Sugar tax, perché è stata rinviata di nuovo la legge. Pro e contro, dove è in vigore

La tassazione di 10 centesimi slitta al 1° gennaio 2027: soddisfatti i produttori di bibite edulcorate, non così per gli esperti sanitari

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

Slitta ancora la legge che prevede una tassazione maggiorata per le bevande zuccherate. Il Governo ha deciso che non entrerà in vigore prima del 2027. Soddisfatte le associazioni di categoria dei produttori di bibite analcoliche dolcificate artificialmente, che non vedranno aumentare il costo di 10 centesimi per ciascuna bottiglia da un litro. Rinviata anche la plastic tax, che invece avrebbe comportato un aumento nel prezzo dei prodotti in plastica monouso. Ecco perché.

Cos’è la sugar tax

Si tratta di una tassazione che avrebbe colpito le bevande analcoliche addizionate di zucchero, gassate e non. Prevista dal Governo Conte-bis nel 2019, non è mai entrata realmente in vigore, neppure durante il periodo in cui il presidente del Consiglio era Mario Draghi, e ha subito nel tempo continui rinvii. Il più recente è arrivato in questi giorni, quando l’esecutivo ha deciso di rimandare l’applicazione del provvedimento al 1° gennaio 2027. A manifestare la propria contrarietà all’imposta, ancora lo scorso giugno in occasione di un ennesimo rinvio di 6 mesi, erano state Forza Italia e Lega.

Dove si tassano le bibite zuccherate

L’obiettivo dell’imposta, che dovrebbe avere un valore di 10 centesimi ogni litro di prodotto da bere, è di disincentivarne il consumo, considerato non salutare. Al momento sono già numerosi i Paesi nei quali è stata adottata una sugar tax. Tra questi ci sono Regno Unito, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria, Finlandia, Norvegia e, fuori dall’Europa, anche Messico, Cile e Barbados. Complessivamente, però, sono 105 gli Stati che hanno deciso di introdurre una tassazione maggiorata per le bibite che contengono zucchero.

A cosa serve la “sugar tax”

La sugar tax è ritenuta non solo importante, ma persino necessaria da molti esperti. “Lo zucchero uccide proprio come alcol e fumo. E lo fa senza che ce ne accorgiamo (che è anche peggio)”, spiega infatti Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri sul sito dell’ente. “Una lattina di Coca-Cola, ad esempio, ne contiene circa 35 grammi: l’equivalente di 7 cucchiaini da caffè. Una Sprite arriva a 30 grammi, più di 6 cucchiaini di zucchero, mentre una Fanta ne contiene quasi 39 grammi, pari a quasi 8 cucchiaini. Anche un comune succo di frutta industriale può superare i 5 cucchiaini per confezione. Cucchiaino dopo cucchiaino, giorno dopo giorno, lo zucchero consumato in eccesso può avere impatti anche molto gravi sulla nostra salute, contribuendo allo sviluppo di patologie come sindrome metabolica, diabete, tumori e malattie cardiovascolari”.

Limitare il consumo di zuccheri

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in una dieta da 2000 calorie al giorno lo zucchero non dovrebbe superare i 50 grammi, pari a 10 cucchiaini) ossia il 10% delle calorie totali. Ma la stessa OMS consiglia di non superare i 25 grammi quotidiani. Si tratta di una quantità molto inferiore a quella che invece è presente nella dieta di gran parte della popolazione occidentale, Italia compresa. È ancora l’Istituto Negri a far sapere che in media si assumono “ben 83 grammi al giorno, decisamente oltre i 50 grammi consigliati dalle linee guida. Gran parte di questi zuccheri arriva dalle bevande gassate e zuccherate: ogni anno, ciascun italiano ne beve circa 54 litri, equivalenti a 5 chili di zucchero puro. Tra i consumatori più incalliti ci sono i bambini: secondo un recente rapporto dell’Istituto superiore di Sanità quasi un bambino su quattro (24,6%) consuma bevande zuccherate ogni giorno, percentuale che sale ulteriormente al Sud in regioni come la Calabria (29,6%) e la Campania (33%)”.

Un provvedimento per contenere l’obesità crescente

La preoccupazione è data dal fatto che oltre ad aumentare il rischio di malattie specifiche come quelle indicate da Remuzzi, il consumo di zucchero in quantità eccessive agevola ed è concausa dell’obesità in aumento. “In Europa, l’Italia occupa il quarto posto per numero di bambini sovrappeso o obesi nella fascia tra i 7 e i 9 anni, con tassi prossimi al 40%. Siamo secondi per la sola obesità infantile, preceduti solo da Cipro, Grecia e Spagna”.

Serve alzare il prezzo delle bibite edulcorate?

A far discutere, però, non è solo il rinvio dell’entrata in vigore della legge, ma anche la sua possibile efficacia. Alcuni esperti ritengono che un sovrapprezzo di 10 o 25 centesimi non sia sufficiente a disincentivare il consumo delle bibite edulcorate. Risultati tangibili, infatti, si sono osservati solo in quei Paesi che hanno deciso per una tassazione elevata e, ancor di più, progressiva, “cioè aumenta con l’aumentare della concentrazione di zucchero in un prodotto. La sugar tax italiana non possiede nessuna di queste due caratteristiche”, ha commentato il Direttore dell’Istituto Mario Negri. La proposta, invece, è di pensare ad innalzare i prezzi fino al 20% del prodotto in vendita. “È quello che è stato proposto da qualche anno dall’Istituto Mario Negri e dall’Istituto Superiore di Sanità. La stima del possibile incasso è di 400 milioni di euro l’anno che potrebbero essere dedicati a iniziative di educazione alimentare ma anche, di questi tempi, a qualcosa di più importante: aiutare gli italiani che negli Stati Uniti si trovano in difficoltà in rapporto alle politiche dell’attuale amministrazione che sta mettendo a rischio ricerca scientifica e ricercatori a tornare in Italia”, conclude Remuzzi.

Rinviata anche la plastic tax

Non direttamente connessa alla sugar tax, ma pur sempre con lo scopo di incentivare pratiche salutari e rispettose dell’ambiente, è anche la plastic tax che, in modo analogo, prevede di aumentare il costo dei prodotti in plastica monouso. In questo caso si tratterebbe di 45 centesimi, ma l’imposta è stata anch’essa rinviata al 2027.

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