Il mondo della moda piange la scomparsa di uno dei suoi talenti più grandi, Alber Elbaz, l’uomo dietro la rinascita di Lanvin che da poco era tornato nel fashion system con un ambizioso progetto.
Lo stilista è morto nella serata di sabato 24 aprile all’American Hospital di Parigi a soli 59 anni. Non sono ancora state rese ufficiali le cause della prematura dipartita, anche se alcuni quotidiani francesi la attribuiscono al Covid.
“Ci hai fatto sognare, ci hai fatto pensare e ora voli. Amore, fiducia e rispetto, sempre”, si legge sul profilo Instagram di AZ Factory, la sua ultima impresa creativa nata da una joint venture col gruppo Richemont. E non ci sono parole migliori per descrivere il talento di questo designer, che con il suo sorriso e la sua voglia di innovare si era fatto conoscere da tutto il mondo prima come nuova promessa, poi come vero e proprio fautore del rilancio di un brand che sembrava ormai stantio come Lanvin, cui ha dato nuova linfa e un’immagine del tutto riconoscibile.
“Ho perso non solo un collega, ma un caro amico – ha detto in una dichiarazione il fondatore e presidente di Richemont Johann Rupert – Alber aveva una meritata reputazione come una delle figure più brillanti e amate del settore. Sono sempre stato colpito dalla sua intelligenza, sensibilità, generosità e creatività sfrenata. Era un uomo di eccezionale calore e talento e la sua visione singolare, il senso della bellezza e l’empatia lasciano un’impressione indelebile”.
Nato a Casablanca in Marocco il 6 febbraio 1961, di origine israeliana, Elbaz si è formato a New York, dove comincia a lavorare per lo stilista americano Geoffrey Beene. Qualche anno più tardi diventa direttore creativo di Guy Laroche approdando finalmente in Francia, in quella Parigi che era stata da sempre il suo obiettivo. Nel 1998 si realizza un altro dei sogni della sua carriera, quello di disegnare la collezione prêt-à-porter da donna per Yves Sain Laurent. Sogno che però ha durata breve, perché poco più di un anno dopo la maison viene acquisita dal Gruppo Gucci che la affida a Tom Ford.
Alber Elbaz approda quindi a Milano alla corte di Mariuccia Mandelli e della sua casa di moda Krizia, ma anche questa collaborazione è destinata a finire presto, giusto il tempo di una stagione. Caparbietà, serietà e un incredibile visione di quello di cui la moda ha bisogno in quel periodo, nel 2010, fanno sì che la il suo destino si incontri con quello di Lanvin, che in quel periodo aveva bisogno di un netto cambio di rotta e decide di affidarsi ciecamente nelle sue mani.
Ne deriveranno cinque anni di trionfi, di copertine, di gloria. Sono in tante le star che scelgono lui per farsi vestire nelle occasioni più importanti: da Nicole Kidman a Natalie Portman, Chloë Sevigny, Sofia Coppola. Meryl Streep, Demi Moore, Catherine Deneuve, Kate Moss, Uma Thurman, Julianne Moore e Gwyneth Paltrow.
Poi, nel 2015, la scelta di lasciare e di allontanarsi dal fashion system. Seguiranno solo alcune capsule collection, prima dell’atteso ritorno, lo scorso anno con il nuovo progetto, ancora una volta un’idea proiettata al futuro, il “sogno di una moda intelligente e impegnata. La sua visione inclusiva della moda ha fatto sentire le donne belle e a proprio agio fondendo l’artigianato tradizionale con la tecnologia, creando progetti altamente innovativi che hanno cercato di ridefinire l’industria”, conclude Rupert. Perché Alber Elbaz era così, amava vestire tutte le donne e voleva che la sua moda si adattasse a tutte e potesse rendere felice chiunque.
“Il nostro lavoro come designer è ascoltare, capire. Per tutta la mia carriera ho sempre lavorato con donne e per donne”, aveva dichiarato nel 2019 in una sorta di profezia di quello che le donne avrebbero chiesto e voluto: di essere amate così come sono e di trovare qualcuno pronto a seguire i loro desideri e non il contrario. Questo era Alber Elbaz: un visionario, un talento con una sua personale visione, ma sempre vicino alle persone.