Ipoacusia neurosensoriale: cos’è e come si cura

Per ipoacusia si intende un indebolimento dell'apparato uditivo, può essere di differenti tipologie, quella neurosensoriale colpisce spesso anche i bambini.

Pubblicato: 16 Maggio 2023 11:00

Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’ipoacusia neurosensoriale comporta un calo uditivo causato da un danno all’orecchio interno o al nervo uditivo. Può essere di entità differente, monolaterale o bilaterale e può manifestarsi nei bambini e negli adulti, comparendo gradualmente oppure in modo repentino.1616

Le persone affette da ipoacusia risultano circa il 10% della popolazione mondiale. Fra gli over 65, tale percentuale sale al 40%. In Italia sono circa 7 milioni le persone che soffrono di questo problema e ad essere interessati dal disturbo sono circa 100.000 bambini italiani di età compresa fra 0 e 14 anni. Spesso legata al fisiologico invecchiamento, l’ipoacusia può però colpire a ogni età e interessare anche i bambini o i giovani adulti. Alcuni dati suggeriscono che il 30% degli adolescenti, oggi, soffrirebbe di una qualche forma di danno al sistema uditivo.

Le ragioni che possono provocare un calo dell’udito sono numerose (l’età, esposizioni a rumori eccessivi, infezioni e così via) e riconoscerle può permettere di impostare una terapia adeguata, caso per caso. Comprendere meglio le dinamiche dietro questo fenomeno consente di riconoscerlo, prevenirlo in maniera adeguata e di trattarlo con prontezza.

Cos’è l’ipoacusia?

Con ipoacusia si intende un disturbo che riduce la capacità di percezione dei suoni e impedisce di distinguere con chiarezza le parole pronunciate da chi si ha attorno. Questa riduzione della sensibilità uditiva può coinvolgere una o entrambe le orecchie e comportare un ampio spettro di problematiche nella vita quotidiana del soggetto che ne soffre.

Esistono numerose tipologie di disturbi che interessano l’udito, con differenti gravità e cause. È possibile classificare l’ipoacusia in base al livello di gravità. L’ipoacusia si definisce lieve quando consente di percepire i suoni superiori ai 25 dB, quella moderata permette di percepire i suoni oltre i 40. Quando il deficit uditivo è severo è possibile udire i suoni oltre i 70 dB e l’ipoacusia profonda, infine, consente di sentire solamente i suoni dai 95 dB in su.

Inoltre, la perdita dell’udito può avere diverse cause:

Esistono anche casi di ipoacusia mista, nelle quali a causare il calo dell’udito è una sovrapposizione di cause.

L’ipoacusia infantile

Nei bambini le ipoacusie sono generalmente causate da problemi ereditari o da ripetute infezioni che si sono manifestate nella prima infanzia e che hanno coinvolto e compromesso il timpano e/o gli ossicini. Tali problematiche in genere non comportano dolore, ma solo un importante calo dell’udito e possono rimanere nascoste per molto tempo, fino a che il bambino non cresce e mostra segni di deficit uditivi.

È essenziale diagnosticare per tempo l’ipoacusia nel bambino, perché potrebbe comportare importanti disturbi dell’apprendimento, ritardi cognitivi, difficoltà nell’uso del linguaggio e problematiche comportamentali. Il rischio è quello di compromettere il corretto sviluppo del bambino e la sua socializzazione.

Le ipoacusie nell’adulto

Capita spesso che i deficit uditivi colpiscano le persone adulte con l’avanzare dell’età. Come accennato, il 40% degli over 65 soffre di presbiacusia, ossia una particolare tipologia di ipoacusia neurosensoriale legata a un fisiologico invecchiamento.

I problemi uditivi, però, non si manifestano solo nell’anziano, ma riguardano di frequente anche adulti under 65, che spesso sperimentano ipoacusia o vera e propria sordità per colpa di gravi patologie sistemiche quali il diabete, l’ipercolesterolemia o l’ipertensione, che compromettono la salute del nervo acustico.

Tra le cause all’origine dell’ipoacusia nell’adulto c’è anche l‘esposizione a rumori forti sui luoghi di lavoro, ma anche lo stazionamento frequente in ambienti particolarmente rumorosi o dove viene riprodotta musica ad alto volume: la partecipazione a concerti e la frequentazione di discoteche senza gli opportuni sistemi di protezione, l’uso improprio degli auricolari e simili abitudini possono causare seri danni.

Diagnosticare l’ipoacusia

I principali sintomi dell’ipoacusia sono: riduzione della capacità uditiva complessiva, acufeni, sensazione di ovattamento. A questi, possono accompagnarsi vertigini, debolezza, sensazione di instabilità e problemi di equilibrio, senso di pressione a livello auricolare o mal di testa.

Per diagnosticare l’ipoacusia è necessario rivolgersi a uno specialista in otorinolaringoiatria, che possa esaminare attentamente le condizioni di salute dell’intero condotto uditivo e prescrivere, eventualmente, alcuni esami di approfondimento. Ad esempio:

Anche nei bambini piccoli è possibile eseguire questi esami, utilizzando apparecchiature avanzate e trasformando la visita in un gioco divertente. Tali esami sono, infatti, privi di fastidi e totalmente non invasivi, adatti quindi anche ai pazienti più giovani, nel caso in cui possano garantire un buon livello di collaborazione.

Come curare le ipoacusie?

Il modo migliore per gestire le ipoacusie è quello di prevenirle, riconoscerle immediatamente e intervenire per tempo se si manifestano. La consapevolezza dle disturbo e il superamento dello stigma psicologico che lo accompagna, è essenziale per impostare un trattamento efficace e personalizzato della patologia, che dev’essere affrontata quanto prima con l’aiuto di un medico esperto.

La sensibilizzazione verso i problemi di salute uditiva è fondamentale per diffondere una cultura della salute, facilitare il ricorso al corretto specialista e minimizzare il rischio di complicazioni e peggioramenti dei deficit uditivi.

Come fare per trattare questa patologia? Le ipoacusie trasmissive sono reversibili e curabili trattando la causa alla base del problema. Se a causare il problema è un corpo estraneo o un tappo di cerume sarà sufficiente rimuoverlo dal condotto uditivo, se il disturbo è di natura infettiva, antibiotici o farmaci antinfiammatori possono contribuire a risolvere la situazione. Nei casi più gravi è possibile effettuare interventi chirurgici che ripristinino il funzionamento degli ossicini e della membrana timpanica.

Per quanto riguarda le ipoacusie neurosensoriali, invece, è necessario intervenire ai primi sintomi con appositi farmaci che possano alleviare la sofferenza del nervo uditivo. Quando non trattate immediatamente dopo la comparsa dei primi sintomi, infatti, rischiano di trasformarsi in sordità gravi e irreversibili, risolvibili solo con una protesi acustica.

Come prevenire l’ipoacusia

La prevenzione dell’ipoacusia dovrebbe rientrare tra le normali abitudini, come il controllo periodico della vista o della salute dentale, ma resta ancora un tabù per molte persone.

Percepire correttamente i suoni che ci circondano o comprendere le informazioni che ci vengono fornite attraverso il linguaggio è un’abilità fondamentale, perché ci permette di interagire correttamente con il mondo esterno, socializzare, avere una connessione completa con gli ambienti che frequentiamo. Un udito sano consente, infatti, di compiere gesti quotidiani, come guardare un film o dialogare al telefono e di essere totalmente autonomi in ogni situazione.

Soffrire di ipoacusia può compromettere la vita di ogni giorno e le capacità relazionali, oltre che generare importanti problemi psicologici e sociali, isolamento e riduzione delle interazioni. I cali dell’udito impattano negativamente anche sulle funzioni cognitive, sulla memoria e sulle capacità di prestare attenzione nelle attività quotidiane.

Non sentirci bene può aumentare anche il rischio di incidenti e infortuni, sia sul lavoro, sia dentro le mura di casa, dovuti a insufficiente vigilanza verso i potenziali pericoli esterni.

Ad aggravare la situazione vi è anche l’abitudine, scorretta ma diffusa, di non intervenire immediatamente nel caso di lievi cali dell’udito. Infatti, molti adulti sono convinti che il calo delle prestazioni uditive sia fisiologico a una certa età e non cercano un consulto medico quando iniziano a non percepire più i suoni come prima. Sottostimare il problema contribuisce a renderlo cronico, rinunciando di fatto a mantenere una qualità della vita ottimale e a prendersi cura della propria salute al 100%.

Prevenzione dell’ipoacusia nei bambini

La prevenzione dell’ipoacusia, in particolare nel caso dei bambini, è fondamentale, visto che può influire sulla capacità di sviluppo del linguaggio, sulle competenze relazionali e, più in generale, sullo sviluppo complessivo del soggetto. Tale prevenzione passa anche attraverso l’attenzione verso alcuni tipi di infezione che la madre può sviluppare nel periodo della gravidanza, l’assunzione di farmaci ed eventuali traumi che possono accadere al neonato.

Molti casi di ipoacusia possono essere evitati con delle semplici strategie, come immunizzare i bambini contro le malattie infantili (morbillo, meningite, rosolia, parotite, otite, possono comportare danni all’udito), vaccinare le ragazze adolescenti e le donne in età fertile contro la rosolia prima che restino incinte, sottoporre le donne in gravidanza ad esami specifici per evidenziare l’eventuale presenza di infezioni, evitare farmaci ototossici, tenere sotto controllo i bambini a rischio (come quelli con sordità familiare, quelli sottopeso, quelli interessati da asfissia, ittero o meningite). Oltre a questi accorgimenti è importante non esporli ai rumori forti e ai suoni alti.

Identificare precocemente l’ipoacusia nei bambini permette di intervenire in modo tempestivo con trattamenti medici, soluzioni farmacologiche mirate e apparecchi acustici che vanno a limitare il problema e i suoi effetti collaterali. Alcuni studi hanno messo in evidenza come alla perdita uditiva si associno l’atrofia e la riduzione della funzionalità delle zone cerebrali deputate a raccogliere i messaggi sonori, proprio perché non stimolate. Ecco, dunque, che delle protesi uditive possono risultare fondamentali per evitare una regressione a livello cerebrale.

Fonti bibliografiche

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