L’arte di saper ascoltare

Una delle forme attraverso cui si esprime l’amore è l’ascolto: un ascolto attento, affettuoso, consapevole, uno dei fattori chiave dell’intelligenza emotiva. 

Pubblicato: 2 Febbraio 2022 07:00

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Costantemente bombardati da informazioni e stimoli esterni, facciamo sempre più fatica a notare ciò che è sottile, a prestare attenzione, a sintonizzarci con l’altro, ad ascoltare; eppure, tutti sappiamo quanto ci fa star bene essere ascoltati. Quando qualcuno ci ascolta, ci sentiamo accolti e compresi a tal punto che il nostro cervello quasi non distingue l’esperienza di essere amati da quella di essere ascoltati.

Ascoltare è aprirsi, diventare un recipiente

Perché allora facciamo così fatica ad ascoltare con consapevolezza? 

Perché il più delle volte, anziché donarci all’altro come un recipiente vuoto pronto a ricevere le parole, siamo più interessati a dire la nostra, a fare supposizioni e a dare consigli. Spesso, invece di ascoltare, pensiamo a come inserirci nella conversazione, e questo è solo un altro modo di riempire ogni spazio con le nostre opinioni. Ma è davvero quello che l’altro ci sta chiedendo? 

L’ascolto è una delle “qualità femminili” dell’esistenza e una capacità innata in ognuno di noi. Ascoltare vuol dire aprirsi, lasciar spazio, diventare noi stessi un contenitore, pronto a ricevere le parole dell’altro. In particolare, l’ascolto è fondamentale per entrare in connessione con gli adolescenti e le loro emozioni. 

Recipienti difettosi 

C’è una metafora nel Buddhismo Tibetano che fa riferimento a tre modi in cui possiamo essere un recipiente difettoso nell’ascolto. Capita a tutti di esserlo e con un po’ di attenzione rivolta all’interno è possibile accorgerci ogni volta che ci allontaniamo da un ascolto autentico, per ritornare alla nostra intenzione e coltivare questa capacità.

  1. La prima modalità di ascolto difettoso è quella del recipiente capovolto. Non c’è disponibilità all’ascolto, forse perché siamo stanchi in quel momento o perché ci sentiamo chiusi rispetto al tema che l’altro desidera portare nella conversazione. Niente entra, non siamo disposti a ricevere, non c’è apertura e facciamo esperienza di un senso di avversione. Nota se questa modalità ti è familiare. Quando si è verificata l’ultima volta? Come ti sei sentito?
  1. La seconda modalità in cui l’ascolto è difettoso è quella del recipiente forato. C’è poco interesse, la mente divaga e perdiamo parte di ciò che viene detto mentre la nostra attenzione si sposta su altro (sul cellulare, sull’ambiente attorno a noi, sui nostri pensieri, su come vogliamo intervenire…). Ripensa a una volta in cui ti sei sentito un recipiente forato: cosa ti ha distratto? E se ti è capitato di essere tu ad aprirti a un recipiente forato, come ti sei sentito?
  1. L’ultimo modo in cui l’ascolto può essere difettoso è quando diventiamo un recipiente sporco. In questo caso il nostro ascolto è contaminato, è filtrato dai pregiudizi. Chi stiamo ascoltando davvero è la voce delle nostre opinioni, non l’altro. Quanto spesso ti capita di avere un’idea rigida su cosa sia giusto o sbagliato? Sei consapevole dei tuoi condizionamenti?

Il dono della connessione

C’è poi un quarto tipo di contenitore, un recipiente caratterizzato da apertura, accoglienza e non giudizio, da amichevolezza, curiosità e gentilezza. Dall’umiltà di riconoscere che non sappiamo tutto, e che possiamo ancora imparare. Quando diventiamo un recipiente aperto, avviene il vero ascolto. Possiamo considerarlo un dono da offrire agli altri, ma non solo: è un segno di crescita interiore, perché diventiamo esseri umani più connessi quando siamo capaci di ascoltare senza giudicare. E questo permette a una verità di nascere.

Buona pratica!

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