Per vivere in una società civile è necessario crescere ed educare i propri figli insegnando loro limiti e regole. Non è facile farlo, lo sappiamo. Non siamo sempre pronti ad imporre limiti e regole ai bambini, se siamo spesso fuori per lavoro e dobbiamo combattere già con i nostri sensi di colpa. Non è facile anche se siamo a casa con loro, perché i bambini di oggi sono molto insistenti (ce lo confermerà qualsiasi educatrici già dal nido o dalla scuola materna). Infine, è complesso comprendere quali siano le regole ed i limiti che davvero abbiano un valore e se esista un limite oltre il quale è meglio evitare di addentrarsi.
Poi c’è il tema dell’ autostima dei bambini, la paura di crescere un figlio che si dia poco valore è sempre più sentita dall’adulto che se ne prende cura, per cui si ha spesso il timore di esagerare con le regole. Per questo abbiamo deciso di affrontare l’argomento confrontandoci con una professionista, la dottoressa Sara Crisantemi, specializzata in pedagogia.
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Regole e Limiti: qual è il valore
Ogni generazione di genitore ha un approccio all’educazione che è quasi sempre frutto di quella che ha ricevuto a sua volta. La società cambia sempre più rapidamente, con essa mutano il linguaggio e gli atteggiamenti, trovando spesso spazio codici comportamentali fino all’altro ieri non accettati. Anche per questo è difficile capire come educare il proprio figlio: la paura è quella di dargli regole troppe restrittive o limiti eccessivi, che corrispondano ad un vecchio approccio. Dall’altro canto, una società si regge su distinti comportamenti, leciti e non leciti, e comprendere ciò che sia permesso e ciò che non lo sia, come comportarsi a seconda delle circostanze e la necessità di rispettare divieti e regole, è altrettanto indispensabile. Non c’è un momento dal quale cominciare ad insegnare regole e limiti ai bambini, essi apprendono da subito, come per qualsiasi altra forma di educazione.
Con la dottoressa Crisantemi, cominciamo a capire quale sia il valore delle regole e dei limiti che sarà necessario imporre per educare i propri bambini.
“I limiti e le regole hanno una funzione protettiva importante nella crescita sana e integrale dei nostri bambini e delle nostre bambine. Oggi sappiamo che nei piccoli cresciuti senza regole si attivano i lobi frontali del cervello, ovvero quelli che producono cortisolo, l’ormone dello stress: questi bambini e bambine sono stressati perché l’adulto non svolge la sua funzione protettiva nei loro confronti. Essi sono messi ogni giorno di fronte a scelte e situazioni che non possono ancora gestire in autonomia, in quanto non hanno ancora la maturazione neurocognitiva e, in definitiva, gli strumenti necessari per poter far fronte a certe richieste.
D’altra parte, non possiamo dimenticare che un eccesso di regole e limiti impedisce il naturale senso di esplorazione e di ricerca insito, sin dalla nascita, in tutti noi. Quando questo accade, si oltrepassa la funzione di sicurezza fisica ed emotiva dei bambini e delle bambine, per rispondere invece a nostri bisogni di adulti apprensivi, e si limita il naturale sviluppo, comportando il rischio di una bassa autostima nei bambini e nelle bambine. Difatti, se il mio adulto di riferimento mi dice spesso “no” o comunque limita spesso le mie sperimentazioni nel mondo, penserò di me stesso che non sono capace. Viceversa, se l’adulto sostiene queste esplorazioni e ricerche, magari ponendosi a fianco quando necessario per ragioni di sicurezza fisica ed emotiva, allora sentirò la fiducia delle persone che mi stanno attorno e, in definitiva, svilupperò una buona immagine di me stesso/a.
Le regole ed i limiti sono dunque utili nell’educazione e nella crescita, purché rispettino la loro funzione e purché siano posti con empatia. Gli studi neuroscientifici dimostrano, infatti, che nei bambini e nelle bambine cresciuti/e con regole opportune ed empatia, aumentano il numero, la grandezza e la funzionalità dei neuroni!”.
Come non eccedere nelle regole e nei limiti
Quello che ci ha raccontato Crisantemi è già un ottimo spunto per comprendere quali siano le occasioni in un cui un no od un si facciano la differenza. Nella vita di ogni giorno, presi da tanti pensieri e faccende pratiche, è più facile cadere in automatismi che pensare profondamente prima di rispondere ad una richiesta o di limitare un comportamento di nostro figlio. Sappiamo quanti siano più i no od i si lanciati per aria, giusto per dare una risposta, per fingere di essere presenti, l dove in realtà tale presenza sia più che altro fisica. Il rischio di eccedere o di non distinguere le richieste dei nostri figli, rispondendo loro senza aver compreso le reali esigenze, è alto. Leggiamo nuovamente il contributo della Crisantemi su come evitare eccessi nell’educazione.
“La domanda che propongo sempre agli adulti che mi chiedono quali siano le regole e limiti giusti è la seguente: perché sto dicendo questo no al bambino/a? Se la risposta a questa domanda è una ragione di sicurezza allora il no è corretto, e va mantenuto e sostenuto, accogliendo con empatia la frustrazione che molto probabilmente ne deriverà. Se la risposta è di altro genere, allora meglio trattenersi dal dire quel no, ascoltarsi a fondo e trovare mediazioni tra il mio bisogno e quello del bambino/a.
Ho parlato sopra di sicurezza fisica ed emotiva, perché spesso sulla prima siamo tutti d’accordo, mentre sulla seconda facciamo più fatica. Utilizzo un paio di esempi concreti per provare a spiegarmi meglio: siamo tutti concordi nel dire che se il bambino corre verso una strada trafficata vada bloccato, per ovvie ragioni di sicurezza fisica. Ma se il bambino è molto arrabbiato e lancia oggetti, siamo tutti concordi nel bloccare comunque quel gesto? Mi capita spesso, in casi come questi, di fare più fatica a mettere un confine empatico e allo stesso tempo fermo, anche se stiamo in questo caso proteggendo la sicurezza emotiva di quel bambino o bambina. Se noi facciamo passare il messaggio che quel gesto va bene, lui/lei si troverà perso emotivamente ogni volta che quel gesto invece non sarà socialmente utile nelle proprie relazioni. Allora in questi casi è assolutamente necessario accogliere il bambino e la bambina come persone, con le loro emozioni del momento (ricordiamo che sono sempre tutte legittime!) e affermare con certezza che quel gesto non è il modo corretto di esprimerla. È nostro il compito di accompagnarli pian piano a trovare forme espressive più funzionali.
Per quanto riguarda la quantità di regole, è necessario dosarle molto bene, per molteplici ragioni. Ne citerò un paio, le più importanti a mio avviso:
- per chiarezza e funzionalità (se le regole e i limiti sono infiniti sarà impossibile ricordarli e rispettarli tutti)
- per non ledere l’autostima (come sopra, se i bambini sono mossi da bisogni di esplorazione, di autonomia, ecc.) con conseguente immagine negativa di sé.
Come devono essere i limiti e le regole per essere efficaci
La possibilità di educare in buona fede i propri bambini, sortendo invece effetti controproducenti o comunque diversi da quelli che ci hanno motivati, è possibile. Abbiamo visto il grande legame causa-effetto che concretamente esiste con le regole, i limiti e la propria autostima, come anche il grado di autonomia in base all’educazione ricevuta. Ci muoviamo in un campo minato, nel quale le regole sono importanti ma non è facile imporle.
“Spesso mi capita di accompagnare i genitori, nelle consulenze pedagogiche familiari, nel trovare poche regole funzionali a tutta la famiglia. In questi processi estremamente arricchenti, ci accorgiamo insieme di quanto, dietro alle regole che poniamo, ci siano nostre paure profonde e temi che ci toccano dentro. È allora importante chiarire un punto essenziale: affinché possano essere rispettate, le regole devono avere una prima caratteristica irrinunciabile, ovvero quella di rispettare i bisogni di tutti, grandi e piccini.
Una famiglia ad esempio, mi raccontava delle crisi serali, in bagno, da parte delle due figlie. Il limite su cosa fosse consentito e cosa non lo fosse in questo contesto, infatti, non era chiaro. Le bambine, in piena fase esplorativa motoria, si arrampicavano su tutti i sanitari. La mamma lasciava fare in quanto a lei non generava alcuna ansia, e comprendeva il bisogno sottostante delle bambine. Il papà, dal canto suo, legittimamente, aveva una paura profonda per la sicurezza fisica delle bambine. Tutti, in questa situazione, si agitavano molto e finiva praticamente tutte le sere tra urla e pianti. Cos’ è possibile fare in casi come questi? Da un lato, chiedere alle bambine di non salire non rispetterebbe il loro bisogno di movimento, dall’altro lato, chiedere al papà di non avere paura, e quindi di non vietare i movimenti delle bambine, era altrettanto impossibile, in quanto non rispettava il suo bisogno di sicurezza. E allora? La regola deve rispettare i bisogni di tutti: in questo caso, si può salire, ma solo dopo aver controllato con cura che i bordi dei sanitari e verificare che siano asciutti (in un caso è stato anche aggiunta una superficie antiscivolo)”.
Come vanno formulati regole e limiti
Concludiamo questa esplorazione su come insegnare limiti e regole ai bambini, cercando di fissare dei punti sul linguaggio. Le parole che usiamo, come anche il tono di voce, non sono accessori all’approccio che abbiamo con i nostri figli. Forse, proprio il come ed il cosa diciamo, è importante tanto quanto le nostre intenzioni. Quante volte diciamo che i bambini sembrano sordi alle nostre richieste. Scherzarci sopra è molto comune, eppure, potrebbe cambiare qualcosa se capissimo come vanno formulare le nostre richieste, imparando ad avere un approccio positivo, nell’educazione.
“Come anticipato, le regole devono essere poche e formulate in modo chiaro, conciso e positivo. Dunque sarebbe meglio evitare di porre divieti (non si salta sul divano, non si urla, non si corre, ecc.) perché ormai sappiamo che il cervello, ancora immaturo dal punto di vista neurocognitivo, non legge la negazione. Quindi se affermiamo “non correre!” il bambino percepisce solo il verbo “correre”! Appena poniamo la nostra attenzione su questa dinamica, ci accorgiamo di quanti divieti siamo abituati a pronunciare senza nemmeno rendercene conto. Lo sforzo consapevole che dobbiamo fare è duplice:
- valutare quali di questi divieti siano realmente utili per la sicurezza
- formulare in positivo quelli funzionali, trasformandoli in regole generali (sul divano si sta seduti, ecc.).
È fondamentale, infine, essere di esempio nelle regole che poniamo: se gridiamo “non urlare!”, il nostro messaggio sarà estremamente incoerente nei diversi linguaggi che inviamo al bambino/a. Questo lo/a manderà in confusione e, in ogni caso, ciò che avrà la prevalenza sarà il nostro esempio concreto.”.