Alcune patologie che colpiscono l’apparato visivo sono più evidenti di altre. L’esoftalmo, per esempio, quando si manifesta è facilmente riconoscibile e richiede subito l’intervento di uno specialista tramite, inizialmente, visita oculistica.
Con esoftalmo è una condizione in cui l’occhio (il bulbo oculare) diventa sporgente rispetto alla sua normale posizione (ossia “protrude”). L’esoftalmo si distingue dalla proptosi (quando il bulbo è spinto in avanti e in basso): quest’ultima condizione interessa in genere un solo occhio ed è causata generalmente da processi proliferativi all’interno dell’orbita (ad esempio, da tumori). L’esoftalmo si distingue inoltre dall’enoftalmo, condizione caratterizzata dallo spostamento del bulbo oculare verso l’interno, in profondità rispetto alla sua condizione normale.
Esiste, inoltre, uno “pseudoesoftalmo” caratterizzato da una protrusione del bulbo, causato dall’aumento della lunghezza del bulbo stesso; per esempio nella miopia elevata, nel glaucoma congenito con buftalmo (occhio grande sporgente) oppure dopo numerosi interventi di indebolimento dei muscoli dell’occhio, sempre finalizzati alla correzione dello strabismo.
L’esoftalmo si distingue in due tipi:
- diretto, quando l’occhio è spinto in avanti
- indiretto, quando il bulbo oculare è spostato anche lateralmente
Indice
Sintomi dell’esoftalmo
Solitamente un occhio in fuori risulta visibile, anche se nelle fasi iniziali, quindi in presenza di un esoftalmo lieve, il disturbo potrebbe non dare alcun sintomo. Quando però la protusione è importante, la conseguenza è un disallineamento che dà origine a diplopia.
Se poi l’occhio è talmente in avanti da non riuscire a essere coperto totalmente dalla palpebra, il paziente può presentare cheratite da esposizione. Una condizione che potrebbe causare danni gravi alla cornea e alla congiuntiva, fino ad arrivare a ulcerazioni che compromettono la vista e provocano dolore forte.
In definitiva, tra i sintomi che dovrebbero spingere a visitare con urgenza un oculista abbiamo:
- arrossamento degli occhi
- dolore
- diplopia
- cefalea
- deficit visivi
- febbre
- proptosi pulsante
Cause principali dell’esoftalmo
Le cause dell’esoftalmo possono essere diverse e non tutte legate all’apparato visivo. In alcuni casi, come dicevamo, l’origine è da ricercarsi in questioni legate al sistema endocrino. Ad ogni modo, l’occhio in fuori è sempre causato da un aumento di volume del contenuto orbitario, che però può avere origini diverse.
Tra le cause più comuni che possono dare origine a esoftalmo troviamo:
- ipertiroidismo (in particolare morbo di Graves-Basedow)
- tumori, con presenza di massa nella cavità orbitaria
- infiammazioni, quando cause fisiche, infettive o traumatiche provocano un edema che “spinge” sull’occhio
- alterazioni vascolari, come la fistola carotido-carvernosa, che provoca pulsatilità
Altre cause di proptosi possono essere:
- progeria, una malattia genetica rara che provoca invecchiamento precoce e progressivo del corpo, già presente nell’infanzia
- cellulite infettiva, un’infiammazione della cute e del tessuto sottocutaneo causata da infezione batterica, causa primaria di esoftalmo nei bambini
- glaucoma, una patologia oculare determinata dall’aumento della pressione degli occhi
- dacriocistite, un’infiammazione del sacco lacrimale spesso causata da un’infezione da streptococchi o stafilococchi
- leucemia
- meningioma, un tipo di tumore cerebrale
- neuroblastoma, un tumore maligno che colpisce in particolare modo i bambini
- sferocitosi, una forma ereditaria di anemia emolitica cronica
- vitiligine, una malattia della pelle in cui il corpo non produce o produce scarse quantità di melanina
- morbo di Cushing, una malattia causata dall’eccessiva produzione ipofisaria di ormone adrenocorticotropo
- obesità grave
Come si fa la diagnosi dell’esoftalmo
La prima cosa da fare quando si è in presenza di uno o più sintomi collegati all’esoftalmo è prenotare una visita oculistica per verificare insieme allo specialista se si sia o meno di fronte a proptosi. Il primo passo è un’attenta anamnesi, seguita da una visita generica della vista in cui si valuta la direzione della proptosi, la sua unilateralità o bilateralità, eventuali altri difetti come strabismo, ptosi o anomalie della palpebra o della congiuntiva. Il medico effettua poi un’esoftalmometria, un esame che permette di misurare la distanza tra l’angolo laterale dell’osso orbitario e la cornea attraverso un apposito strumento chiamato esoftalmometro di Hertel.
L’oculista si occuperà anche di palpare il bordo orbitario alla ricerca di eventuali masse, e completerà con un controllo dell’acuità visiva, una valutazione della motilità oculare e un esame del fondo oculare.
Anche l’ecografia oculare si può dimostrare un valido supporto per valutare lo stato dei muscoli extraoculari e dei tessuti molli orbitari.
Inoltre, lo specialista può utilizzare la tomografia oculare computerizzata, un esame diagnostico per immagini che consente di analizzare con più precisione le strutture interne dell’occhio e i tessuti presenti nella cavità orbitaria.
Anche la risonanza magnetica può essere utile per capire non soltanto se si è in presenza di proptosi, ma anche quali sono le cause.
Questi test sono particolarmente validi per escludere tumori, traumi, patologie vascolari e altri disturbi che possono causare un aumento del contenuto della cavità orbitaria. Se non evidenziano niente, si passerà a valutare lo stato della tiroide per ricercare eventuali scompensi.
Cura e trattamento dell’esoftalmo
La terapia mira ad eliminare l’alterazione che ha causato l’esoftalmo. Fondamentale è la cura e la preservazione di un adeguata copertura della superficie oculare per evitare che la cornea rimanga scoperta dalle palpebre; ciò si attua con sostituti lacrimali (lacrime artificiali) molto densi che possano permanere sulla cornea e, nel caso di disepitelizzazione o cheratite da esposizione, iniziare prontamente una terapia antibiotica per evitare complicazioni infettive.
Fondamentale è controllare la funzionalità del nervo ottico, che potrebbe subire delle compressioni da parte della massa infraorbitaria.
Qualora l’esoftalmo dovesse rimanere anche dopo la risoluzione della patologia che lo ha generato si può prendere in considerazione l’intervento definito di “decompressione orbitaria”: consiste nell’aumentare il volume dell’orbita andando a ridurre il volume della parete mediale e di quella inferiore (che formano la scatola orbitaria); tale aumento è relativo al numero di pareti che vengono interessate dal trattamento chirurgico.
Quando serve la decompressione orbitaria
Soprattutto in caso di patologia tiroidea e, in generale, si deve effettuare l’intervento chirurgico quando si ha un’otticopatia rapidamente progressiva, cioè quando la compressione orbitaria crea dei danni al nervo ottico che possono causare la perdita irreversibile della funzionalità visiva.
Fonti bibliografiche:
- Emilio Alessio Loiacono, Esoftalmo: cause, sintomi, diagnosi, terapie, decompressione orbitaria