Estate di crudeltà: cani e gatti vittime di abbandoni e violenza

Dalla maestra che lascia morire il cane, in provincia di Napoli, al killer di gatti di Cogne: un’estate di orrore per gli animali

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Negli ultimi giorni l’estate italiana è stata segnata da episodi di violenza e abbandono sugli animali che fanno male alla coscienza.
A Giugliano (Napoli), una donna è partita per le vacanze lasciando i due cani legati al sole in cortile. Uno è morto dopo circa 48 ore, legato a una cyclette con una catena troppo corta per cercare ombra o acqua; l’altro è stato salvato per miracolo dall’OIPA e dalla Polizia Municipale. La proprietaria, una maestra, era ancora via nonostante l’avviso della tragedia.
In provincia di Reggio Emilia, a Fabbrico, è morto il pitbull “Diego”, lasciato in un garage chiuso senza cibo né acqua mentre il proprietario era in vacanza. I vigili del fuoco lo hanno trovato agonizzante, ma ogni tentativo di rianimarlo è stato vano. La Legge Brambilla, recentemente approvata, prevede pene più severe (reclusione fino a 4 anni e fino a 60.000 € di multa), ma la sua efficacia resta da verificare sul campo
Nel frattempo, nelle montagne della Valle d’Aosta si indaga su un possibile serial killer di gatti. Tra giugno e luglio, sono scomparsi almeno 25 felini. Due dei corpi sono stati ritrovati in sacchetti di plastica, mentre altri sono spariti nel nulla. La Procura di Aosta ha avviato un’inchiesta e l’associazione AIDAA ha offerto una taglia di 1.000 euro per informazioni utili; è stato coinvolto anche uno psicologo criminale per profilare il responsabile.

E ancora, a Cuneo, una donna in evidente stato di alterazione alcolica ha lanciato il proprio cane dal balcone, uccidendolo. La Lega italiana per la difesa degli animali e dell’Ambiente (Leidaa) si è costituita parte civile, e la donna rischia fino a tre anni di carcere e una multa salata.

Fanno male queste storie. Perché emergono tutte in pochi giorni: un cane abbandonato a morire, un altro trovato agonizzante in garage, gatti svaniti nel nulla, un animale lanciato da un balcone. L’estate peggiora ciò che già sappiamo: gli animali non sono bambole da lasciare sul comodino, dovrebbero essere parte della famiglia, fino alla fine.
Eppure, ci sono persone che se ne vanno in vacanza, abbandonali al proprio destino,  come se chiudere la porta di casa equivalga a chiudere un occhio sulla responsabilità. Mi chiedo: una maestra, qualcuno che dovrebbe guidare e ispirare i nostri figli, può davvero insegnare valori di solidarietà e rispetto mentre rimane indifferente al grido di un essere indifeso, lasciandolo morire di sete e di fame? Cioè voi vorreste questo tipo di persona vicino ai vostri figli? Io no. Perché quello che questa “signora” ha fatto, di umano e compassionevole non ha nulla.

E non basta, le leggi, quando ci sono, restano vuote parole se chi le applica non sente il dovere di farle attuare. Molti maltrattatori restano impuniti, e spesso ritentano, perché le pene sono ancora esose rispetto al male che infliggono.
È tempo di cambiare: servono registri pubblici degli abuser, con aggiornamenti immediati e divieto permanente di adottare o comprare animali, un vero controllo sociale. Perché questi atti non sono impulsi folli casuali, ma segnali di una psicologia disturbata che non fa discriminazioni: l’essere umano violento verso gli animali, lo sarà anche verso altri esseri viventi.

Non sono pochi eventi a caso, sono un grido di allarme: ogni animale che muore è un pezzo di umanità che manca. Dicono che si può provare dolore solo per chi somiglia a noi, ma chi maltratta così, perde la propria umanità, un pezzo alla volta. È responsabilità di tutti noi impedire che l’indifferenza, più letale della violenza stessa, resti l’unica compagna dei nostri silenzi.

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