Ogni anno in Italia si registrano quasi 5.000 casi di tumori HPV-correlati attribuiti ad infezioni croniche collegate a ceppi oncogeni del Papilloma virus umano (HPV).
Questi forme non interessano solamente le donne, che pure vedono in questo virus un elemento causale del tumore del collo dell’utero, ma anche i maschi che possono andare incontro a patologie correlate all’infezione virale come cancro anale o condilomi genitali.
Tuttavia, pur se esistono oltre 200 tipi differenti di HPV, 13 dei quali vengono classificati come tipi ad alto rischio, che possono causare il tumore della cervice uterina nelle donne e altri tumori HPV associati – ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe, laringe e condilomi genitali – anche nel maschio, categoria spesso percepita non a rischio di contrazione del virus, rimane ancora una scarsa conoscenza della problematica, soprattutto tra i giovani.
Così il Censis fotografa la situazione
Secondo l’ultimo rapporto Censis, che ha analizzato il livello di consapevolezza dell’HPV tra i genitori di figli adolescenti, si è passati da un livello di conoscenza del virus del 85.1% nel 2017 all’88.3% di oggi con una ricerca delle informazioni che passa sempre di più attraverso i professionisti della salute (53.2% nel 2019 vs 39.1 % nel 2017) piuttosto che tramite Dottor Google (26.7% nel 2019 vs 30.7% nel 2017).
“Anche se la conoscenza sul Papilloma virus e sulla relativa vaccinazione appare tendenzialmente migliorata nel tempo, sa cos’è l’HPV l’88,3% dei genitori e conosce la vaccinazione l’81,3% mentre le percentuali rispettive superano ormai il 90% tra le donne, si tratta di una conoscenza spesso superficiale, nella quale traspaiono molti dubbi ed incertezze” – spiega Ketty Vaccaro, Responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis.
“Mentre tutti coloro che affermano di essere informati sanno che l’HPV è responsabile del tumore alla cervice uterina, solo la metà dei genitori sa che l’HPV è causa anche di altri tumori come quello dell’ano, del pene, della vulva, della vagina e di quello testa/collo, solo il 42% lo associa ai condilomi genitali e poco meno di un terzo pensa ancora che il virus colpisca solo le donne. I media e in particolare Internet sono tra le fonti di informazione più citate, a cui si affiancano il servizio vaccinale della ASL per i genitori e il ginecologo per le donne. Tuttavia, emerge un bisogno informativo solo in parte soddisfatto, in particolare sui rischi di contrarre il virus, i meccanismi con cui agiscono tutti gli strumenti di prevenzione e la loro efficacia”, conclude Ketty Vaccaro.
Il valore della protezione
“L’infezione da HPV è molto frequente nella popolazione e riconosce prevalentemente una trasmissione per via sessuale; da questa frase si può capire come i numerosi Papilloma virus costituiscano una minaccia per tutta la popolazione fin da quando inizia l’attività sessuale”, è il commento di Giancarlo Icardi, Professore Ordinario di Igiene presso l’Università di Genova.
Prosegue l’esperto: “Disponiamo di molteplici evidenze scientifiche che indicano come la giovane età ed il numero dei partner sessuali rappresentino una condizione di rischio per contrarre l’infezione. Da tali evidenze ne consegue la strategia di prevenzione attraverso la vaccinazione che ha come target primario gli adolescenti di entrambi i sessi al dodicesimo anno di età.
L’attuale Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale raccomanda inoltre l’offerta della vaccinazione anti-papillomavirus ad una coorte supplementare di adolescenti di sesso femminile. Considerate le modalità di trasmissione è intuitivo come una strategia multi-coorte favorisca una più rapida riduzione della circolazione di HPV nella popolazione consentendo di raggiungere l’obiettivo finale di riduzione del numero di lesioni pre-cancerose e, nel lungo termine, dei cancri dell’utero e dell’area ano-genitale”.
Pap-test, test HPV e non solo
Il Papilloma virus umano (HPV) fa parte di una famiglia di virus che ne include più di 200 tipi differenti, circa 40 dei quali in grado di infettare le mucose dell’area anogenitale. L’infezione da HPV è estremamente comune a livello mondiale, sia negli uomini che nelle donne, ed è la più frequente infezione sessualmente trasmessa.
L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui affetti non è a conoscenza del processo infettivo in corso. Non tutte le infezioni da HPV producono lesioni che poi possono evolvere in cancro. Anzi, la maggior parte di esse (circa l’80%) è temporanea e regredisce. Soltanto quelle che diventano croniche (una minoranza) possono trasformarsi nell’arco di 7-15 anni in una lesione tumorale.
Dopo il tumore della mammella, il tumore della cervice uterina è il secondo tumore più comune nelle donne europee di età compresa tra 15 e 44 anni. I tipi di HPV a minor rischio oncogeno (come i tipi 6 e 11), invece, possono causare condilomi genitali e papillomatosi respiratoria ricorrente.
Grazie ai risultati ottenuti negli anni con i programmi di screening cervicale e di prevenzione primaria oggi non è più̀ impossibile ipotizzare di controllare i tumori e le patologie HPV-correlati. In Italia, la vaccinazione anti-HPV è offerta attivamente e gratuitamente a femmine e maschi al compimento degli 11 anni, per garantire la massima protezione da tutte le patologie HPV-correlate direttamente prevenibili con la vaccinazione stessa.
È opportuna anche la vaccinazione delle donne di 25 anni di età, utilizzando per l’occasione l’appuntamento con il primo PAP test. Infine, in alcune regioni italiane la vaccinazione è offerta in gratuità a soggetti con lesioni precancerose da HPV; in altre, alle donne trattate per tali lesioni.