Fare l’amore per la prima volta: qual è l’età giusta?

La prima volta è un groviglio di emozioni e da sempre si discute sull'età giusta per fare quest'esperienza: ma esiste? Ecco come scoprire se si è pronte, con i consigli dell'esperta

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Serena Allevi

Editor specializzata in Salute & Benessere

Da sempre innamorata della scrittura e dei libri, lavora come editor e copywriter da circa vent’anni nel mondo del benessere a tutto tondo.

La prima volta: mitizzata, temuta, desiderataFare l’amore per la prima volta è un insieme di emozioni difficilmente descrivibili. Una vera e propria costellazione di sensazioni e sentimenti del tutto soggettivi ma che, spesso, si desidera condividere con le amiche.

Per alcune può essere estremamente imbarazzante confidare il desiderio e i timori della prima volta a qualcuno, per altre invece sembra a sorpresa molto liberatorio. Ma quand’è il momento giusto e, soprattutto, come capirlo? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Chiara Alfano, Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale.

Esiste l’età giusta per la prima volta?

La domanda è tra le più gettonate, la risposta però non è scontata. L’età giusta per fare l’amore per la prima volta è del tutto soggettiva. E dipende da un sacco di fattori.

«Non esiste un’età giusta, ognuno di noi possiede un proprio tempo che potremmo definire “interno”. Si potrebbe parlare di “momento giusto” quando ci si sente pronte e pronti a fare esperienza della sessualità e del proprio corpo nell’incontro con l’altro. Non sottovalutiamo il tema del cambiamento, centrale in questo momento della vita: il corpo cambia velocemente e questo mutamento non sempre va di pari passo con la maturazione psicologica e relazionale. Per la prima volta si sperimentano sensazioni ambivalenti, che possono spaventare e confondere» spiega la Dott.ssa Alfano.

Come puoi capire se è il momento giusto?

A volte ci vorrebbe una bussola per affrontare le situazioni cruciali della vita: un vademecum, un manuale, da consultare a tutte le età! Noi abbiamo provato a capire se esistono delle domande (e delle risposte) che possano far comprendere quando è il momento giusto per iniziare il viaggio alla scoperta della sessualità.

«È bene contestualizzare perché, si sa, il mondo e, insieme a lui, alcune idee e modelli mutano nel tempo. Il sesso e le relazioni sono vissute in maniera completamente diversa dal passato: la sessualità è percepita sempre più come un terreno per sperimentarsi, non necessariamente all’interno di una relazione sentimentale stabile» spiega l’esperta. «Il sesso inizia quindi a perdere l’aura di “sigillo della relazione amorosa” e si configura sempre più spesso come una dimensione per ricevere riconoscimento della propria piacevolezza ed efficacia».

«In questa fase può pesare molto anche il confronto con i coetanei» continua la Dott.ssa Alfano. «Il gruppo è la dimensione nella quale si esplora la propria identità di genere e si condividono i valori che la definiscono ma è anche il luogo in cui si rischia di non sentirsi all’altezza del compito: tanto spesso sento dire “le mie amiche (o i miei amici) lo hanno già fatto, sono indietro” e che per stabilire il fatidico “momento giusto” si domandano “alla mia età avrei già dovuto farlo?” o “cosa penseranno gli altri di me?”. Questi dubbi sono assolutamente legittimi in una fase così densa di cambiamenti, ma perché non provare a chiedersi anche e soprattutto: “Mi piace questa persona? Mi fa sentire a mio agio? Mi rispetta e mi valorizza?”».

Paura della delusione? È normale, prova a capirla!

Uno dei più grandi timori legati alla prima volta, è senza dubbio la paura di rimanere deluse. Dal momento in sé ma anche dal “dopo”. Insomma, le aspettative sono alte e, spesso, sono anche eccessive.

«Seppur la prima volta sia carica di aspettative, si stima che per quasi la metà delle donne e per un numero considerevole di uomini queste vengano deluse. Come sempre sono molti i fattori che contribuiscono a rendere potenzialmente deludente la prima volta. Ne elenco almeno tre.

  1. Il primo è connesso a quanto ci dicevamo poco fa: il tentativo di dividere la sessualità dall’affettività. Non si tratta di un moralismo secondo cui il sesso senza amore è da denigrare, ma piuttosto riguarda la possibilità di sentirsi a proprio agio e valorizzati nell’incontro con l’altro. L’illusione di scavalcare la componente emotiva in un’esperienza così nuova e carica di significati molto spesso non aiuta. Insomma la prima volta può essere condivisa con qualcuno che non sia il partner ma forse aiuterebbe l’aver stabilito con l’altro una connessione emotiva e mentale.
  2. Il secondo fattore ha a che fare con i modelli di riferimento: la principale fonte di informazione per le nuove generazioni è Internet. I ragazzi, seppur consapevoli della possibilità che le fonti non sempre siano attendibili, cercano nel web rassicurazioni e consigli per arrivare “pronti” alla prima volta e per sentirsi meno fragili. Il rischio però è che la pornografia fornisca un modello di sessualità basato esclusivamente sulla performance e monco di una parte fondamentale che è la componente emotiva e relazionale.
  3. Infine il terzo fattore, e forse il più importante, è legato al significato attribuito alla prima volta, fantasticato come un momento “tutto o niente” nel quale scopriremo se il nostro corpo funziona ed è capace di dare e provare piacere oppure no, anziché come un primo passo verso la conoscenza del proprio corpo e della propria sessualità. Non si entra in intimità con se stessi e con l’altro in un attimo: l’intimità e la consapevolezza di sé, dei propri desideri e bisogni e delle modalità per soddisfarli è un percorso potenzialmente senza fine ed in continua evoluzione. Chi comprende questo aspetto non risente di una prima volta deludente, anzi, la sfrutta come momento di apprendimento e conoscenza e riesce nel tempo a trovare la propria dimensione e a costruire passo dopo passo consapevolezza di sé e dell’altro nella relazione».

Con chi puoi parlare della prima volta?

Amici, genitori, altri adulti, il web…le “fonti” legate alla prima volta sono tantissime. Facciamo un po’ di chiarezza. E non preoccuparti se non te la senti di parlarne con mamma o papà: è del tutto normale. 

«Parlare di sessualità con i genitori è spesso fonte di imbarazzo e non c’è di che stupirsi o allarmarsi. C’è anche da dire che le nuove generazioni di genitori sembrano essere più ricettivi e attenti rispetto alle precedenti. Si presta più attenzione ad alcuni aspetti come lutilizzo di precauzioni e spesso sono proprio i genitori a proporre soluzioni e fornire qualche dritta per una sessualità sicura. Non di rado i genitori preferiscono conoscere il partner del proprio figlio/a e lo accolgono in casa anche per trascorrere la notte» spiega la psicoterapeuta.

«Le prime relazioni affettive e laccesso alla sessualità rappresentano dei momenti di svincolo ed è del tutto comprensibile che i ragazzi non si sentano del tutto a proprio agio a parlarne con i genitori. Esistono comunque altre validissime figure che possono svolgere questa funzione, in primis la scuola che, sempre più spesso, offre ai ragazzi e alle ragazze progetti di educazione sessuale attraverso i quali sperimentare il confronto tra pari guidato da un adulto esperto» conclude l’esperta.

Tra le figure adulte che possono supportare i ragazzi nei dubbi, nelle curiosità o nei timori legati alla sessualità, rientrano poi i professionisti dei consultori, che offrono consulti gratuiti con personale specializzato, in grado di fornire informazioni e prescrizioni oppure effettuare una visita medica ginecologica o andrologica.