Virus del Nilo Occidentale, 10 cose che bisogna sapere

Come ci si infetta, quali sono i sintomi, cosa si rischia... Le 10 cose fondamentali che devi sapere sul virus del Nilo Occidentale per difenderti

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Il virus del Nilo Occidentale, o West Nile virus, si chiama così per la zona in cui è stato isolato per la prima volta, cioè il distretto di West Nile in Uganda. Si diffonde attraverso la puntura di una zanzara infetta. Per la diffusione del ceppo è sempre necessario l’insetto come vettore dell’infezione

La malattia in genere ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane e può assumere caratteristiche cliniche diverse: raramente, in particolare negli anziani, può anche dar luogo ad un’encefalite. Ma ecco, in sintesi, dieci semplici domande con le relative risposte che possono aiutarci a capire quanto le caratteristiche principali di questo virus.

Febbre del Nilo, perché fa paura

L’allarme arriva dall’Europa. E preoccupa. Perché con il mutare progressivo del clima e l’innalzamento delle temperature, con associati fenomeni alluvionali e comunque un protrarsi di umidità e caldo, si assiste allo sviluppo di grandi quantità di zanzare potenzialmente in grado di essere vettori di malattie. In questo senso occorre prepararsi.

Malattie potenzialmente serie, come la dengue, la chikungunya e soprattutto la febbre da virus del Nilo occidentale rischiano di diventare pericoli diffusi anche da noi. A segnalare i rischi sono gli ultimi dati che giungono dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che concentrano l’attenzione soprattutto sul rischio di infezioni trasmesse dalla Aedes aegypti, che può essere appunto responsabile della febbre del Nilo occidentale.

Nel 2022, nell’UE sono stati segnalati 1.133 casi umani e 92 decessi di infezione da virus del Nilo occidentale. In Italia, sempre nel 2022, sono stati registrati 723 casi di infezione e 51 decessi. Insomma: i numeri ci dicono che i casi di infezione da West Nile Virus (il nome del virus nasce dalla zona in cui è stato isolato per la prima volta, cioè dal distretto di West Nile in Uganda) sono in crescita in Italia. E bisogna prepararsi. Ricordando che l’infezione viene trasmessa attraverso la puntura delle zanzare, mentre non è possibile il contagio da uomo a uomo.

10 cose da sapere

Si tratta di un’infezione scoperta da poco?

Il virus del Nilo Occidentale è stato individuato da tempo in esseri umani, uccelli e altri vertebrati in Africa, in Europa Orientale, in Asia Occidentale e in Medio Oriente.

Di che virus si tratta?

Il virus del Nilo Occidentale fa parte della famiglia dei flavivirus. Questo ceppo virale è da tempo noto per la sua capacità di aggredire il sistema nervoso centrale, ed in particolare l’encefalo.

Com’è questo virus sotto l’aspetto del patrimonio genetico?

Questo particolare genere è a Rna a singolo filamento: è protetto da una sorta di “membrana” (capside) contornata a sua solta da una pericapside.

Esistono altri virus simili?

Nella famiglia dei flavivirus rientrano diversi agenti causali di malattie, a partire dalla febbre gialla per arrivare alla dengue e a diversi tipi di encefalite, come l’encefalite giapponese.

Come si trasmette?

L’agente patologico passa all’uomo e ad altri animali come i cavalli attraverso la puntura della zanzara. Si può diffondere soprattutto attraverso gli uccelli migratori, che appunto vengono punti dagli insetti e albergano il virus al loro interno. Una volta punti dalle zanzare, questi animali possono poi rilasciare il virus che si trasmette ad un nuovo ospite.

Cosa accade precisamente?

Le zanzare ti possono quindi trasmettere il virus del Nilo occidentale agli esseri umani ed agli animali, che sono quindi ospiti terminali mentre pungono per prelevare il sangue. Il virus si trova nelle ghiandole salivari della zanzara. Mentre esse succhiano il sangue, il virus può essere iniettato nell’animale o nell’uomo, dove può moltiplicarsi, e quindi causare la malattia.

È possibile il contagio da animale ad animale?

È sempre necessario che il virus venga trasmesso attraverso le zanzare. Trasmissione interumane si potrebbero verificare solamente in pochissimi casi, come ad esempio dopo un trapianto d’organo.

L’agente patologico passa all’uomo e ad altri animali come i cavalli attraverso la puntura della zanzara. Si può diffondere soprattutto attraverso gli uccelli migratori, che appunto vengono punti dagli insetti e albergano il virus al loro interno. Una volta punti dalla zanzare, questi animali possono poi rilasciare il virus che si trasmette ad un nuovo ospite.

Le zanzare vengono infettate quando vengono in contatto con uccelli infetti che possono fare circolare il virus nel loro sangue per alcuni giorni. Le zanzare infettate possono quindi trasmettere il virus del Nilo occidentale agli esseri umani ed agli animali, che sono quindi ospiti terminali  mentre pungono per prelevare il sangue. Il virus si trova nelle ghiandole salivari della zanzara. Mentre esse succhiano il sangue, il virus può essere iniettato nell’animale o nell’uomo, dove può moltiplicarsi, e quindi può causare la malattia. Il contagio da animale ad animale non avviene. Trasmissione interumane, in teoria, si potrebbero verificare solamente in pochissimi casi, come ad esempio dopo un trapianto d’organo.

Qual è il tempo di incubazione dell’infezione nell’uomo e come si manifesta?

La malattia nell’uomo  ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane e può avere manifestazioni molto diverse da caso a caso. Nella maggior parte dei casi decorre come una comunissima sindrome parainfluenzale, con febbre, mal di testa e dolori muscolari che tendono a passare da soli in pochi giorni. Abbastanza comune è anche l’interessamento delle ghiandole linfatiche, così come possono essere presenti arrossamenti localizzati della pelle.

Solo in alcune persone, e si tratta soprattutto di anziani, l’infezione può determinare l’encefalite, che può risultare mortale o anche lasciare come “eredità” dell’avvenuto contatto con il virus problemi neurologici. In questi casi il quadro clinico è molto diverso: possono infatti essere presenti un fortissimo mal di testa, la rigidità del collo simile a quella della meningite, debolezza muscolare e perdita di coscienza. La febbre è quasi sempre molto alta e si mantiene tale per diversi giorni. Si tratta comunque di un quadro globalmente poco comune, se si pensa che secondo alcune statistiche meno di una persona su cento tra quante vengono infettate sviluppa l’encefalite.

L’infezione può risultare mortale?

Solo in alcune persone, e si tratta soprattutto di anziani, l’infezione può determinare l’encefalite, che può risultare mortale o anche lasciare come “eredità” dell’avvenuto contatto con il virus problemi neurologici. In questi casi il quadro clinico è molto diverso: possono infatti essere presenti un fortissimo mal di testa, la rigidità del collo simile a quella della meningite, debolezza muscolare e perdita di coscienza. La febbre è quasi sempre molto alta e si mantiene tale per diversi giorni.

Esistono cure specifiche per l’infezione umana?

Sul fronte delle cure, non esiste un trattamento antivirale specifico. Il ricovero in ospedale è fondamentale nelle forme con encefalite, perché occorre sostenere la respirazione, assicurare un’adeguata nutrizione e prevenire infezioni secondarie, magari causate da batteri, potenzialmente  mortali. Il trattamento va comunque deciso caso per caso, anche perché al momento purtroppo non esiste una terapia mirata in grado di attaccare direttamente il virus. In chiave preventiva, purtroppo non esiste ancora un vaccino specifico.