Tumore del colon-retto, lo screening per la diagnosi precoce salva la vita

Lo screening per il cancro colorettale riduce del 30% la mortalità: il test indolore che salva la vita

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Poco più di 48.000 casi nel 2022. Questi i numeri stimati delle nuove diagnosi di tumore del colon-retto, uno dei più frequenti in assoluto, per il 2022. Come accade per tutti i tumori, arrivare presto con la diagnosi è fondamentale al fine di riconoscere precocemente la lesione e quindi mettere in atto il trattamento più efficace.

Ma se per alcune forme tumorali è difficile ottenere questo risultato, per il tumore colorettale, come del resto per quello della mammella e quello del collo dell’utero, esiste uno screening che può aiutare a raggiungere questo scopo. È fondamentale sottoporsi a questo esame, del tutto indolore, anche perché si è dimostrato che il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%.

A cosa serve lo screening

In termini scientifici, lo screening è uno strumento che consente di identificare in un’ampia popolazione di soggetti apparentemente in buona salute quelli che hanno un rischio aumentato di avere una malattia. Nel caso dei tumori ha lo scopo  di individuare le persone  che, in assenza di sintomi, presentano segni precoci di un tumore per diagnosticarlo quando è ancora molto piccolo.

La diagnosi in fase iniziale riduce significativamente la probabilità di morire a causa della malattia.  Come per la mammella si punta sulla mammografia, eventualmente integrata con l’ecografia, e per l’utero oltre al Pap-test si effettua il più moderno HPV-test, anche per l’intestino esiste una “sentinella” che può mettere in guardia.

È un test del tutto indolore, che, se positivo, può indirizzare verso approfondimenti mirati. È il controllo della presenza del sangue occulto nelle feci: bastano pochi minuti per conoscere se si è a rischio. La sanità pubblica offre il controllo a chi si trova nella fascia d’età in cui l’esame ha più significato, ovvero tra i 50 e i 70 anni, a cadenza biennale.

In sintesi: il test di screening deve essere di facile esecuzione, accettabile anche in assenza di sintomi e poco costoso per poter essere offerto all’intera popolazione che ne può beneficiare. La ricerca del sangue occulto nelle feci serve proprio a questo, soprattutto visto l’impatto della pandemia che sicuramente ha rallentato l’esecuzione di questi controlli preventivi.

Che valore può avere il test di screening

Il tumore del colon-retto in Italia è il secondo più frequente dopo quello della mammella. Secondo gli esperti la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 65%. Lo screening colorettale è in grado di individuare, oltre alla presenza della neoplasia ogni 850 persone asintomatiche, anche adenomi, cioè polipi, potenzialmente in grado di trasformarsi in cancro ogni 150 individui analizzati. La loro rimozione prima dello sviluppo della neoplasia permette di ridurre i nuovi casi.  Il motivo? Questa forma tumorale insorge nella maggioranza dei casi a partire da lesioni precancerose che subiscono una trasformazione neoplastica maligna.

Con lo screening si può scoprire la presenza di queste lesioni e rimuovere i polipi prima che diventino neoplastici. In pratica, quindi di fa una vera e propria prevenzione mirata. Ma non basta. Non dimentichiamo mai che se si individua la neoplasia durante le prime fasi, è più facile intervenire tempestivamente e raggiungere i migliori risultati in termini di guarigione.

Bisogna sempre ricordare, in ultimo, che i segni di questa patologia tumorale non sono specifici e includono modifiche delle abitudini intestinali, fastidio addominale, perdita di peso e stanchezza persistente. Quando la patologia è più avanzata si possono manifestare perdite di sangue durante l’evacuazione, dolori addominali, nausea o vomito. Anche per questo aderire alle proposte di screening è importante. Non dimentichiamolo mai.

Cosa fare se il test è positivo

L’incidenza dei questa forma tumorale ha subito un’incoraggiante flessione negli over 50 laddove lo screening organizzato è stato implementato, il trend di incidenza di questo tumore nei giovani evidenzia, invece, una possibile crescita, stando ai risultati dello studio europeo. In ogni caso, l’importante è sottoporsi al test, che nella maggioranza dei casi non dà risultati positivi.

“Solo il 5 per cento , quindi una piccolissima parte, di chi esegue il test sulle feci di ricerca del sangue occulto riceve esito positivo e deve quindi sottoporsi a una colonscopia, mirata ad accertare la presenza di eventuali lesioni sospette – riprende l’esperta. Chi ha ricevuto un referto negativo si ferma al primo step e ha già concluso l’iter preventivo”.

Purtroppo un quarto delle persone positive al test per la ricerca del sangue occulto fecale non ha aderito alla successiva colonscopia di approfondimento. Un dato allarmante, poiché con un esame Sof positivo il rischio di carcinoma o adenoma avanzato (cioè con elevata probabilità di evoluzione verso la malignità) è fra il 30 ed il 40 per cento. Quindi non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia e continuare il percorso di screening, senza dimenticare mai, a tutte le età, l’importanza della prevenzione.

Nutrizione scorretta, a ridotto apporto di frutta e verdure, assunzione di carni lavorate, eccesso ponderale, consumo di alcol e fumo, sedentarietà, sono ritenuti i principali responsabili dell’incremento nei casi di questa forma in giovane età nel mondo occidentale. Una ricerca apparsa su JAMA Oncology dagli scienziati dell’Università di Harvard, inoltre dimostra come i casi di cancro colorettale siano soprattutto collegati all’obesità giovanile e all’incremento di peso dopo i 18 anni. Le buone abitudini e l’attenzione allo screening sono le armi più efficaci per giocare d’anticipo sul nemico.