Iperidrosi, cos’è e come comportarsi

Questa puntata di "Pillole di Salute quotidiana" ci spiega i meccanismi di un'eccessiva sudorazione e come tenerla a bada

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Mantenere il corpo alla giusta temperatura è fondamentale per il benessere. Per questo l’organismo, oltre al circa mezzo litro d’acqua al giorno che si perde con la perspiratio insensibilis, compensa l’aumento di temperatura con il sudore. È un meccanismo del tutto normale, ma in alcuni casi la produzione di sudore diventa esagerata. E ci si trova davanti ad una vera e propria patologia che va conosciuta: l’iperidrosi, quadro che va affrontato assieme al dermatologo.

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Perché l’iperidrosi non va tenuta nascosta

Far uscire l’iperidrosi, ossia la sudorazione eccessiva, dalla zona grigia in cui è stata finora relegata. È questa la parola d’ordine della SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse che scende in campo con una rete di professionisti per dare risposte alle persone che devono combattere con una sudorazione incontrollata: la loro è a tutti gli effetti una malattia che impatta pesantemente sulla qualità di vita.

Ma ora le soluzioni per “tenerla a bada” ci sono e i dermatologi, i professionisti di riferimento per la cura dell’iperidrosi, sono pronti a non farli sentire più soli: “È in atto una vera e propria rivoluzione nel campo dell’iperidrosi, soprattutto perché oggi esistono terapie straordinariamente efficaci e sicure – spiega Anna Campanati, Professore Associato presso la Clinica Dermatologica dell’Università Politecnica delle Marche e Membro del Comitato Scientifico della SIDeMaST – come Società scientifica e come esperti nel campo dell’iperidrosi vogliamo far maturare la consapevolezza nei clinici che si è arrivati al punto di svolta, considerando che ancora oggi non esistono linee guida autorizzate da società scientifiche nazionali od internazionali che diano indicazioni sulla gestione terapeutica del paziente.

Per questo motivo abbiamo promosso una operazione ‘culturale’ e conoscitiva verso tutti i dermatologi italiani per evidenziare non solo la problematica ma anche e soprattutto le novità terapeutiche. La Società ha quindi voluto creare una rete di professionisti specializzati che ho l’onore di coordinare, anche perché il dermatologo deve diventare il vero punto di riferimento del paziente”.

Quali sono i soggetti più colpiti da iperidrosi

L’iperidrosi è definita un problema sommerso per una serie di motivi. Il primo è che mancano studi epidemiologici reali sulla malattia la cui prevalenza dell’1-3% è sottostimata. Si tratta di un disturbo funzionale cronico causato da un’alterata regolazione del sistema nervoso simpatico che porta ad una produzione di sudore eccessiva che supera i bisogni fisiologici per la termoregolazione. Colpisce in egual misura uomini e donne e il 25% dei pazienti ha una storia familiare.

Si manifesta in genere prima dei 25 anni ma può fare la sua comparsa anche in età scolare. È sottostimata perché il 55% dei pazienti non si rivolge al medico in quanto si auto-stigmatizza, pensando di avere un “difetto estetico” e non un vero e proprio problema di salute. Inoltre, mancando fino ad oggi la consapevolezza di chi sia lo specialista di riferimento e la disponibilità di armi terapeutiche efficaci, il paziente non riusciva ad ottenere un inquadramento clinico e terapeutico adeguato.

Quali sono le cure e i trattamenti per l’iperidrosi

Fino ad oggi per il trattamento dell’iperidrosi esistevano poche armi; la prima linea era rappresentata dagli antitraspiranti topici, prodotti irritanti e non efficaci in quanto bloccano l’escrezione invece di agire sullo stimolo. Questi prodotti contengono cloruro di alluminio che a contatto con l’acqua, componente prevalente del sudore, dà origine ad una reazione acida irritante.

La seconda linea di trattamento era rappresentata dalla tossina botulinica che è molto costosa, oltre ad essere utilizzata da pochissimi specialisti come super trattamento di uso non comune. Discorso analogo per la simpaticectomia toracica post gangliare, un intervento chirurgico cui si ricorre in casi estremi. “Quest’anno – afferma la Campanati – sulla scia di quanto avvenuto in Germania è stata approvata anche in Italia dall’AIFA una terapia topica a base di glicopirronio bromuro all’1 per cento che fa sperare in una vera rivoluzione nel trattamento dell’iperidrosi.

Dopo 8 giorni infatti la terapia è già in grado di ridurre la produzione del sudore. I dati a lungo termine emersi dagli studi di matrice teutonica hanno dimostrato che questo effetto è mantenuto nel tempo fino a 76 settimane ed è privo di effetti collaterali perché agisce sui recettori dell’acetilcolina, neurotrasmettitore che stimola la secrezione delle nostre ghiandole sudoripare innervate da fibre colinergiche del sistema nervoso simpatico. Bloccando i recettori dell’acetilcolina si blocca quindi l’input della sudorazione.

Il meccanismo è analogo a quello della tossina botulinica che però è una molecola di grandi dimensioni, per cui se applicata sulla pelle non penetra e non raggiunge la terminazione nervosa. Questo anticolinergico invece ha un peso molecolare piccolo e una volta applicato sulla cute penetra all’interno raggiungendo la terminazione nervosa che blocca il meccanismo. Al tempo stesso non entra in circolo nel sangue, quindi non si verificano effetti sistemici”.

Il trattamento, va ricordato ha impatto anche sulla qualità di vita. “L’aderenza al trattamento è garantita dal fatto che basta applicare la terapia due volte alla settimana – conclude l’esperta – i risultati fino ad ora ci dicono anche che il 60% dei pazienti trattati ha dichiarato che la sua vita è cambiata in meglio. E tra questi ce ne sono tanti che purtroppo in passato hanno dovuto effettuare scelte di vita e lavorative diverse rispetto ai propri desideri proprio perché condizionati per anni dalla malattia”.

Iperidrosi, quando è necessario il chirurgo

Quando l’iperidrosi appare incontrollabile la parola può passare al dermatologo e al chirurgo. Se gli antitraspiranti non controllano la situazione, si può pensare ad una cura con tossina botulinica immessa direttamente nelle aree che producono “troppo” sudore. Si iniettano piccole e numerose quantità di farmaco che dopo circa una settimana bloccano la trasmissione nervosa alle ghiandole sudoripare, riducendo la secrezione per 4-5 mesi, poi la sudorazione gradualmente riprende.

Il trattamento non ha effetti collaterali importanti: le iniezioni possono però dare dolore, soprattutto al palmo delle mani. Il chirurgo, invece, può proporre diversi interventi: uno si chiama simpaticotomia. In endoscopia si interrompono le vie nervose dirette alle ghiandole sudoripare, riducendo in modo permanente la sudorazione. È un intervento che comporta minime incisioni, richiede una anestesia generale di circa 40 minuti e viene effettuato in day-hospital”.

Rara complicanza dell’intervento è la sindrome di Horner   che comporta una ptosi (cioè una sorta di caduta) della palpebra, mentre più frequente è la sudorazione compensatoria, che può intervenire sulle aree non coinvolte dall’interruzione nervosa (5-7 per cento dei casi). Se il problema è localizzato alle ascelle si può puntare a eliminare le ghiandole sudoripare localizzate nell’area, che vengono identificate con coloranti per poi essere asportate. L’intervento lascia cicatrici ascellari che possono essere fastidiose nei primi tempi, e possono guarire in tempi lunghi (3-4 settimane) a causa della area soggetta a movimenti e “frizioni”. In genere l’operazione dura pochi minuti per lato.

Quali sono i punti dove si suda di più?

Se sudiamo per l’ansia, il sudore viene prodotto soprattutto dalle ghiandole eccrine, che non inducono un particolare odore. Ma può diventare un problema quando si mescola con altre sostanze secrete dalla pelle, e in particolare dalle ghiandole apocrine e dalle ghiandole sebacee. Non tutto il sudore, insomma, è uguale. E nemmeno si manifesta allo stesso modo nel corpo.

Quando fa molto caldo o dopo che abbiamo fatto una corsa la sudorazione si concentra sulla fronte, sul collo, sul dorso e sul torace. Quando invece il fenomeno è legato a tensione o a forti emozioni invece emerge il classico sudore delle ascelle, quello che lascia il fastidioso alone su camicie e magliette, oltre che al palmo delle mani e alla pianta dei piedi.

L’iperidrosi, cioè un forte eccesso di sudorazione, in questo senso non va vista sempre come una patologia e può essere legata all’ambiente, quando ad esempio si passa di colpo ad un clima caldo umido, oppure dopo uno sforzo fisico, o nel corso della menopausa, in occasione delle classiche vampate di calore. Ma può anche non avere cause precise. In queste circostanze si manifesta soprattutto durante la pubertà, per poi attenuarsi col tempo. L’eccesso di produzione delle ghiandole sudoripare si concentra soprattutto sul palmo delle mani, sotto la pianta dei piedi e alle ascelle. A peggiorare il quadro possono concorrere, oltre a determinate patologie, anche l’eccesso di assunzione di caffeina, la nicotina delle sigarette o magari solo l’ansia.

Come si affronta il sudore eccessivo

In caso di iperidrosi il sudore in eccesso non è particolarmente problematico da gestire sotto l’aspetto dell’odore. Ma in altri casi, soprattutto nelle giornate più calde, si può creare un “cocktail” di sudore: il sudore delle ghiandole apocrine, che più risente dell’azione degli ormoni come l’adrenalina, viene prodotto quasi costantemente ma aumenta in presenza di stimoli ormonali e di emozioni intense. Inoltre può essere attaccato molto facilmente dalla flora batterica causando la formazione di odori sgradevoli, così come il classico sebo. Attenzione: molto spesso il fenomeno può essere controllato con deodoranti e altre strategie come l’impiego dell’acido tannico o la ionoforesi che limita temporaneamente la secrezione delle ghiandole e quindi modifica l’azione delle cellule secretorie.

I deodoranti, in particolare, debbono prevenire o mascherare i cattivi odori ma senza danneggiare la pelle. Esistono diversi principi che possono essere utilizzati, dagli antimicrobici fino ai classici antitraspiranti, passando per composti ad azione coprente o adsorbente. I primi contengono sostanze in grado di impedire che la flora batterica colonizzi le secrezioni cutanee. Quelli battericidi uccidono i microrganismi, ma pur avendo una lunga durata d’azione possono compromettere l’equilibrio fisiologico cutaneo. I batteriostatici possono limitare la crescita di microorganismi, rispettando maggiormente la flora batterica cutanea fisiologica. 
Anche alcune sostanze naturali possono avere questa funzione, come la salvia, il timo, la lavanda o il limone. In altri casi si punta invece a proporre sostanze enzimatiche che vengono degradate dagli enzimi batterici al posto delle componenti del sebo, interrompendo così la formazione degli odori, oppure preparati che impediscono la produzione dei composti responsabili della formazione del cattivo odore.

Fonti bibliografiche:

Simpaticectomia, ASST, spedali civili

Iperidrosi e tossina botulinica, Auxologico

Iperidrosi, GVM

“Pillole di Salute quotidiana” è la serie in podcast di DiLei TakeCare, a cura di Federico Mereta. In ogni puntata si parla di prevenzione, cure e buone abitudini.