena visto la vita, un altro paese, una vita diversa, e io voglio che i miei figli facciano una vita migliore di quella che abbiamo passato lì”, ha raccontato ancora il padre della neonata, che nutre speranze per il futuro, anche se non sa ancora quando la figlia potrà lasciare l’ospedale.

Gli altri bambini palestinesi curati in Italia

Come spiegato sul sito della Farnesina, proprio a fine settembre è “arrivato da Elat (Israele) il primo C-130 dell’Aeronautica militare con un nuovo gruppo di minori palestinesi provenienti da Gaza. I pazienti sono stati accolti in Italia, nell’ambito della quindicesima operazione di evacuazione umanitaria portata avanti dall’Italia. Anche in quest’occasione la Farnesina ha raccolto appelli relativi ad alcuni delicatissimi casi di minori che necessitano di interventi salvavita. Fra questi c’è la piccola Tuleen, neonata affetta da una grave malformazione congenita che sarà ricoverata all’Ospedale Meyer di Firenze”. In totale sono giunti 15 bambini, insieme a familiari e accompagnatori per un totale di 81 persone, atterrati a Roma, Lecce, Pisa e Verona a bordo di tre aerei C-130 messi a disposizione dalla Difesa, “per essere poi trasferiti in dodici strutture ospedaliere in sette regioni (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Toscana, Puglia)”. Complessivamente, invece, sono poco meno di 200 “i piccoli pazienti di Gaza accolti nel nostro Paese insieme ai loro familiari, per un totale di oltre 650 persone. L’Italia ha assicurato priorità all’accoglienza di bambini palestinesi malati, tutti affetti da gravi patologie congenite o da importanti ferite e amputazioni. Sono più di venti le strutture sanitare in tutto il territorio nazionale coinvolte finora dalle operazioni sanitarie”.

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