Tumore dell’ovaio, come anticipare la diagnosi e il ruolo dei geni

Il tumore dell’ovaio è una malattia silente che spesso si manifesta con problematiche addominali comuni: quali sono i sintomi e quali gli esami da fare per una corretta prevenzione

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

In medicina, si sa, riconoscere presto una malattia è fondamentale. Ed è ancor più importante quando, come accade per il tumore dell’ovaio, non ci sono chiari segni che qualcosa non va per il meglio. Per questo è importante stare in guardia se compaiono sintomi come mal di pancia, sensazione di gonfiore e dolori veri e propri che non hanno giustificazione e si mantengono nel tempo oltre a prestare attenzione se ci sono già stati casi di malattia in famiglia, per andare incontro ad uno studio genetico mirato. Lo ricorda Antonella Savarese, Oncologa ed esperta di tumori femminili ed eredo familiari dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma.

Istruzioni importanti

Purtroppo questa forma tumorale rimane spesso “nascosta”. Ma ogni donna deve seguire semplici regole per mantenersi sotto controllo su questo fronte, ricordando che pur se non esistono regole specifiche per la prevenzione, se non quelle generali, avere figli ed allattare (allattando si mette a riposo l’ovaio), appare protettivo per questa forma. Ma soprattutto, bisogna tenere sottocchio eventuali mutamenti nel benessere del proprio corpo: anche se non esistono sintomi specifici, l’ovaio che tende ad ingrandirsi può inviare segnali che debbono mettere in guardia. “Non bisogna allarmarsi se compaiono segni che possono ricordare la classica “colite”, ma occorre parlarne con il medico se questi non scompaiono – spiega la Savarese. Ovviamente poi è fondamentale fare la visita ginecologica ogni anno, pur se solo attraverso esami specifici come l’ecografia trans-vaginale si può arrivare ad una diagnosi”. La situazione ovviamente cambia quando si parla di tumori che possono avere una connotazione genetica. In questo caso, ovaio e mammella sono i due organi “bersaglio” da tenere in grande considerazione in caso di positività per i geni BRCA 1 e 2.

La presenza della mutazione del gene BRCA1, mediamente, innalzerebbe dell’85 per cento per cento il rischio di sviluppare un tumore maligno al seno e del 50 per cento quello di andare incontro al cancro dell’ovaio. “Ovviamente queste situazioni vanno studiate ed è importante che ogni donna sappia che ha diritto ad una consulenza genetica in caso di sospetto su questo fronte – ricorda la Savarese. Altrettanto ovvio è che, in caso di positività per il gene BRCA1, occorra studiare protocolli di monitoraggio mirati su ogni singola donna e si possa proporre, in chiave preventiva e dopo che la donna stessa ha realizzato il proprio desiderio di maternità, un’eventuale asportazione preventiva di questi organi che possa evitare lo sviluppo possibile di un tumore”.

L’importanza della genetica

Le parole dell’esperta confermano quanto è importante sottoporsi a test genetico se esistono casi in famiglia e comunque sapere che, anche quando il tumore viene scoperto e la lesione viene asportata, questo controllo viene effettuato sulle cellule malate per offrire alla famiglia della paziente un’importante informazione in chiave di prevenzione futura.