Chiara Ugolini avrà per sempre 27 anni, non un giorno di più e non un giorno di meno. La sua vita è cessata il 5 settembre del 2021, e insieme alla sua quella dei familiari, quella del suo fidanzato e quella delle persone che le volevano bene, e che erano davvero tante. Da quel momento ci sarà un prima ed un dopo, e l’oggetto sarà sempre lo stesso: il suo omicidio.
La cosa che colpisce di più in tutta questa situazione è la facilità con cui a questa ragazza è stata tolta la vita, la banalità del male, della cattiveria di un uomo, che, in un pomeriggio si trasforma da marito e padre, in assassino. Perché se è vero che era stato in carcere per due rapine, è altrettanto vero che il suo recupero sembrava perfetto, anche a detta del suo datore di lavoro, grazie al quale aveva ottenuto la semilibertà e che adesso non si dà pace, come lui stessa afferma: «Della sua vita privata non so nulla, ma so per certo che era un gran lavoratore. Questa storia è un incubo. Siamo stati noi con l’avvocato a farlo uscire dai domiciliari per la rapina che aveva commesso. Abbiamo chiesto di farlo uscire perché avevamo bisogno della sua manodopera. Lui è sempre stato tranquillo con tutti».
Eppure questo uomo “così tranquillo” che sui social inneggiava al duce mostrando il fisico palestrato, non ha avuto nessun problema a uccidere Chiara, dopo averla spiata a lungo, studiando i suoi orari, cercando di capire quale fosse il momento migliore per tentare uno stupro, e soprattutto quando fosse sola, perché questo è il movente verso il quale si stanno orientando gli inquirenti, un’aggressione sessuale finita male. La ragazza qualcosa doveva aver percepito, perché la sensazione provata le poche volte che aveva incrociato il suo sguardo sulle scale della palazzina in cui entrambi abitavano, era quella della paura, sentimento confermato proprio dallo zio che in un’intervista lo ha sottolineato: «Lei sapeva che quell’uomo aveva dei precedenti. Aveva paura e lo teneva a distanza. Non gli dava confidenza. Se proprio lo incrociava mentre entrava o usciva da casa era un “buongiorno” o “buonasera”, niente di più. E lui l’ha ammazzata».
Già, lui l’ha ammazzata e la cosa che fa più male in tutta questa situazione, come se la morte non fosse abbastanza, è che Chiara sia stata uccisa nel suo appartamento, tra le mura della sua casa, dopo aver chiuso la porta, proprio quando una persona dovrebbe sentirsi più al sicuro, eppure questo non è bastato.
E forse è proprio questo che fa più riflettere, come una donna non abbia il diritto di sentirsi al sicuro nemmeno a casa propria, come una donna non possa permettersi di abbassare le difese nemmeno in quello che dovrebbe essere considerato un porto sicuro, la propria cucina, la propria camera da letto o la propria cucina. Perché Emanuele Impellizzeri si è introdotto dal balcone dove è stato sorpreso dalla Ugolini, che non ha fatto in tempo a scappare, non ha fatto in tempo a chiedere aiuto, l’unica cosa che è riuscita a fare è stata quella di cercare di difendersi, graffiando il volto del suo aggressore, segni che sono stati rinvenuti quando l’omicida è stato fermato nei pressi di Firenze, con ancora indosso gli abiti sporchi del sangue della ventisettenne, dopo una fuga durata qualche ora.
Nell’interrogatorio seguito sono arrivate le prime ammissioni di colpa, la versione dell’assassino è che Chiara lo avrebbe sorpreso in casa e lui l’avrebbe “semplicemente” spinta. Ma le prove raccontano altro, perché nella bocca della povera ragazza è stato rinvenuto uno straccio imbevuto di candeggina (o di altra sostanza corrosiva, e questo spiegherebbe l’unica fuoriuscita di sangue proprio da lì, come conseguenza di un’emorragia ai danni degli organi interni) e questo non fa pensare ad un raptus, come sostenuto dall’Impellizzeri, ma a una premeditazione, a un’aggressione a sfondo sessuale, finita nel peggiore dei modi.
Di questa tragedia rimarranno le foto di una Chiara sorridente il giorno della sua laurea, rimarranno i sogni cristallizzati di un matrimonio alle Maldive con il suo amore, rimarrà la devastazione di una vita spezzata nel fiore degli anni solo perché una belva aveva deciso che “doveva essere sua”, in qualche modo; rimarrà il dolore imperituro dei familiari, condannati all’ergastolo del cuore per la morte di una figlia, una nipote, una fidanzata tanto amata, che mai più potranno riabbracciare.
«Tu sei e resterai per sempre la mia metà, la parte che mi completa, la mia ragione di vivere. Abbiamo passato mille avventure, ma era solo l’inizio, avevamo migliaia di progetti insieme rimasti in sospeso. Ma non ti preoccupare amore mio, ti porterò per sempre con me, dentro al mio cuore. Gireremo tutto il mondo insieme e so che tu sarai sempre al mio fianco per tutta la vita. Ti amo Chiara, ti amerò per sempre e questo non cambierà mai e tu lo sai» (Daniel Bongiovanni fidanzato di Chiara Ugolini)