Così l’esercizio regolare protegge il cervello che invecchia

Come proteggere il cervello attraverso l'attività fisica: occhi puntati sui valori della glicemia

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

In questo periodo, complici anche festività religiose e giornate di vacanza, è più facile lasciarsi andare con l’alimentazione. Ma sfruttiamo le giornate anche per continuare, o se siamo sempre stati pigri iniziare, una regolare attività fisica. Questa sana abitudine, che permette anche di tenere sotto controllo il peso, è da tempo correlata ad un miglioramento delle prestazioni del cervello e ad un minor rischio di andare incontro a problemi cognitivi nella terza età. Ma oggi una ricerca coordinata da Géraldine Poisnel dell’Inserm Research Center in Caen, pubblicata su Neurology, aggiunge un nuovo tassello alle conoscenze sul tema. Stando a quanto si riporta nell’indagine, grazie all’attività fisica regolare si può favorire il controllo dei livelli di insulina nell’organismo e di conseguenza, grazie a un più efficace metabolismo del glucosio, si potrebbe proteggere la massa di tessuto nervoso che forma il cervello. Risultato di questo processo: diventa più valida la prevenzione dei problemi cognitivi e di perdita di memoria.

La chiave sta nel glucosio

Quando si pensa all’attività fisica regolare, sana abitudine a tutte le età visto che consente anche un più efficace controllo del peso, subito il pensiero corre ai muscoli ed al cuore. Ma non bisogna dimenticare che corsa, jogging, passeggiate a passo veloce e per i più allenati anche bicicletta e piscina possono rappresentare una vera e propria misura protettiva naturale per il cervello. E non solo i positivi effetti che si hanno sulle arterie e sulla possibilità di una miglior circolazione del sangue.

È questa la novità che presenta lo studio francese, che mostra come esista un’associazione tra attività fisica regolare (ovviamente positiva) e metabolismo del glucosio del cervello: proprio questo parametro appare alterato nelle persone che soffrono di demenza. Sono state esaminate nell’indagine poco più di 130 persone, intorno ai 70 anni di età, senza alcun problema nel mantenimento dei ricordi. A tutti è stato chiesto di riferire quanto e come si sono mossi con regolarità nell’anno precedente alla rilevazione, oltre ovviamente a verificare i classici parametri per controllare il benessere generale, dall’Indice di Massa Corporea (o BMI, definito come il peso in kg diviso per l’altezza al quadrato – il valore normale oscilla tra 18 e 25) che offre informazioni precise su un eventuale sovrappeso fino alla misurazione di colesterolo, pressione arteriosa ed altri parametri.

Si è visto che mediamente chi faceva più attività fisica aveva un cervello che si manteneva maggiormente sviluppato in termini di materia grigia rispetto a chi invece si muoveva meno. Ma soprattutto si è visto che questa maggior disponibilità di materia grigia tende a confermarsi anche quando si verifica la situazione nelle aree che vengono primariamente interessate dalla malattia di Alzheimer. Non solo: va detto, e questo spiega l’importanza del controllo del metabolismo dello “zucchero” nel sangue, che chi faceva più attività fisica aveva un miglior metabolismo del glucosio stesso rispetto a chi si muoveva di meno. La ricetta degli esperti che emerge dallo studio è quindi semplice. Pur se si segnala come siano necessari ulteriori studi per confermare questa ipotesi, appare importante ricordare che il controllo dell’Indice di Massa Corporea (spesso lo definiamo con il termine BMI) consente di controllare al meglio il meccanismo che regola la produzione dell’insulina, ormone chiave nel metabolismo del glucosio. Con conseguenti effetti sul benessere dell’organismo e, di conseguenza, anche del cervello.

Perché è importante muoversi regolarmente

L’aumento dell’attività fisica da solo o in associazione a un trattamento dietetico consente di creare un deficit nel bilancio calorico e quindi di favorire il calo di peso. Inoltre chi fa attività fisica regolare tende a favorire la ridistribuzione del grasso corporeo, facilitando la perdita del grasso intraddominale considerato particolarmente a rischio per la salute. Più in generale l’attività fisica regolare rappresenta un fattore protettivo per le malattie cardiovascolari e il diabete, sia in termini di mortalità che di morbilità. In particolare agisce abbassando la pressione arteriosa e i valori di trigliceridi nel sangue, aumenta il colesterolo HDL e migliora la tolleranza al glucosio. Tutti questi effetti sono indipendenti dal calo di peso.